Home CRONACA Cassia, il tratto chiuso sarà riaperto “tra oggi e domani”

Cassia, il tratto chiuso sarà riaperto “tra oggi e domani”

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A distanza di tre giorni dall’avvenuta chiusura del tratto di via Cassia compreso fra via Igino Lega e il civico 1184, a La Giustiniana, trascorse 48 ore dal comunicato del presidente del Municipio XV, Stefano Simonelli, a informare i cittadini ora è una laconica e stringata nota pubblicata sul sito municipale nel pomeriggio di oggi, lunedì 23 agosto.

Lo stato avanzamento lavori è dunque il seguente. “Attualmente sono in corso tutte le attività da parte degli organi competenti: nella mattinata sono stati fatti i sopralluoghi anche alla presenza della Protezione Civile, la Polizia Locale sta presidiando l’area, mentre il servizio giardini sta operando mediante l’ausilio di un autocarro per mettere in sicurezza alcune alberature pericolanti”.

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Così recita la nota, che per quanto attiene alla viabilità, cuore del problema, spiega: “il dipartimento SIMU sta provvedendo, inoltre, all’installazione di alcune barriere new jersey al fine di creare una doppia corsia protettiva, con l’obiettivo di riapertura della strada in entrambi i sensi di marcia che, salvo imprevisti, dovrebbe avvenire nelle prossime ore, tra oggi e la giornata di domani”.

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8 COMMENTI

  1. E’ vergognoso interrompere la viabilità di una consolare così importante, disagio per coloro che usano i mezzi ATAC, (non hanno trovato, anzi non hanno voluto trovare un’alternativa per il 201, come ha organizzato il COTRAl con i suoi mezzi di trasporto. Colore che si devono recare al lavoro, devono fare almeno 2 km a piedi e raggiungere la fermata dopo il bivio di Grottarossa. Stanno affondando Roma in ogni campo.

  2. Mi chiedo, da perfetta ignorante, ma prima di effettuare i lavori di rifacimento dei marciapiedi, non dovrebbe essere previsto un sopralluogo per la fattibilità dei lavori stessi?

  3. @Alessandra,
    non si tratta della Sua manifesta a quanto pare ignoranza sulla materia lavori stradali o lavori edili, si tratta che le ditte che fanno questi lavori sono poche e/o hanno pochi addetti esperti.
    Diventare un addetto stradale o edile, a parte i primi durissimi quaranta giorni per entrare nella condizione fisica dell’addetto stradale o edile, necessita come in tutti i casi di periodi di tirocinio, formazione, esperienze ecc., ecc. per arrivare ad essere un operaio addetto che esegue come gli è stato insegnato e detto operazioni estremamente limitate ma irreprensibili dal punto di vista professionale, questo a garanzia di un buon lavoro finale.
    Nella circostanza dei lavori edili o stradali o sugli impianti le condizioni ambientali sono quelle che sono, caldo, freddo, sole, pioggia, neve, ecc., ecc., e necessitano sempre di personale addetto cosiddetto del mestiere, e per diventare del mestiere è necessario consegnare se stessi a chi offre opportunità per diventare operatore addetto del mestiere.
    Diversamente le ditte e gli addetti, saranno sempre quelli su cui gravano tutti i lavori stradali, edili, e sugli impianti con disagi come le attese prolungate di cui si parla.
    Da considerare che questa gente del mestiere dopo tutti questi anni sta anche abbastanza bene dal punto di vista della raggiunta soddisfazione personale cioè poco incline a cadere in contesti di concitazione o relativa preoccupazione.
    Tutto considerato sta nella reale volontà dei singoli diventare un addetto stradale, edile o degli impianti e fare di questo il proprio mestiere, che per i tempi di attesa e di disagio sembra proprio appartenere all’insieme di quei lavori che gli Italiani non fanno più.
    Gli italiani snob per antonomasia, perseguono ostinatamente il posto fisso nonostante i preannunciati cambiamenti globali ed epocali che come prima cosa hanno consegnato al ricordo proprio il posto fisso (dall’anno 2000).

  4. Non vorrei dare l’impressione di quello che se ne sta appollaiato come un avvoltoio pronto ad infierire su ogni commento che fa questo signore….ma come si fa a rimanere indifferenti davanti a simili affermazioni? Quaranta giorni per entrare nella condizione fisica…operazioni limitate ma irreprensibili…consegnare se stessi a chi offre opportunità…poco incline a cadere in contesti di concitazione…ma che roba è??? Ma da quale studio scientifico arrivano ste’ assurdità??? Per non parlare poi del “posto fisso” come di un ignobile desiderio.
    Basterebbe fare qualche lettura intelligente per rendersi conto di come la lotta al “posto fisso” sia una delle più sporche manovre di questi tempi, sostenuta da politici e ministri senza scrupoli, servi del potere economico: con la lotta al “posto fisso” si è ingenerata paura, insicurezza, impossibilità di pianificare il futuro, scarsa natalità, precarietà…un modo subdolo per tenere per le palle i giovani! “Loro” intanto il “posto fisso” che genera liquidazioni milionare se lo tengono ben stretto!!

    • Ovviamente questi “Soloni” del mercato del lavoro flessibile se la prendono con il posto fisso degli altri e si tengono stretto non solo il proprio ma anche quello dei loro figli e nipoti!

  5. Al di là delle considerazioni filosofico-politiche, il Municipio e/o il Comune hanno chiarito se i lavori riguardassero il marciapiedi o il sovrastante terrapieno ed, in tal caso, a chi appartenga lo stesso? Tutto questo al fine di accertare eventuali responsabilità.

  6. @leosc,
    la ringrazio per il lungo commento lasciato, ma mi è sembrato un tantino fuori luogo. Se le ditte che fanno lavori stradali sono poche è un conto, che lavorino male è un altro paio di maniche.
    Rimango dell’idea che prima di affrontare un qualsiasi lavoro si debba fare prima un sopralluogo per la fattibilità. E se i lavori eseguiti dovessero causare un disagio alla popolazione è giusto che si capisca cosa è successo. Per fortuna in questo caso si può parlare solo di disagio e non di incidente.

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