Home ATTUALITÀ ‘In cammino con Emiliano’, un libro per amare e per ricordare

    ‘In cammino con Emiliano’, un libro per amare e per ricordare

    Massimiliano Morelli, giornalista, direttore responsabile di VignaClaraBlog.it, a febbraio 2020, poco prima che cominciassero a esser diramati DPCM e si cominciassero a innescare gli incastri dei lockdown, ha percorso il Cammino di Santiago partendo da Porto fino ad arrivare alla cattedrale più amata dai pellegrini, nel cuore della Galizia. In totale, ha percorso 270 chilometri.

    Non è stato un atto di fede, ma un doveroso omaggio a suo figlio Emiliano, che ad aprile del 2018 è morto a soli 23 anni, complice un arresto cardiaco.

    Padre e figlio, poco prima di quel funesto 27 aprile di tre anni fa, si erano ripromessi di percorrere quel tragitto insieme; ma vista l’impossibilità, dettata dall’assenza fisica del figlio, Massimiliano ha pensato bene di percorrere quel tragitto in solitaria, per omaggiare la memoria del ragazzo e per rispettare quel “patto di viaggio”.
    E su quel viaggio, intersecando il Cammino con la storia del ragazzo, ha scritto “In Cammino con Emiliano“; un libro per amare, un libro per ricordare.

    Di Emiliano, e del libro, ne parla Flavio Costantino.

    “Lo incontrai due volte, me lo fece conoscere suo padre che aveva gli occhi brillanti e il sorriso compiaciuto di chi è orgoglioso di  presentarmi qualcuno di cui andar fiero, qualcuno che ti appartiene, qualcuno che è la migliore parte di te.

    Aveva la stazza, le sembianze e la fierezza di un vichingo, poteva essere scambiato benissimo per il pro-nipotino di Erik il Rosso e nessuno avrebbe potuto contestarlo, ma aveva lo sguardo serafico di un anacoreta, soltanto che non era nessuno dei due, era solo un ragazzo che svolgeva una miriade di attività sane e costruttive, una rarità per un 23enne, e, a detta di tanti, aveva dato molto nonostante proprio la sua giovanissima età. Sembrava avere la forza di un leone tuttavia il Fato aveva già deciso per lui.

    Un nodo scorsoio si stringe alla gola e un profondo senso di vergogna si ha nello sfogliare queste pagine con le quali si sprofonda nell’abisso del dolore più nero, al di là do ogni umana comprensione e rassegnazione. Lo stesso sentimento lo si prova quando si ha a che fare con chi Emiliano lo ha portato in questo mondo, perché non ci sono parole soddisfacenti e non ci possono essere di fronte ad un Inferno che non ha pari, una dannazione che provoca palpitanti lacerazioni interne non rimarginabili e che ti divora gli organi vitali giorno dopo giorno.

    Era il 27 aprile 2018: “Papà vado al bancomat […] ci vediamo tra poco” e d’un tratto quel breve lasso di tempo si proietta nell’infinito. Il “silenzio più totale”, lo sfinimento penetra nelle carni, “il dolore è immenso, ma non lo mostro” e lo posso confermare, a Massimiliano Morelli non sembra esser accaduto nulla, paiono per lui solo giornate un po’ storte, faticose, che si possono cancellare con qualche ora di riposo in più. Naturalmente non è così, ho imparato nella vita a non giudicare le esternazioni degli altri, ognuno dentro di sé ha il suo universo con tutti i suoi buchi neri, talvolta lo strazio è soltanto blindato in se stessi, forse anche perché la nascita di un figlio “ti rende invincibile”, o forse no, ma questo è ugualmente.

    Una vecchia promessa fatta quasi per gioco, un viaggio che avrebbero dovuto fare assieme e che invece si trasforma in una scarpinata in solitaria, non mancano però i fortuiti incontri coi più svariati personaggi e quel dramma così intimo facilita gli avvicinamenti, le amicizie, le confidenze, abbatte qualsiasi tabù e inibizione oltre a tante ed inutili vacue parole.

    Tutti si sentono partecipi, tutti comprendono senza spiegazioni, tutti sembrano essere amici da tempo immemore perché le distanze nella tragedia si accorciano repentinamente.

    Massimiliano – che sarebbe capace di fare l’autostop pure per andare al forno a distanza di 200 metri da casa se avesse la sua macchina fuori uso – si avvia sul Cammino verso Santiago e la sua diventa una nitida introspezione che arriva a scavare nel suo inconscio, oltre ad essere una buona ed unica occasione per far riemergere ricordi, instaurando un dialogo sottovoce o ad alta voce col figlio.

    Camminando e camminando, con un paio di sue scarpe più grandi di un paio di numeri, in un luogo dove regna la pace e la serenità, 270 chilometri di pensieri e ripensamenti. È la frenesia del moto, dovuta alla incapacità di razionalizzare l’irrazionale, dovuta al disagio, al feroce rancore, alla disperazione, alle impossibili risposte perché è contro natura e contro ogni umana cognizione la perdita di un figlio.

    Una frase di un film molto popolare non può non tornarmi alla mente: “Un genitore non dovrebbe seppellire il figlio”, no, mai! La ragione non può avere ragione, ogni più piccolo ricordo, anche il più insignificante, provoca un dolore tempestoso e indomabile, cruento, ma  allo stesso modo tiene vivo quel legame che, per quanto si possa allentare negli anni, rimarrà indissolubile.

    Giusto il tempo di compiere la promessa e la pandemia è alle porte, il mondo non sarà più lo stesso, ma quello del padre non lo era già da mesi e lo stesso, se non peggio, vale per la madre Sonia che al figlio ha dedicato uno spazio virtuale (www.lasperanzasottolefoglie.it) ripescando il suo ultimo post  prima del suo congedo: “La speranza ricoperta dalle foglie”.

    Per quanto possa apparire assurdo, io qualcosa a Emiliano la invidio, perché in fondo sono un lupo brancolante pur senza branco. Il suo funerale è stato presenziato da centinaia di persone, non mi sembrava vero, dunque questo ragazzo aveva sul serio dato molto, nei suoi 23 anni aveva seminato tantissimo, forse troppo, forse aveva bruciato tutte le tappe e la sua vita così intensa, fitta di impegni e passioni, si era bruciata troppo in fretta.

    Ecco cosa invidio, tutta quella riconoscenza e quell’affetto spontaneo, quel clima surreale ma reale nel concreto, dove convivialità e tristezza, letizia e mestizia, complicità e sorrisi, perché anche quelli vidi tra le persone nel piacere di rivedersi, si univano in quell’avvilente giorno di primavera. Emiliano per le sue esequie aveva compiuto il suo straordinario ultimo atto.

    Tutto sembra tornare o è una illusione. Alla nascita pesava 4 chili e duecentocinquanta grammi, potrebbe apparire come una beffa il fatto che la sua urna cineraria abbia oggi lo “stesso peso” e invece pare tanto un ritorno all’innocenza, un  eterno ritorno per una ripartenza nella ciclicità della Vita.

    Sì, è vero, “non ci sarà fine, se non con la mia fine” però se “Non impensierisce la strada, sia asfaltata, sterrata, sconnessa o piena di buche poco importa” e se è “Strano ma vero, la forza di volontà vince su tutto”, allora corri Massimiliano, corri finché sarà possibile e hai il fiato in corpo, finché non ti reggono più le gambe e le forze! Fino alla fine di questo tuo cammino!” (di Flavio Costantino)

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