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Che a Roma i cinghiali siano tanti è un dato incontrovertibile che non può essere messo in discussione; non esiste romano che almeno una volta, in tempi recenti, non sia incappato, di giorno o di notte, in uno o più esemplari alla ricerca di cibo.
Se parliamo poi di Roma Nord gli avvistamenti sono all’ordine del giorno e non riguardano solo le vie adiacenti ai grandi parchi o alle riserve.
Secondo alcune stime gli esemplari di “sus scrofa” nel nostro paese sono tanti, anzi tantissimi; taluni esperti ritengono che il numero sia raddoppiato negli ultimi dieci anni arrivando alla cifra di un milione di capi; qualcun altro, come Coldiretti, azzarda un’altra cifra: 2, 3 milioni di esemplari.
Un numero enorme specie se si considera che i cinghiali sono concentrati soprattutto lungo la dorsale appenninica che con i suoi boschi di querce rappresenta il loro ambiente ideale.
Dunque i cinghiali sono tantissimi e presenti quasi dovunque ma perché proprio a Roma, e non in altre città, sono così numerosi? La risposta non è proprio semplice dal momento che i motivi sono molteplici e investono anche la gestione della fauna selvatica sul territorio nazionale.
I motivi sono molteplici
La maggior parte degli esperti ritiene che l’origine del problema sia da attribuire all’introduzione, dopo la fine della seconda guerra mondiale (la caccia aveva ridotto la popolazione di cinghiali ai minimi termini) di esemplari provenienti dai paesi dell’est europeo e alla nascita incontrollata di allevamenti destinati al ripopolamento.
Il piccolo cinghiale autoctono (che oggi sopravvive solo in Sardegna) dal peso massimo di 50-60 chili è stato così soppiantato da esemplari che arrivano a pesare anche 120-150 kg, molto prolifici, in grado di partorire anche due volte all’anno.
Ovviamente la colpa della diffusione di questa specie ibrida, incrociata anche con maiali, gli ambientalisti la fanno risalire alle associazioni venatorie e a chi, per motivi elettorali, non si è opposto a queste scelte sciagurate.
Ma non tutti sono d’accordo o perlomeno individuano anche altre cause come l’abbandono delle campagne e dei piccoli centri montani; lo svuotamento operato a partire dagli anni ’60, gli anni del boom economico, di tanti paesi e l’abbandono dell’attività agricola ha fatto si che sia aumentata in maniera considerevole la pressione di questa specie sulle aree urbane.
Qualche responsabilità ce l’avrebbero anche le tante aree protette sorte lungo la penisola che hanno in qualche modo reso più complicata l’attività antropica (dall’allevamento degli ovini, ad esempio, alla raccolta della legna).
Non vanno neppure sottovalutate le esigenze alimentari di questi ibridi iper-prolifici che necessitano di una alimentazione che non sempre l’ecosistema è in grado di fornire in modo adeguato.
Infine non hanno giovato, alla corretta gestione del “problema cinghiali”, le continue polemiche tra cacciatori e animalisti; i primi ritengono che le norme siano troppo restrittive mentre gli altri parlano di stime eccessive della popolazione di cinghiali fatte circolare ad arte dai cacciatori che vorrebbero modificare tali norme.
Perchè così tanti proprio a Roma
Individuate le cause generali cerchiamo di capire perché a Roma il problema ha assunto queste proporzioni.
Se si osserva con attenzione una carta di Roma (che è tra l’altro il comune agricolo più grande d’Europa) ci si rende conto di come le campagne siano a stretto contatto con i quartieri periferici ma anche di come le grandi estensioni di verde costituite da giardini, parchi, riserve si incuneano nel tessuto urbano creando dei veri e propri “corridoi” lungo i quali la fauna selvatica puo’ muoversi agevolmente.
Ad esempio dal margine inferiore del Parco Regionale Urbano del Pineto, una delle aree verdi più grandi della capitale, al “cupolone” ci sono appena 500 metri; a Roma Nord invece c’è una cintura verde costituita dall’Insugherata, dalla Riserva di Monte Mario e da quella della Marcigliana che lambisce quartieri densamente popolati.
