Allevati e accuditi insieme a decine e decine di maiali, gatti, cani, oche e piccioni in una azienda agricola di Via Arcore, a Prima Porta, proprio come fossero specie domestiche. Peccato invece che gli animali in questione fossero cinghiali, undici per la precisione, che salvati dalla strada, venivano seguiti proprio come tutti gli altri all’interno del terreno e di casali in disuso.
Come riportato nell’edizione di oggi, lunedì 2 agosto, del Corriere della Sera, la donna, P.S. di 54 anni, conosciuta negli ambienti del volontariato in difesa delle specie protette e famosa per le sue passeggiate al centro di Roma con il suo maiale Dior tenuto al guinzaglio, si occupava degli ungulati – in condizioni non idonee – proprio come di tutti gli altri animali allevati nella sua azienda agricola, con l’intento di preservarli dalle minacce esterne.
Ora però la cinquantaquattrenne, a cui è stata sequestrata la fattoria dal Nucleo Investigativo di polizia ambientale, è stata denunciata dai militari dell’Arma per un lungo elenco di retati: furto venatorio, detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro etologia, detenzione di animali pericolosi, foraggiamento di cinghiali e per finire invasione di proprietà.
Come previsto dalla legge infatti, la volontaria – che faceva parte di un’associazione animalista all’oscuro di tutto e che proprio due mesi fa aveva promosso un’iniziativa in difesa degli ungulati – non avrebbe potuto custodire gli animali su quei terreni, specie che invece andrebbe custodita in aziende agricole autorizzate dalla Regione, solo per scopi faunistici o venatori.
Non solo, le terre su cui erano stati messi in salvo i cinghiali sono di proprietà dell’Arsial, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura nel Lazio, area che la 52enne romana aveva spiegato di aver rilevato proprio per mettere in salvo le scrofe e salvaguardarle dall’abbattimento.
All’operazione che ha portato al sequestro dell’intera struttura – coordinata dal colonnello Giuseppe Lopez e dal tenente colonnello Dario Burattini, e alla quale hanno preso parte anche la Polizia Locale di Roma e quella della Città Metropolitana, con il supporto degli ispettori della Asl Roma 2 – ha seguito l’apertura di un’indagine riguardante la custodia abusiva di cinghiali e l’occupazione dell’area regionale.
I cinghiali invece al momento sono stati assegnati ad altre aziende agricole autorizzate alla custodia e alla gestione in ambiente libero ma recintato; la Asl invece ha preso in consegna i maiali.
Non è ancora chiaro dove la donna abbia catturato le bestie e soprattutto in che modo sia riuscita a trasportarli fino alla sua fattoria trattandosi anche di animali adulti, quella che è certa invece è la violazione del protocollo della Prefettura che prevede il trasferimento esclusivo in strutture regionali autorizzate o in alternativa l’abbattimento.
Dura la posizione presa da LAV Roma, l’associazione animalista anti vivisezione, che già in passato aveva avuto a che fare con la signora:
“Siamo dispiaciuti e anche molto preoccupati per la sorte dei cinghiali e dei maiali sequestrati, che sembra siano una settantina – ha scritto l’associazione in una nota – Lav Roma si è incrociata più volte in passato con la vicenda della signora, considerata da alcuni una benemerita salvatrice mentre noi ne ricavammo l’impressione di un’improvvisata accumulatrice. Auspichiamo un epilogo non cruento per gli animali, sempre che al punto in cui siamo arrivati sia ancora possibile”.
Ludovica Panzerotto
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La tizia in questione più che una protettrice di specie protette è una “accumulatrice compulsiva di animali”.