Home CRONACA Maddalena Urbani poteva salvarsi. L’amica: “stava male dalla sera prima”

Maddalena Urbani poteva salvarsi. L’amica: “stava male dalla sera prima”

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Duca Gioielli

Maddalena Urbani poteva salvarsi. Suo fratello Luca, intervistato a poche ore dalla sua morte, lo aveva sospettato sin da subito ed ora quel sospetto potrebbe rivelarsi realtà.

La ventenne trovata morta per overdose lo scorso sabato 27 marzo in un appartamento di Via Vibio Mariano a Tomba di Nerone, quando si è sentita male non era sola, è quindi certo che qualcuno avrebbe potuto soccorrerla ma non lo ha fatto.

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Nella giornata in cui si è proceduto all’autopsia e all’analisi tossicologica della salma, fissata per oggi 30 marzo al Policlinico Gemelli, emergono particolari inquietanti sulle ore precedenti la morte di Maddalena; la figlia del medico eroe che per primo isolò il virus della Sars rimanendone vittima, si sarebbe potuta salvare se qualcuno avesse agito velocemente e senza indugi.

I soccorsi chiamati in ritardo

Quando all’ora di pranzo di tre giorni fa i sanitari del 118 sono entrati nell’appartamento di Abdul Aziz Rajab, il pluripregiudicato di origine siriane che ospitava la ragazza, non hanno potuto fare altro che accertarne la morte, avvenuta poco prima dell’arrivo dei soccorsi.

Il malore però non sarebbe stato improvviso e dalla testimonianza dell’amica, che dal giorno prima si trovava a Roma con la Urbani, Maddalena avrebbe iniziato a stare male già dalla serata di venerdì. Nessuno però, né la donna che si trovava con lei, né tantomeno il sessantaquattrenne siriano che le ospitava, sarebbe intervenuto per mettere in salvo la ragazza, che stremata è morta nella tarda mattinata del giorno dopo.

Ora, l’accusa che grava sull’uomo, arrestato per possesso di eroina, è quella di “morte come conseguenza di altro reato”; quello che dovrà essere chiarito invece è se a cedere la droga alla Urbani sia stato proprio lui o qualcun altro.

Si cerca un secondo uomo

In queste ore infatti gli inquirenti stanno dando la caccia a un altro uomo di origine libiche; si tratterebbe del pusher che Maddalena avrebbe incontrato la sera precedente la sua morte e che potrebbe averle venduto l’ultima dose.

Dai racconti di Carola, arrivata a Roma da Perugia insieme alla ventenne nel pomeriggio di venerdì, prima di cena Maddalena si sarebbe allontanata da sola proprio con quest’uomo, per poi tornare dall’amica solo mezz’ora più tardi. Ed è in questo momento che, sempre secondo la testimonianza rilasciata dalla ragazza agli investigatori della Squadra Mobile, Malia, come si faceva chiamare da tutti, avrebbe iniziato a sentirsi male.

Durante tutta la notte Carola avrebbe vegliato l’amica moribonda all’interno dell’appartamento di Abdul, ma ad impedirle di chiamare i soccorsi sarebbe stato proprio l’uomo, che minacciandola, l’avrebbe fatta desistere nel telefonare al 118. Richiesta d’aiuto partita solo la mattina successiva quando ormai però era troppo tardi.

Dal racconto emerge ancora un altro particolare, quella stessa mattina Carola avrebbe chiesto aiuto tramite un messaggio vocale partito dal cellulare di Maddalena anche a un’altra persona; disperata per le condizioni dell’amica avrebbe contattato Giuseppe, il titolare del bar di Perugia in cui Maddalena lavorava.

Maddalena voleva cambiare vita

Dalle dichiarazioni dell’uomo, che aveva assunto Malia nel suo locale poco dopo il suo trasferimento a Perugia, il motivo dei viaggi a Roma era chiaro, ma proprio il giorno prima della partenza Maddalena gli aveva promesso che quello sarebbe stato l’ultimo viaggio verso la capitale. Una promessa che la giovane voleva mantenere per cambiare vita, per liberarsi dalla droga e da tutti i farmaci che assumeva ogni giorno e realizzare il suo più grande sogno.

Maddalena avrebbe voluto tornare in Vietnam, terra da cui a tre anni, subito dopo la morte del padre, era dovuta andar via insieme ai suoi due fratelli. Quel giorno, i tre bambini erano dovuti tornare in provincia di Ancona, dove la famiglia viveva, e mai avrebbero rivisto il loro papà, che sarebbe deceduto pochi giorni più tardi a causa di quella polmonite atipica che lui stesso aveva isolato.

A ottobre voleva andare a vivere in Vietnam, per lei quella era “casa”. Io sapevo che nella Capitale si andava a rifornire di droga, non ne faceva mistero, mi ha detto che si sarebbe portata un’amica, per farmi stare più tranquillo. Non è più tornata” – ha raccontato l’imprenditore alla stampa.

Nel vocale inviato all’amico di Maddalena, Carola racconta la sua versione dei fatti disperata per l’accaduto; quello stesso giorno, poco dopo la morte della ventenne, il titolare del bar corre a Roma e va a riprendere l’amica per riportarla a Perugia. Durante il viaggio di ritorno lei gli racconta tutto, specificando anche che a mandarle nell’appartamento del siriano dopo che la Urbani si era sentita male sarebbe stato proprio il pusher incontrato per strada.

La versione dell’amica di Malia però non convince e potrebbe essere smentita ben presto da un altro testimone.

La testimonianza del pizzaiolo

A parlare è stato Rami El Sayed, l’uomo che lavora nella pizzeria che si trova proprio di fronte la palazzina in cui vive Abdul; secondo il pizzaiolo se Maddalena si fosse sentita male in strada, come raccontato dall’amica, la scena non sarebbe passata inosservata. “Se qui accade qualcosa lo veniamo a sapere tutti, e fino a mezzanotte io ero qua – ha confidato l’egiziano alla stampa – Maddalena non si è sentita male qui, posso testimoniarlo”.

L’uomo, secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica nell’edizione di oggi 30 marzo, avrebbe incontrato le due ragazze intorno alle 21 di venerdì sera; le descrive allegre ma non sotto effetto di sostanze stupefacenti. Le ragazze avrebbero confidato al pizzaiolo di andare a trovare uno zio che abitava nella via ma l’egiziano si sente di escludere che solo un’ora dopo da quell’incontro possa essere accaduto qualcosa di grave in strada.

E’ improbabile che alle 22 sia successo qualcosa, c’era poca gente, me ne sarei accorto” – continua l’uomo.

L’arresto del sessantaquattrenne siriano

Gli investigatori dovranno quindi stabilire chi fosse l’uomo che ha incontrato Maddalena in Via Vibio Mariano e se è stato lui a consegnarle l’ultima dose fatale.

Si aggrava intanto la posizione di Abdul Aziz Rajab, che al momento dell’arresto si trovava già ai domiciliari per spaccio. Su di lui ora pesa l’accusa di omissione di soccorso che potrebbe tramutarsi anche in concorso in omicidio. Intanto il suo cellulare e quello della vittima sono stati sequestrati, per capire quale legame ci fosse tra i due.

Ludovica Panzerotto

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