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Monti Simbruini, la salita al monte Tarino

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Galvanica Bruni

La salita al Monte Tarino (1961 metri) è una delle ascensioni più belle da fare nella catena dei Monti Simbruini;  l’itinerario è molto panoramico e eccezion fatta per alcuni tratti tra i faggi, il percorso corre lungo il margine del bosco offrendo panorami straordinari.

Per raggiungere il Tarino ci vogliono almeno 3 ore e altre 2 per i ritorno; l’itinerario è “escursionistico” (E) e non presenta particolari difficoltà anche se è necessario, per affrontarlo, essere un po’ allenati (in totale, tra andata e ritorno, si percorrono circa 13 chilometri).

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Ci sono diversi itinerari per arrivare sulla cima del Tarino e noi abbiamo scelto quello più breve e più bello; la partenza è dal grande parcheggio del Santuario della Santissima Trinità. Per arrivare al santuario ci sono due possibilità: da sud con l’autostrada RM-NA con uscita ad Anagni e poi proseguendo per Piglio e Trevi nel Lazio; da nord con l’autostrada RM-AQ con uscita a Tagliacozzo e poi dirigendo verso Cappadocia e Camporotondo.

Una volta lasciata l’auto all’interno del grande parcheggio si prende il largo sentiero al margine di questo e fatti pochi metri, in prossimità di una tabella indicatrice, si sale a destra per un brevissimo tratto e poi seguendo le indicazioni ci si incammina sul piccolo sentiero marcato con i caratteristici contrassegni del CAI (quelli bianchi e rossi).

Il sentiero cammina a mezza costa avendo a sinistra il bosco e a destra la grandissima vallata ai piedi del pianoro del Faito; fin dall’inizio il panorama è bellissimo e offre scorci da cartolina.

Il sentiero è caratterizzato da brevi dislivelli che lentamente portano dalla quota di 1400 metri ai 1800; il sentiero spesso si snoda all’interno del bosco e in questo caso bisogna fare particolare attenzione a non perdere i “contrassegni”.

Prima di arrivare al Tarino si incontra il Monte Tarinello (1844 m), una cima ricoperta da faggi e poi, una volta aggirato sulla sinistra il Tarinello,  il “pozzo della neve”, una vasta depressione che precede la nostra meta.

Arrivati al “pozzo della neve” finalmente si intravede, in tutta la sua bellezza, il Tarino con il piccolo sentiero che porta sino alla cima; è l’ultima fatica da affrontare prima di raggiungere la croce di metallo piantata sulla sommità.

Sulla vetta il panorama che si offre a chi ha avuto la costanza di arrivare sin là è, a dir poco grandioso: la vista spazia per 360 gradi  ed è possibile vedere dall’alto la conca di Avezzano,  il profilo del Monte Sirente e del Velino, Campo Staffi a pochi chilometri e poi tutto il bellissimo territorio dei Simbruini.

Per il rientro si segue semplicemente il percorso già fatto e in circa 2 ore si torna al punto di partenza.

Se decidete di fare questo itinerario tenete presente che anche in montagna il caldo si fa sentire perciò, anche se potrete godere del fresco del bosco e di un costante e piacevole venticello, non partite troppo tardi.

Anche se il Monte Tarino nella stagione estiva non è certo una montagna difficile è bene comunque equipaggiarsi come si deve; portatevi una borraccia con l’acqua perché sul tragitto non ci sono sorgenti o fontanili.

Mettete poi nello zaino una maglietta di ricambio, un “pile” e una leggera giacca impermeabile. Prima di partire controllate le previsioni meteo (tenete comunque presente che in montagna il pomeriggio spesso il tempo cambia; l’aria proveniente dal fondovalle subisce un rapido raffreddamento dando origine a nuvole che generano a volte acquazzoni).

Infine non affrontate mai una escursione senza essere in possesso di una carta topografica dei sentieri; anche se lo smart-phone è in grado grazie alle sue applicazioni di dirci dove siamo in ogni istante della nostra esistenza non è detto che in montagna riesca a ricevere il segnale.

Una “preistorica” carta topografica ci permetterà di conoscere la nostra posizione e la direzione giusta da mantenere.

Francesco Gargaglia

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