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“Il caso Ezra Pound” alla Sala Umberto

ezra in gabbia
Galvanica Bruni

Il Teatro Sala Umberto (via della Mercede, 50) si prepara a ospitare “Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound”, uno spettacolo liberamente tratto dagli scritti e dalle dichiarazioni del poeta, saggista e traduttore americano, che trascorse gran parte della sua esistenza in Italia.

Scritta e diretta da Leonardo Petrillo, la rappresentazione sarà in scena sabato 27 e domenica 28 novembre e avrà come protagonisti Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini.

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La “gabbia da gorilla” e I Canti Pisani

Al centro del palcoscenico c’è una gabbia, quella in cui nel 1945 fu rinchiuso Ezra Pound, detenuto nel campo di prigionia dell’esercito americano, a Metato, in provincia di Pisa.

Allora sessantenne, Pound rimase per venticinque giorni consecutivi in quella “gabbia da gorilla” di neanche 4 metri quadri, esposta alle intemperie, priva di servizi igienici e costantemente illuminata durante la notte.

Proprio qui il poeta iniziò a scrivere i Canti Pisani (The Pisan Cantos), pubblicati nel 1948 e facenti parte de I Cantos, il grandioso poema epico al quale si dedicò per tutta la sua vita.

Accusato dalle autorità statunitensi di collaborazionismo e tradimento, accuse per le quali rischiava l’ergastolo o la pena di morte, Pound venne successivamente dichiarato infermo di mente e, senza processo, fu internato in un manicomio criminale, dove trascorse dodici anni. Liberato nel 1958, tornò in Italia, dove trascorse il resto della sua vita e morì, a Venezia, il primo novembre 1972, quando aveva appena compiuto 87 anni.

Stringo un patto con te, Ezra Pound, ti detesto ormai da troppo tempo

Enigmatico e controverso, vulcanico e anticonvenzionale, maestro di pensiero e gigante della letteratura, Ezra Pound era anche un ecologista ante litteram e un pacifista che odiava le divise e la guerra. Invecchiando, la sua fisionomia, insieme al suo nome, suggeriva ed evocava l’immagine di un profeta dell’Antico Testamento.

Fatta propria la lezione di Dante e Omero, di Virgilio, Confucio e Cavalcanti, Pound lasciò ai posteri un’opera ambiziosissima e straordinariamente complessa, un poema globale che riscrive la storia del mondo e nel quale confluiscono e si alternano molte lingue, trovano spazio infiniti rimandi e citazioni, oltre a note musicali e geroglifi.

La sua poesia è enormemente vasta, cioè è come se la sua poesia si stendesse in superficie occupando un territorio poetico immenso”. Fu Pier Paolo Pasolini a usare queste parole per I Cantos di Pound, in onore del quale, quando lo intervistò nel 1967, modificò così una sua composizione (Un Patto): “Stringo un patto con te, Ezra Pound: / ti detesto ormai da troppo tempo, / vengo a te come un fanciullo cresciuto / che ha avuto un padre dalla testa dura. / Sono abbastanza grande ora per fare amicizia. / Fosti tu a intagliare il legno, / ora è tempo di abbattere la nuova foresta. / Abbiamo un solo stelo e una sola radice: / che i rapporti siano ristabiliti fra noi”.

Oltre a Pasolini, a Pound non mancarono gli estimatori fra gli intellettuali. Sono note la sua grande amicizia con Thomas Eliot, la stima illimitata di E.E. Cummings (“Pound è stato per la poesia di questo secolo ciò che Einstein fu per la fisica”) e la posizione senza riserve di Ernest Hemingway (“il meglio della sua scrittura si trova nei Cantos e durerà finché esisterà la letteratura”).

Allen Ginsberg una volta si arrischiò a dire: “la mia sensazione è che non ci sarebbe stato Bob Dylan senza Ezra Pound” (“… Ezra Pound e T.S. Eliot combattono nella torre di comando mentre i cantanti di calypso li deridono…”, canta Dylan nella sua “Desolation Row”).

Molti continuarono, invece, a evidenziare e condannare la sua convinta adesione al fascismo, le sue dichiarazioni contro l’usura che sconfinavano nell’antisemitismo e il suo tradimento verso gli Stati Uniti. Arthur Miller lo definì “peggiore di Hitler” e affermò che la sua propaganda a favore del regime di Mussolini era stata più dannosa di quella di Joseph Goebbels per il führer.

Note di regia: tempus loquendi, tempus tacendi

Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound” si basa sulle ossessioni di Pound – per la giustizia, per la libertà, per l’usura che corrode il mondo – e si focalizza sul suo sentirsi “inadeguato per non essere riuscito, se non a sprazzi, a far fluire carità e amore, a rendere le cose coerenti”.

La parola, ghianda di luce,” – leggiamo nelle note di regia di Leonardo Petrillo – “trova la propria forma e la propria ragione”, ma “solo il silenzio, finale e definitivo, apre la memoria finalmente alla danza della vita, restituendole dignità e libertà”.

