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Incidente “discesone” via Cassia, investitore positivo ai test droga e alcol

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Si chiamava Edoardo Moschini, il trentaseienne che due giorni fa, martedì 6 luglio, ha perso la vita nell’incidente di Via Cassia Nuova. Uno scontro fatale lungo il discesone che da Via Cassia porta a Corso Francia, che questa volta non ha lasciato scampo all’imprenditore torinese che, alla guida della sua Yamaha Rj, è stato scaraventato in terra per diversi metri ed è deceduto sul colpo.

La vittima, residente a San Godenzo e diretto verso la sua abitazione, è stato travolto durante un sorpasso azzardato da un’autovettura che procedeva ad alta velocità e in direzione opposta. Alla guida del Fiat Doblò un cinquantaduenne romano dipendente di una ditta privata che, subito dopo lo scontro, è stato trasportato in codice rosso al S. Andrea.

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Da una prima ricostruzione degli agenti del XV Gruppo della Polizia Locale di Roma, l’uomo, risultato poi positivo agli esami tossicologici e all’alcol test, avrebbe effettuato un sorpasso urtando frontalmente la moto del trentaseienne proprio nel primo tratto ad una corsia per chi proviene dal semaforo di Via Oriolo Romano.

Non c’è stato nulla da fare per Edoardo Moschini, trasferitosi nella capitale da Torino anni fa per entrare in magistratura e poi diventato invece noto imprenditore di Roma nord nel campo dell’enogastronomia. Proprietario di due ristoranti giapponesi ai Parioli e Trastevere, la vittima aveva da poco aperto anche un salone di bellezza e nail bar in Via Gramsci, accanto a un’ortofrutta sempre di sua proprietà.

Morire su quel maledetto tratto della Cassia

L’incidente di martedì scorso, avvenuto poco prima della semifinale degli Europei di calcio – partita che l’uomo aveva deciso di vedere proprio a casa sua in compagnia degli amici – è accaduto nello stesso punto in cui sette anni fa aveva perso la vita Valentina Giannini, la diciottenne scaraventata sull’asfalto dalla moto su cui viaggiava con il fidanzato, dopo lo scontro con un’auto che proveniva nella stessa direzione.

Anche la ragazza era deceduta sul colpo, dopo essere stata investita da un’altra moto che sopraggiungeva in quel momento nel senso opposto.

Altre due vittime anche nel 2011 e nel 2012, quando a perdere la vita in quel tratto di strada, erano stati un giovane di origini filippine e una donna di 43 anni. Tutti morti nello stesso maledetto punto, l’ultimo tratto di strada prima dell’incrocio con Via Cassia Antica e Via Oriolo Romano per chi proviene da Corso Francia e il primo per chi si appresta a percorrere il discesone.

Conosciuta a Roma Nord come la “valle dei pinguini” per le basse temperature che si raggiungono al calar del sole a causa della presenza del Parco dell’Inviolatella Borghese che costeggia la strada, quel tratto di Via Cassia Nuova è da sempre estremamente pericoloso proprio per l’alta velocità raggiunta dai mezzi che la percorrono.

A una corsia in entrambe le carreggiate solo per parte del percorso, in entrambi i sensi di marcia a metà tragitto la strada diventa a doppia corsia favorendo in questo modo sorpassi azzardati e in alcuni casi anche contromano.

Un discesone di circa un chilometro per chi proviene dalla Cassia che porta i conducenti di auto e moto a percorrere la strada ad alta velocità, soprattutto in vista del semaforo verde all’incrocio con Via Fabbroni. Stesso discorso per chi proviene da Corso Francia che, anche se in salita, tende a premere sull’acceleratore per liberarsi dal traffico lasciato alle spalle.

L’incubo non finisce qui però perché lungo tutto il bordo strada, sia in salita che in discesa, insistono le radici degli alberi ad alto fusto che costeggiano le due carreggiate, costringendo scooteristi e motociclisti a viaggiare al centro delle corsie.

Pericolo su pericolo perché quello stesso tratto di strada, soprattutto in concomitanza del semaforo di Via Fabbroni – e quindi in discesa per chi proviene da Via Cassia –  nei mesi invernali gela diventando una vera e propria trappola per i viaggiatori.

Ludovica Panzerotto

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3 COMMENTI

  1. Corsia singola, senza possibilità di sorpasso e guardrail al centro della carreggiata. Ma soprattutto telecamere.

  2. Realizzare il marciapiede, visto che unisce la zona di Via San Godenzo alle zone collina Fleming e Vigna Clara, perché quella strada è pericolosissima anche per i pedoni, specialmente col buio.

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