Home CRONACA Locali riaperti, fioriscono le pedane a scapito dei parcheggi

Locali riaperti, fioriscono le pedane a scapito dei parcheggi

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Galvanica Bruni

Pranzo e cena all’aperto ma senza parcheggio. All’indomani del via libera per la ristorazione outdoor, sono fioriti un po’ ovunque tavoli e pedane, soprattutto nelle zone della movida. Il malcontento, però, si è già fatto sentire: da una parte i cittadini senza posti macchina, dall’altra i locali privi di spazio esterno.

Da lunedì 26 aprile, con il ritorno in zona gialla, il Governo ha permesso ai locali di tornare a offrire il servizio al tavolo, ma una regola ben precisa si aggiunge alle precedenti già note: si può stare solo all’aperto.

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Per permettere ai ristoratori di raggiungere comunque un numero cospicuo di coperti a Roma l’amministrazione capitolina ha loro concesso di occupare il suolo pubblico, ossia strade e marciapiedi, con tavoli e pedane amovibili, sinteticamente chiamate dehors.

In pochi giorni, queste strutture sono spuntate davanti a moltissimi locali della capitale, forniti di tavolini, sedie, divanetti e luci. Per le vie dei quartieri più frequentati di Roma Nord ne sono comparsi a bizzeffe: ristoratori e locali di Ponte Milvio, di via Flaminia, di Vigna Clara, del Fleming si sono fatti trovare quasi tutti preparati, tra chi si è munito di pedana e chi ha posizionato un gran numero di tavolini fuori dalla porta.

È una ventata d’aria fresca per una categoria che, insieme ad altre, è stata duramente colpita dalle restrizioni per l’emergenza sanitaria.

Una medaglia, però, ha sempre due versi e non sono tardate le proteste. Le critiche arrivano da due correnti: da una parte i cittadini che protestano a gran voce di non saper più né dove parcheggiare né dove passare a piedi, perché le pedane occupano sia i marciapiedi sia le strade, compresi i posti auto; dall’altra, invece, gridando all’ingiustizia e alla discriminazione i ristoratori che devono restare chiusi in quanto privi di uno spazio esterno da adibire.

Perché sono consentiti i dehors

Le occupazioni di suolo pubblico in corso in questi giorni avvengono sulla base della “Deliberazione di Assemblea Capitolina n. 81/2020“, i cui termini sono stati estesi fino al 31 dicembre 2021 come previsto dalla lettera f) dell’art. 38 della “Deliberazione di Assemblea Capitolina n. 21/2021“.

In altri termini, a luglio 2020 era stato concesso ai locali di ampliare fino al 50% in più la pre-esistente occupazione di suolo pubblico e, a chi non l’avesse già, di poterne adibire una ex novo. La 81/2020 concedeva di sfruttare questo permesso fino al 31 ottobre 2021. Adesso, grazie alla 21/2021 la scadenza della concessione è stata estesa fino al 31 dicembre dell’anno in corso.

L’ampliamento dell’occupazione di suolo pubblico sembrò e sembra ancora essere una risposta, anche se parziale, utile a contrastare le conseguenze della pandemia da Covid-19 sui pubblici esercizi romani. L’utilizzo di una maggiore superficie esterna consente, infatti, di accogliere più clienti rispettando il distanziamento.

L’altra faccia della medaglia

Il fiorire di tavoli e pedane su marciapiedi e strade, però, ha creato ulteriori difficoltà alla viabilità di una città già di per sé difficile come Roma, dove i trasporti pubblici non offrono un servizio sufficiente, dove la mobilità poggia ancora in gran parte sull’auto privata e dove quindi i posti auto sono un bene prezioso.

Basta fare un salto in un qualsiasi orario della giornata in via Flaminia, partendo da Ponte Milvio, per rendersi conto che i cittadini non sanno più dove fermarsi o passare: sedie e tavolini sono ovunque lungo i marciapiedi e le pedane si allungano per metri e metri azzerando di fatto decine di posti auto regolari e dando così adito alle doppie file. Già, il romano non s’arrende mai.

Le lamentele ci sono arrivate non solo dai residenti ma anche da altri commercianti e dagli stessi clienti che non sanno dove lasciare il proprio mezzo per potersi sedere al tavolino.

