
Sebastiano Somma è un attore a tutto tondo, che si destreggia tra teatro, cinema e tv; di ogni personaggio cerca l’essenza, di ogni storia la verità. Campano d’origine, romano d’adozione, vive a Roma Nord da trent’anni e ne apprezza il mix tra tradizione e modernità, ma vorrebbe più attenzione alla cultura.
Nato a Castellammare di Stabia, si trasferisce a Roma poco più che vent’enne e dà avvio al suo percorso di attore. I primi passi li compie nel teatro che definisce “Il luogo più naturale per un attore, la casa, lo spazio dove sentirsi libero, dove l’espressione è totale. Il teatro ti coinvolge fisicamente e mentalmente, usi il corpo e la voce e il rapporto con lo spettatore che è lì davanti a te è molto forte. L’esperienza del teatro te la porti dentro sempre”. Luogo che continua a calcare con successo ed emozione.
Durante la sua lunga carriera lo abbiamo visto in numerose vesti anche al cinema e nel piccolo schermo. “L’approccio del cinema e della televisione è diverso da quello del teatro, molto tecnico e altrettanto interessante. Quando si accende la luce della telecamera senti che ti sta sbirciando l’anima, ti sta scavando dentro”, ci spiega Sebastiano.
La storia prima di tutto
Quel che conta davvero per lui è la storia. “Devo sentirmi coinvolto nella drammaturgia e nel personaggio che interpreto. Ogni volta il mio obiettivo è tirar fuori è la loro verità assoluta, anche se impossibile da raggiungere”.
Tra i tanti, sono due i personaggi a cui si è sentito e si sente più legato: “Uno è Eddy Carbone, protagonista di Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller; una figura passionale, forte, difficile, che mi è rimasto incollato addosso. L’altro è Giovanni Palatucci, il commissario della miniserie Senza Confini, che interpretai con gran trasporto”.
Entrambi i racconti sono ispirati storie vere, che affrontano pagine drammatiche della nostra storia: il primo l’immigrazione italiana in America negli anni ‘50, il secondo la deportazione degli ebrei e di chi cercò di aiutarli.
Il ricordo dei grandi Maestri
Gigi Proietti e Giorgio Albertazzi sono stati i grandi Maestri di Sebastiano Somma, come di tanti altri attori.
“Quando hai a che fare con maestri come loro ti innamori di quello che fai ancora di più. Proietti ha messo a fuoco la mia parte brillante e comica, la capacità di far ridere, un lato che non sapevo di aver dentro. La sua grandezza sapeva tirar fuori il potenziale nascosto, la corda che ti appartiene anche se non sai di avere. Albertazzi sapeva arrivare al cuore delle cose, sapeva guidare in modo profondo”, ci racconta.
Ponte Milvio odi et amo
Dopo 15 anni di Collina Fleming, nel 2005 si è trasferito a Ponte Milvio e ha potuto osservare i vari cambiamenti di questo quartiere, diventato col tempo meta della movida romana.
“Il Fleming è rimasto abbastanza inalterato. – ci spiega Sebastiano Somma – A Ponte Milvio, invece, c’è stata una trasformazione epocale. Ci convivono due diversi spaccati, da una parte l’antico e la tradizione, dall’altro la modernità, i locali alla moda e i giovani, basta attraversare la piazza per ritrovarsi una di queste due realtà”.
Ci vorrebbe però più spazio per la cultura, tra un cocktail e l’altro. “Sono un sostenitore del commercio e della movida, sono felice che sia diventato un punto di riferimento per i ragazzi e credo che porti benefici dal punto di vista economico. Quel che, però, ho sempre lamentato è l’eccesso e il poco rispetto per chi vive nel quartiere e per l’ambiente. Credo si possa fare di più, degli sforzi sono stati fatti e spero si continui su questa direzione. La riapertura della Torretta Valadier è sicuramente il segno che siamo sulla buona strada, speriamo che possa diventare un luogo di incontri, eventi e manifestazioni culturali”.
Il posto preferito di Roma Nord? “Il Teatro Patologico senza dubbio. È un luogo magico, dove c’è la possibilità di fare cose straordinarie e dovrebbe avere molta più attenzione. Tutti dovrebbero recarsi al civico 472 di via Cassia per scoprire quel luogo fantastico”.
Somma, dove trovarlo
Proprio in questi giorni Sebastiano Somma sta girando il film Lupo Bianco tra le strade di Vercelli, dove ricopre i panni di Carlo Olmo, ex avvocato nominato Cavaliere al merito della Repubblica italiana dal Capo dello Stato per il suo impegno durante l’emergenza sanitaria per la pandemia da Covid-19.
Presto nelle sale lo vedremo nella pellicola Una sconosciuta di Fabrizio Guarducci, tratto dal romanzo del regista e che racconta il ritorno alla vita di una città dopo aver affrontato un’epidemia e i drammi sociali che ne sono conseguiti.
Intanto, lo possiamo andare a vedere al teatro con spettacolo Lucio incontra Lucio, scritto da Liberato Santarpino e che Sebastiano dirige e interpreta. Due icone della musica italiana, Battisti e Dalla, che si incontrano sullo stesso palco, come avrebbero voluto. Il prossimo inverno sarà in scena al Teatro Ghione di Roma.
Questa estate, poterà in giro tra le cittadine del Lazio Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway. Diretto e interpretato da Sebastiano, insieme all’attrice Cartisia J. Somma e al violino di Riccardo Bonaccini.
Giulia Vincenzi
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La movida porta solo degrado! Qui il venerdì il sabato e la domenica non sì dorme!!!! Solo caos urla ubriachi musica al altissimo volume… e naturalmente bicchieri mozziconi di sigaretta bottiglie di vetro rotte . Parcheggio selvaggio. Ma nonostante abbiano informato le forze dell’ordine nulla cambia!
Oltre ad aver portato caos e degrado la movida ha fatto anche sparire esercizi storici e ottime storiche trattorie e ha favorito il proliferare di una miriade di bar e ristoranti mediocri per una domanda di basso livello; qui a Roma è emerso poi che diversi di questi nuovi locali sono anche il frutto del riciclo di soldi mafiosi e punti di spaccio di droga. Non parliamo poi del comportamento dei giovani, la generazione dei “gretini” che rinfaccerebbe a noi anziani di aver distrutto l’ambiente…la domenica mattina è un letamaio con bicchieri di plastica e bottiglie sparse dappertutto.
Mi associo ai commenti precedenti! Da questo cambiamento la zona ha tratto solo svantaggi!
Gli anni e le epidemie passano ma la situazione di abbandono, degrado, incuria, deterioramento,decadimento morale e culturale peggiora sotto gli occhi di tutti.
Inspiegabile per noi cittadini che dobbiamo sopportare e subire tutto questo.
Non è movida ma bensì MOVIDA VIOLENTA, fa paura.
La folla si eccita a tale punto, sarà perché consuma troppo alcol, da scatenarsi in risse violentissime, volano pugni e calci!
Speriamo in un miracolo a questo punto se le forze dell’ordine non intervengo.