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“La notte dei tradimenti” di Vanni Picecco, autore di Roma Nord

vanni-picecco-foto da pexels di daria shevtsova
Galvanica Bruni

“La notte dei tradimenti” è il titolo del libro appena pubblicato da Vanni Picecco, residente a Collina Fleming.  Un romanzo introspettivo e accattivante, che racconta di ferite, di incomprensioni e della necessaria capacità di guardare oltre le apparenze.

“Ho preso spunto da un articolo di giornale, da un fatto di cronaca, ma è una storia di pura fantasia. Il romanzo si basa sulla differenza tra cosa è successo e cosa è sembrato, tra la realtà e l’apparenza”, inizia a raccontarci Giovanni Battista, in arte e per gli amici Vanni.

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Classe ’51, nato e cresciuto a Roma Nord, dove vive tutt’ora; dopo quarant’anni di lavoro in banca, ora si dedica alla scrittura e quello che oggi vi raccontiamo è il suo quarto romanzo.

Picecco ha esordito con “Il banco delle autorità” nel 2016, seguito da “Il vento e i fili d’erba nel 2017 (entrambi Robin ed.); mentre nel 2018, ha pubblicato “Perché no? E altre storie” (L’Erudita ed.), un intreccio di storie legate da una vicenda di tradimento coniugale e al quale abbiamo dedicato un’ampia recensione.

La storia

I protagonisti di “La notte dei tradimenti” (Porto Sguro ed.) sono Guido ed Elena, una giovane coppia romana che vive felice nel quartiere San Saba.

Lui è un promotore finanziario di 37 anni, razionale, metodico, sicuro di sé, ma che davanti a un fatto incomprensibile per il suo modo di vedere va in confusione; lei ha 32 anni, lavora in uno studio ed è alta, bionda, bellissima, con un carattere fermo e deciso.

Da un giorno all’altro la loro vita si sgretola: un’innocente sorpresa si trasforma in una tragedia invisibile e incomprensibile. Guido, dopo alcuni giorni passati fuori per lavoro, torna a casa senza avvisare e con una scatola di cioccolatini, ma trova Elena visibilmente ubriaca, nuda e in compagnia di un altro uomo.

Certo del tradimento, lui diventa aggressivo, rancoroso e vendicativo, ma allo stesso tempo lascia terreni infiniti per lei che cercherà di percorrere ogni via per farsi ascoltare, per spiegare e tentare di riconquistare il suo cuore. Una strada in salita, dove la coppia incontrerà altri personaggi, la maggior parte donne, alcuni di aiuto e altri di ostacolo.

Momenti di vita reale

“Si tratta di un lavoro quasi completamente di fantasia con personaggi che non hanno origine nel mio vissuto. Sono convinto, però, di aver rappresentato momenti di vita reali e che trovano riscontro in certe notizie diffuse dalla stampa e dai media”, sottolinea Picecco.

Un equivoco che diventa tragedia, o forse il contrario. 170 pagine che si leggono d’un fiato. La storia cattura, le parole corrono tra le righe, le prospettive cambiano improvvisamente e i colpi di scena si susseguono rapidi. La narrazione lascia ampio spazio ai dialoghi, prima introspettivi e drammatici, poi comici e surreali.

Mai fermarsi all’apparenza

“Ho scritto con cura, senza orpelli o descrizioni eccessive, dando ampio spazio ai sentimenti. – continua Vanni – Per la struttura del romanzo sono debitore alle conferenze del Circolo culturale Bel Ami, tenute da Francesca Andreini, e ai saggi di Christopher Vogler “Il viaggio dell’eroe”. Mi sono ispirato a due figure in particolare: il Mentore, interpretato da due donne, che guideranno in protagonista a interpretare la vicenda per ciò che veramente è stato, e il Mutaforme, un apparente alleato che si rivelerà un nemico e un ostacolo, qui rappresentato sempre da una donna”.

Il romanzo di Vanni Picecco racchiude un messaggio importante per il lettore: “Mai fermarsi all’apparenza di un fatto, perché la realtà può essere totalmente differente, quindi prima di giungere a conclusioni e agire bisogna sempre approfondire, capire cosa veramente è successo”.

Giulia Vincenzi

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