“Sicuramente l’attuale concessione sta creando del disagio, ma bisogna avere pazienza”, afferma Daniela Giuliani, assessore al turismo e al commercio del XV Municipio che raggiunta dalla redazione di VignaClaraBlog.it così commenta: “Dobbiamo tener presente che è un provvedimento temporaneo a supporto delle attività che hanno pagato di più questo periodo di emergenza, si tratta di essere solidali con chi è in difficoltà. Finita l’emergenza, tutte le pedane e i tavolini in più spariranno”.

Per il Codacons è discriminazione

“I ristoranti che non dispongono di spazio all’aperto sono ingiustamente discriminati dall’ultimo decreto sulle riaperture, e devono limitarsi al take away o alle consegne a domicilio, mentre altre attività al chiuso, come cinema o teatri, possono tornare ad accogliere i cittadini”. Con queste parole il Codacons punta il dito contro il Governo e invita a unirsi in un solo coro i ristoratori della capitale che sono dovuti restare chiusi perché non dotati di uno spazio per il servizio outdoor.

Il piano è di ricorrere tutti insieme al Tar del Lazio per far presente che il Decreto Legge del Governo sta attuando una “discriminazione incostituzionale e lesiva dei diritti degli esercenti, che non trova giustificazione nemmeno nell’esigenza di garantire la salute pubblica”.

Un limite particolarmente sentito a Roma, dove centinaia di ristoranti hanno sale interne ma non godono di spazi all’aperto  e sono costretti a rimanere chiusi oppure ad occupare coi tavolini marciapiedi e parcheggi, sottraendo spazi alla città con ripercussioni sul fronte del decoro urbano.

Nel XV tutto ok

Per quanto invece riguarda specificatamente il Municipio XV, l’assessore Giuliani riferisce che nessuno dei locali è stato discriminato.

“Noi abbiamo dato la concessione a tutti coloro che hanno presentato la richiesta, cercando di andare incontro alle diverse esigenze. Naturalmente, crediamo che ciò debba avvenire nel rispetto di tutti, per questo la Polizia Locale controlla costantemente che vengano rispettate le regole e che nessuno sconfini impattando sul vicinato”.

Giulia Vincenzi

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12 COMMENTI

  1. Si ricorderà, incalzato da giornalisti sempre in constante apprensione per l’ossessione che hanno su minacce autoritarie e pseudo fascitoidi il “Vietato Vietare!” pronunciato da Fini per tranquillizzare l’opinione pubblica sulla vera natura dell’allora centro destra italiano, maggioranza nel paese con circa 100 deputati in più alla camera e pochi meno al Senato.
    Tanto per dire che è meglio lasciare solo all’emergenza sanitaria di “decidere” sui tempi e le modalità delle riaperture, tanto noi continueremo a frequentare, oggi perché va di moda, pizzerie e ristoranti sempre e soltanto una volta al mese, rispetto al nostro solito delle due tre volte l’anno e per le feste comandate.
    Gli esercenti però hanno ragione, sembrano davvero un pò sotto accusa, ma ci manca tantissimo una bella serata di svago, avremo modo ancor di più con la bella stagione.

  2. E io la macchina dove la parcheggio?
    Mi sembra eccessiva l’occupazione del ristorante nella foto di copertina.

    A quando il tavolino in mezzo alla carreggiata?

  3. Alcune considerazioni:
    1) le criticità dei bar e dei ristoranti oramai sono diventate il problema dell’Italia. Tutti a correre dietro ed a parlare solo di questo e politicanti locali e nazionali che, per ingraziarsi queste categorie, cavalcano l’onda del più bieco populismo. Mi chiedo ma quando chiude uno stabilimento o un’azienda, al di la, dei singoli dipendenti qualcuno se ne preoccupa? E le atre attività commerciali non esistono, perché non hanno diritto alla solidarietà anche i commercianti di scarpe, vestiti?
    2) Siamo sicuri che alla fine dell’emergenza le autorità locali saranno così solerti dal far rimuovere queste pedane? Nutro qualche dubbio.
    3) La Raggi non era quella che all’inizio del mandato ridusse gli spazi esterni delle attività? Sarà che adesso, in prossimità del voto, si è cambiato regime.
    Mia personalissima opinione, spero che queste tristissima esperienza della sindaca termini il prima. Già questo sarebbe un’uscita dall’incubo.

