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Valle dell’Aniene, alla ricerca di vecchi monasteri

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Vi portiamo ancora una volta nella Valle dell’Aniene sulle tracce di quelli che furono antichi monasteri o luoghi di culto; due piacevoli luoghi da visitare, facilmente raggiungibili, dove trascorrere una piacevole giornata a contatto con natura e montagna: i ruderi del Monastero di San Girolamo e la Rupe (o grotta) di San Matteo.

La prima cosa da fare è raggiungere la nota cittadina di Subiaco (se non la si conosce vale la pena visitarla) e prendere la strada provinciale 45 che porta ai monasteri di Santa Scolastica e San Benedetto; lasciata sulla destra la traversa che conduce ai monasteri si prosegue per circa cinque chilometri sino alla piccola chiesetta di San Giovanni dell’Acqua edificata nel XII secolo. In questo punto può essere lasciata l’autovettura e si torna indietro a piedi per circa un chilometro sino ad una galleria e all’inizio del sentierino che sale ai ruderi.

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La salita (di circa 15 minuti) è facile e porta in breve sul piccolo crinale dove a sinistra si intravedono le vecchie mura del monastero; si sale ancora per uno stretto passaggio un poco esposto e in breve si è sulla sommità e all’interno dell’antico convento.

Da questo punto lo spettacolo che si offre al visitatore è straordinario perché abbraccia tutta la verdissima Valle dell’Aniene; del monastero non rimane molto, solo alcuni locali dagli alti soffitti e ampie finestre oltre ai resti di una grande cisterna (la raccolta dell’acqua, vista la posizione, era sicuramente una priorità).

Realizzato nel XIV secolo e costruito su uno sperone di roccia faceva parte del vasto sistema di luoghi di meditazione e preghiera che i monaci benedettini realizzarono in tutta la valle.

Terminata la visita si torna all’auto e si prosegue lungo la provinciale attraversando il paese di Jenne e dirigendo verso Vallepietra; superato sulla sinistra il ristorante la Noce (aperto solo a pranzo) e “la fontana con le sette cannelle” (acqua freschissima…da assaggiare) si percorre un chilometro esatto e si parcheggia in uno slargo nei pressi di una piccola fonte accerchiata dal muschio.

Da questo punto ha inizio sulla sinistra il sentierino che sale alla rupe  (sulla destra invece c’è il sentiero che va in direzione di Livata) privo di contrassegni bianchi e rossi ma comunque ben evidente.

Inizialmente  è pianeggiante e solo dopo un po’ inizia a salire avendo sempre a sinistra la valle dove scorre il torrente Simbrivio (ci si può aiutare con alcuni segni di colore rosso lasciati da chi va ad arrampicare). In circa un’ora si arriva alla sommità del costone dove ha inizio la bella e imponente falesia strapiombante; la parte rocciosa che crea piccole e grosse nicchie si estende per una ottantina di metri affacciando sulla valle e sulle vette del Faito.

Su questa roccia color arancio i “free-climners” hanno aperto una quarantina di vie “spittando” la parete (si tratta di percorsi abbastanza difficili per climbers esperti) ma chi non arrampica può sfruttare il luogo per un piacevolissimo e panoramico pic-nic. L’ampio terrazzo di roccia permette di sostare avendo di fronte uno spettacolo davvero suggestivo.

Il ritorno avviene sullo stesso sentiero e in meno di mezz’ora si è sulla provinciale.

Per concludere piacevolmente la giornata (in particolar modo chi ha al seguito dei bambini) consigliamo di tornare indietro e di dirigere ad Arcinazzo Romano (ad una quindicina di chilometri) dove in una piacevolissima area con altissimi pioppi è stato realizzato un Parco Avventura (ci troviamo sulla strada che porta ad Affile).

Tantissimi i percorsi aerei indicati per adulti, bambini o piccolissimi (per accedere è sufficiente essere più alti di 1 metro ed avere un accompagnatore adulto): costo del biglietto, 10 Euro.

Francesco Gargaglia

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