Ovviamente i cinghiali si muovono lungo questi corridoi alla ricerca di cibo facile fornito dalla presenza di tanti rifiuti in strada causa l’inadeguato prelievo operato da AMA e la mancata pulizia e manutenzione.
Un Protocollo d’intesa rimasto sulla carta
A Roma poi sono di casa le polemiche tra Comune e Regione che hanno generato e generano un continuo “scaricabarile”; a nulla è servito il Protocollo d’Intesa del 2019 siglato da Regione, Comune e Città metropolitana.
Il Campidoglio accusa la Regione, responsabile della gestione della fauna selvatica e dell’attuazione dei piani di gestione, di “inerzia” mentre la Regione porta sul banco degli imputati il Comune inadempiente per quanto riguarda gli oneri previsti dal protocollo (evitare la presenza di rifiuti organici nelle strade); altre accuse vengono mosse poi alla Città Metropolitana, braccio operativo responsabile delle catture e degli abbattimenti selettivi.
La politica ecologista del Comune di Roma è stata sempre quella di previlegiare agli abbattimenti le catture (ma queste sono state poche) e di spedire i cinghiali catturati in “oasi faunistiche” che in realtà non esistono; la morale è che i cinghiali catturati sono finiti comunque al macello.
L’unica novità
In questo stato confusionale l’unica novità è rappresentata dall’approvazione da parte del Presidente Zingaretti, a Luglio 2021, del “Disciplinare di Caccia al cinghiale” che dovrebbe “raggiungere e mantenere sul territorio una presenza della specie compatibile con le esigenze di salvaguardia delle colture agricole e forestali, di sicurezza delle persone e di tutela della biodiversità”.
Tra le novità l’istituzione delle “zone bianche” dove la caccia è consentita anche a piccoli gruppi di cacciatori, massimo 5 (una nota “stonata” del Disciplinare è il permesso durante una battuta di uccidere anche le volpi: che alla Regione Lazio considerino ancora oggi nell’anno 2021 la “vulpes-vulpes” un animale nocivo?).
Un provvedimento, il Disciplinare, ovviamente osteggiato dalle associazioni ambientaliste e che comunque riguarda territori di caccia lontani dai centri abitati.
Resta il fatto che nonostante la pressione sui cinghiali da parte dei cacciatori sia piuttosto intensa (ogni anno vengono abbattuti oltre 200.000 capi) la situazione non sembra per nulla cambiare. Il numero di questi ungulati rimane alto e le loro intrusioni nelle aree urbane continue.
Non è da escludere che di fronte a questo fenomeno, almeno per l’immediato futuro, dovremo rassegnarci a convivere con i cinghiali così come abbiamo fatto con i ratti, i gabbiani, le cornacchie e il parrocchetto dal collare. Perlomeno fino a quando la gestione del fenomeno non sarà presa in carico dallo Stato centrale e il problema rifiuti non sarà definitivamente risolto.
Francesco Gargaglia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
“convivere con i cinghiali così come abbiamo fatto con i ratti, i gabbiani, le cornacchie e il parrocchetto dal collare”. Un vero peccato, pero’, che i ratti, i gabbiani, le cornacchie e il parrocchetto dal collare solitamente non creano problemi gravi e sciagure a chi si avventura nelle strade, a piedi, in auto e scooter.
Ecco la differenza
Forse i problemi,come specie invasive e spesso alloctone,li creano all’ecosistema,quindi a tutti,in maniera sicuramente meno eclatante rispetto agli incidenti che spesso capitano a causa degli ungulati,ma con conseguenze a lungo termine almeno altrettanto perniciose
Infatti bisogna pensare a tutte le specie alloctone che hanno quasi sterminato quelle autoctone; oltre quelle citate ci sono, per esempio, i pesci siluro che, introdotti a scopo “”sportivo (?)””, sono diventati invasivi. O le tartarughe acquatiche (avete mai percorso il Tevere da Ponte Marconi verso la foce?) che da animali ornamentali sono diventate onnipresenti a scapito della fauna stanziale.
ritengo che a queste riunioni , debbano essere invitate ed ascoltate anche le associazioni animaliste presenti sul territorio perchè potrebbero non solo essere utili le loro soluzioni, ma sicuramente NON saranno CRUENTE, PERCHè TENIAMO PRESENTE CHE I CINGHIALI SONO ESSERI VIVENTI E LORO NON HANNO NESSUNA COLPA DI ESISTERE E VOLER SOPRAVVIVERE,MA COME AL SOLITO LA COLPA è DELL’UOMO !!