  4. Credo che questa situazione non può reggere, tutta Roma è ridotta così, appena ci sarà un po’ più di gente in giro la viabilità sarà paralizzata, la mobilità e il parcheggio non è un problema voluttuario ma una esigenza fondamentale, un diritto per chi abita, chi lavora, va detto chiaro questo, la macchina serve a tutti, a chi più e a chi meno, non si può pensare di andare in giro esclusivamente in bicicletta o col monopattino, per non parlare dei mezzi pubblici, secondo me a Natale in questa condizione la vedo difficile arrivarci.

  5. Oggi non ci sono alternative: l’unico modo per far lavorare bar e ristoranti “in sicurezza”(espressione che viene spesso usata ma assurda dato che ci troviamo di fronte ad un virus altamente contagioso che si trasmette per via aerea) è quello di far servire i clienti fuori dal locale e in generale favorire le attività svolte all’aperto, dato che è dimostrato che la stragrande maggioranza dei contagi avviene in luoghi chiusi tra gente che non porta la mascherina. Detto ciò, sarebbe lungimirante mettere le strisce blu con parcheggio gratuito per i residenti, magari anche un varco elettronico, come forma di compensazione per i posti macchina persi; ma questo forse è chiedere troppo per una giunta come questa.

  6. Purtroppo la realtà supera la fantasia. Una norma assassina, nascosta in una vecchia delibera comunale, consentiva di concedere occupazioni su sede stradale su strade locali (e la via Flaminia, per quanto incredibile, è classificata via locale), a determinate condizioni, e questo aveva consentito al municipio di concedere nel 2011 2 concessioni sulla via flaminia, a pochi passi da Ponte Milvio. Successivamente, grazie alla azione della Giunta Torquati le licenze sono state revocate e abbiamo dovuto attendere anni prima che si concludesse l’iter giudiziario dei ricorsi presentati dai proprietari dei locali interessati.
    Ora, con la delibera 81/2020, è scattato il tana libera tutti, e presto tutta la città sarà invasa di pedane, brutte e antiestetiche, che invadono i posti auto, restringono le carreggiate, impediscono il deflusso delle acque.
    Capisco che esistono esigenze dettate dalle norme di distanziamento, e sopporteremo anche queste iatture, ma vorrei fissare 3 paletti:
    • Che in corrispondenza di questa proliferazione di tavolini non sorgano altoparlanti che diffondono musica, e ricordo a tutti che la Del 47/2018 dispone una sanzione di 500 euro per chi diffonde musica fuori dal locale, e chiederemo alla Polizia Locale di applicare questa norma.
    • Che venga garantita dalla Polizia la percorribilità delle strade, perchè è facile prevedere che, quando sarà abolito il coprifuoco, attorno a quelle pedane si concentreranno parcheggi selvaggi e assembramenti di persone.
    • Che queste strutture devono essere tolte quando termineranno le norme di distanziamento, senza consentire ricorsi, che, come ho detto prima, comportano la permanenza di queste strutture per anni.
    Prendo atto delle dichiarazioni dell’assessore Giuliani, ma vorrei sapere come potrà impedire i ricorsi ai provvedimenti di revoca, perchè concedere è facile, ma revocare è tutt’altra cosa. Tra l’altro l’Assessore può parlare senza correre rischi, dato che non sarà lei a disporre le revoche, questa è una patata bollente che il Municipio consegnerà alla prossima consiliatura.
    Comitato Ambiente e Legalità – Ponte Milvio

  7. Nel nostro paese sembra che gli interessi dei ristoratori siano al di sopra di tutto! Già la zona intorno a Ponte Milvio era invasa da locali e ristoranti,adesso lo è completamente ogni strada. Per giunta il parcheggio a pagamento è diventato libero ,così è perennemente occupato, anche dai residenti ,impedendo a chi ha bisogno di fermarsi per accedere alla Asl,alla circoscrizione, alla posta o a qualsiasi altro negozio di trovare posto. Un vero incubo!!