Mariano Rigillo” – scrive sempre l’autore della rappresentazione – “è l’attore ideale per interpretare Ezra Pound, con la sua gestualità, la ricerca del silenzio, la parola che torna e diventa idea. Anna Teresa Rossini evoca il pensiero e i Cantos del poeta, rendendo bello il difficile”. Con l’intento di dare a Pound il processo che non ha mai avuto. A giudicare saranno gli spettatori.

Peraltro, i due attori saranno anche i protagonisti di “E non rimase nessuno” (ossia “Dieci piccoli indiani”), in cartellone al Teatro Ciak dall’11 dicembre al 9 gennaio.

Save the date

Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound” sarà in scena al Teatro Sala Umberto (via della Mercede, 50) sabato 27 (ore 21) e domenica 28 novembre (ore 17).

Testo e regia: Leonardo Petrillo
con: Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini
scene: Gianluca Amodio
costumi: Lia Francesca Morandini
disegno luci: Enrico Berardi
musiche: Carlo Covelli

I biglietti possono essere acquistati al botteghino del teatro (martedì-sabato 16-20, domenica 15-18) o su www.ticketone.it.

Giovanni Berti

© RIPRODUZIONE RISERVATA

8 COMMENTI

    • – “Pacifista convinto, contrario alla pena di morte, non si stancava infatti mai di ripetere che non esistono guerre giuste: «Uomini siate non distruttori»”. (Avvenire, 14 gennaio 2015 – https://www.avvenire.it/agora/pagine/pound-)

      – “… ma soprattutto pacifista confuciano e patriota americano” (Il Giornale, 28 novembre 2017) https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/guida-mondo-e-mente-ezra-pound-leggere-sua-poesia-oltre-1468104.html

      – pacifista
      /pa·ci·fì·sta/
      sostantivo maschile e femminile
      Assertore della pace.
      Come agg., proprio del pacifismo o a questo ispirato.
      “concezione p.”
      (definizione da Oxford languages)

      “Pacifico”? Io non lo direi:

      pacifico
      /pa·cì·fi·co/
      aggettivo
      1.
      Amante della tranquillità o anche della placidità o addirittura dell’apatia.
      “indole p.”
      2.
      Di quanto è oggetto di comune consenso ed esclude la possibilità di qualsiasi obiezione o controversia, talvolta con sign. assai vicino a ‘ovvio’ e ‘scontato’.
      “una verità p.”
      (definizione da Oxford languages)

  1. Giusta osservazione quella di Aragorn specie se riferita ad un personaggio dalla straordinaria personalità; ma Pound non fu un pacifico e neppure una pacifista (ma solo nel senso che oggi diamo a questo termine). Non fu un “pacifico” perchè per tutta la vita si scagliò con veemenza contrò governi, presidenti, politici, organizzazioni finanziare, banche…e fu sempre contro la guerra perchè la riteneva il sistema con cui la finanza mondiale faceva indebitare le nazioni e le costringeva poi a pagare interessi sempre più alti.

    • @Kurtz, bene così. Togliamo dal campo “pacifico” e intendiamo “pacifista” riferendolo al contesto storico e alla straordinaria personalità di Pound.
      Si può forse trovare un termine o una perifrasi migliore, ma la parola è quella (nove lettere su un articolo di 5619 battute, peraltro).
      Così come non scordiamoci mai che la grandezza di Pound sta soprattutto nei Cantos, nei quali il tema dell'”usura che corrode il mondo” e delle guerre mosse da interessi finanziari é asaai importante, ma non è il solo, essendo essi animati da un “intento ecumenico” (vale la stessa considerazione di “pacifista”) che compone la babele di lingue e tradizioni di tutti i popoli fino a diventare segno e musica, movimenti musicali accostati l’uno all’altro, come in una fuga di Bach.

      E, già che ci siamo, “ecologista ante litteram” é nel senso soprattutto del progressivo avvicinamento alle posizioni di Whitman, cui Pound dedicò la poesia che poi Pasolini gli “rigiro'”.

      Non dimentichiamo mai che Pound aveva “un festival della letteratura in testa” (per dirla con Montale), si muoveva su di uno sconfinato territorio culturale e che di politica (sintetizzo le parole di sua figlia) si occupò quasi per paradosso, con conseguenze peraltro devastanti per il suo fisico e la sua mente.

  2. Il tema “ecologista” (il ritorno alla natura e alla terra, le critiche al modernismo..) fu affrontato anche da altri scrittori poco graditi alle democrazie occidentali, come Knut Hamsun, Premio Nobel per la letteratura e straordinario scrittore norvegese.
    Anche Hamsun venne arrestato dagli alleati alla fine delle guerra e imprigionato per anni in un manicomio criminale per le sue idee….il modo degli USA di “liberare”.

  3. @Kurtz, il “trattamento psichiatrico” della dissidenza, ampiamente utilizzato anche nell’URSS.
    Hamsun, altro autore che ha seminato in profondità…

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