Sono d’accordo con la Signora Zaglia.
Sperare di fermare la prolifica espansione dei cinghiali con delle reti elettrosaldate e qualche cancello significa non conoscere il problema… altri soldi pubblici buttati al vento.
Per una volta sono d’accordo con la tanto abusata “parità di genere”
COME AL SOLITO LA COLPA è DELL’UOMO ED ANCHE DELLA DONNA !!
In questo caso , forse , soprattutto
Ma comunque , detto da amico-proprietario di cane , amante degli animali , Voi animalisti avete un po’ rotto.
Avete bloccato l’autostrada Roma-Latina che avrebbe decongestionato la Pontina a beneficio anche dell’ambiente , avete insieme ad altre effimere organizzazioni ostacolato la Tav la Tap , contro le estrazioni di gas nei nostri mari ( così lo paghiamo 70cent invece di 5m , Croazia ringrazia ) , contro i rigassificatori eccetera eccetera eccetera
Non so se sia vero che molte delle Vs organizzazioni siano state finanziate dai vari colossi petroliferi ( leggi anche Gazprom ) ma certo che gli avete fatto un grosso favore di fatto bloccando qualsiasi iniziativa lasciando così libero passo al combustibile fossile ed i suoi mercati.
Ora , la battaglia per i cinghiali
Per noi persa in partenza tra la vostra miopia e l’incompetenza amministrativa , mix letale per qualsivoglia soluzione.
( mi viene in mente – ma fuori argomento – la patetica ma esilarante denuncia declamata nel consiglio comunale di Bologna dalla sardina Mattia Santori in merito all’aggressione di due oche , da parte di un cane , mai che in queste occasioni capiti un tonno nei paraggi! )
In tutte le nazioni si procede con abbattimenti selettivi quando la fauna supera il limite della sopravvivenza dell’ambiente . in Australia qualche anno fa hanno abbattuto seimila animali tra maiali selvatici , bufali che avevano raggiunto un numero troppo elevato , 24mila zoccoli che calpestano , scavano ed allontano dalla zona le specie autoctone.
Basta , basta
Riduciamone il numero e provvediamo a quello che si deve fare ( maggior pulizia da parte dei cittadini e della azienda predisposta )
Ma non parliamo di vasectomie , sterilizzazioni , “adotta” un cinghiale o fesserie del genere
Due quesiti , per terminare
Perché a Roma (e a Roma Nord) così tanti cinghiali?
Boh , magari al Torrino se li magnano
Dalla data delle elezioni vinte come sindaco ( Ottobre 2021 mica proprio ieri ) , questo ( gualtieri ) che ha fatto di concreto a parte presenziare ? Rifiuti e mobilità in cima alle attenzioni , classico esempio della piramide rovescia
buon w.e.
Non capisco questo prendersela con i cosiddetti “animalisti” che non solo contano poco o niente ma tutt’al più sono responsabili attraverso le “cinghialare” di dare da mangiare a qualche bestia….Perché non si inchiodano alle loro responsabilità i veri colpevoli ovvero i politici? Nella gestione del fenomeno (in realtà di tutti i fenomeni) hanno dimostrato incapacità, incompetenza, mancanza di professionalità…sono stati spesi ad esempio un sacco di soldi per studi e censimenti ma nessuno sa in realtà quanti sono! i cinghiali a Roma e nel Lazio. Le chiacchiere stanno a zero…i cinghiali ci sono perché Roma e’ sporca e fa schifo!! Volete procedere con gli abbattimenti? Benissimo ma fatelo in modo serio non con arco e frecce come fatto a Montelibretti (Roma)!!! Se a Roma ci fosse una raccolta differenziata serie ed efficace e le strade senza rifiuti o discariche i cinghiali sparirrebbero come magia! E la colpa dei rifiuti in strada di chi è? Degli animalisti o dei nostri amministratori PAGATI DA NOI per garantirci servizi adeguati? Non servono protocollo, tavoli, conferenze servono solo TESTE PENSANTI…..con buona pace di chi ancora li giustifica!