  8. Lavoro nel settore della ristorazione: non auguro a nessuno di restare senza stipendio e di aspettare (ancora invano) la cassa integrazione che non arriva mai. I commenti che leggo sono avvilenti, sicuramente di persone che hanno garantita la mensilità e qualsiasi forma di credito necessaria. Chi sta rispondendo ha avuto briciole di tempo per decidere come fermare l’emorragia economica che si abbatte su un nucleo familiare quando chiudono un ristorante che garantisce tutto, dallo stipendio all’affidabilità creditizia per potersi traghettare dignitosamente fuori da questo dramma reale. Mi parlate di parcheggi e intralci…spero che proviate almeno vergogna per quello che avete scritto (il posto auto sottratto dalla pedana…ma come si può…?), altrimenti non si spiega. E’ grettezza intellettuale, o semplice noia, noia classica di chi non si ringarzullisce più nemmeno ad un cantiere da controllare, da criticare eccetera.
    Pensate sempre che davanti ai vostri problemi di parcheggi, ci sono centinaia di migliaia di persone che stanno vivendo un incubo senza eguali e devono recuperare quello che hanno perso. Perché gli affitti si pagano anche arretrati, sia per le attività che per le abitazioni.
    Quattordici mesi di affitto vanno pagati. E a “quelli” che devono affrontare tutto questo, del vostro disagio per l’auto che non si può parcheggiare sapete quanto poco bene valutano il vostro ‘problema’? Ancora non ci credo che ci sono persone che scrivono le cose che ho letto.

  9. @Tatore67
    Hai ragione , voi ristoratori assieme a parecchie altre categorie del settore e non , siete stati particolarmente colpiti da questa vicenda.
    Penso alle palestre , circoli sportivi , addetti ai musei e mondo dello spettacolo ( a parte Fedez che ha potuto continuare tranquillamente ad elargire minchiate a pagamento ) , operatori turistici tutti , eccetera eccetera.
    Magari per essere “solidali” è più facile versare qualche euro in un fondo di aiuto che parcheggiare la macchina qualche decina o centinaia di metri più lontano .
    Detto questo però , le reazioni che hai letto , ho l’impressione che vengano “da lontano”.
    In periodi non affetti da pandemia , quelle zone e non solo quelle , erano comunque “assaltate” da centinaia di persone che bivaccavano incuranti del circondario , macchine a parcheggio selvaggio , urla e schiamazzi fino a notte fonda , cumuli spazzatura lasciati in strada….
    E i residenti del circondario , dopo aver “goduto” di un periodo di forzata calma e tranquillità , hanno paura che tutto ricominci daccapo , senza regole e senza freni.
    A tutti ( o quasi ) piace poter rimanere a bere e mangiare fino a tarda ora con amici , non so però cosa ne possano pensare quelli “sopra” del primo piano che ascoltano forzatamente rumori ed urla.
    Credo che una reciproca comprensione possa risolvere il problema oltre al rispetto delle regole e delle leggi , spesso disatteso.
    Dovreste essere voi in questo momento i primi “gestori” dell’ordine , sperando che poi i gestori “veri” facciano il loro dovere.
    Assomiglia molto alle reazioni che sono state rivolte ai dipendenti pubblici che stavano a casa grazie al famoso smart working non perdendo neanche un euro di retribuzione ( anzi ! ) e senza fare nulla. Ad essere cattivi , un po’ come prima delle chiusure , magari non proprio nulla ma certamente poco e con molta calma.
    Anche questo mi viene da pensare che parta da lontano .
    In questo caso sono però assai poco fiducioso che a seguire , aumenti la produttività stante le cose.

    Buona cucina.

  10. @TATORE67: Il problema forse è che a Ponte Milvio (e non solo) di locali ce ne sono troppi e dopo la mezzanotte dovrebbero chiudere, a prescindere dal Covid.

  11. Dice il Direttorre Sansonetti che la Raggi non esiste…Conte non esiste…non esiste neppure la sinistra…siamo governati e amministrati dal nulla, dal vuoto. Nessuna meraviglia allora…se affidassimo l’amministrazione di Roma agli studenti che hanno fatto il video sul cippo di Ponte Milvio farebbero meglio di questi “scienziati”….

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