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    Signal for Help, cinque dita per salvare una vita

    signal for help
    Galvanica Bruni

    Potrebbero bastare cinque dita di una mano per salvare una vita. Il pollice piegato nel palmo e le altre quattro dita prima ben distese in alto e poi chiuse a pugno; un unico e rapido gesto da imparare e soprattutto da saper riconoscere.

    Si chiama Signal for Help il nuovo segnale universale ideato quasi un anno fa dall’associazione Canadian Women’s Foundation e che ora facendo il giro del mondo.

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    Un gesto che può valere una vita

    Lanciato in America in piena pandemia per aiutare le vittime di violenza domestica, il Signal for Help potrebbe diventare una richiesta d’aiuto popolare anche in Italia.

    Si tratta di un semplice gesto fatto con una delle due mani che richiede davvero pochi secondi; il tempo utile per lanciare l’allarme e soprattutto perché chi ci sta davanti possa coglierlo. Creato perché possa essere fatto senza parlare e senza perdere tempo, potrebbe letteralmente salvare una vita.

    Davanti a un pc nel corso di una qualunque riunione online, al corriere che ci consegna un pacco o al fattorino che ci porta una pizza; al vicino di casa affacciato alla finestra, a una persona che incontriamo per strada, dal finestrino della macchina su cui viaggiamo, un segnale silenzioso che tutti potranno imparare e soprattutto saper riconoscere.

    Signal For Help e le altre iniziative d’aiuto

    Quella del Signal For Help non è certo la prima iniziativa ideata contro la violenza di genere, ricordiamo la notizia circolata sulla stampa della famosa “Mascherina 1522”, segnale d’aiuto da pronunciare in farmacia per richiedere di allertare le forze dell’ordine o “call4Margherita”, la campagna social promossa da ActionAid. In quel caso sarebbe bastato fare una chiamata al 112 e richiedere una pizza margherita a domicilio, un messaggio criptato per richiedere aiuto in caso di violenza tra le mura domestiche.

    Ma ognuno di queste azioni richiede la parola, e in alcuni casi anche una richiesta di questo tipo potrebbe comunque mettere in pericolo la vittima.

    Il gesto del Signal For Help invece permette a chiunque di richiedere aiuto rimanendo in silenzio; basterà alzare una mano ed eseguire il segnale di riconoscimento per avvisare l’interlocutore che a sua volta, il più rapidamente possibile, dovrà rivolgersi al numero anti-violenza 1522 o alle forze dell’ordine.

    Numeri che fanno paura

    In Italia, già con 14 vittime dall’inizio dell’anno, a fare paura sono i numeri di quello appena trascorso. Cifre riportate dal Viminale che parlano chiaro, con i femminicidi triplicati e i casi di violenza domestica raddoppiati. 44 vittime in ambito familiare-domestico solo nei primi 87 giorni del primo lockdown (9 marzo – 3 giugno 2020), si superano i 90 casi se si calcolano anche gli ultimi mesi dello scorso anno. 15.280 richieste di aiuto in tutto il 2020, il doppio di quelle dell’anno prima.

    Lo chiamano “effetto Covid”, quello che ha fatto calare gli omicidi di altro genere e impennare quelli tra le mura domestiche. Una strage silenziosa consumata dentro casa che in alcuni casi ha riguardato anche gli uomini, e che le restrizioni imposte dalla pandemia hanno solo che peggiorato.

    Una carneficina a cui si sommano tutte le donne che la morte l’hanno vista in faccia tante volte e scampata, che quotidianamente subiscono violenza fisica, psicologica e sessuale da parte dei propri conviventi, piegate dal dolore fisico, a cui si somma quello morale che spesso fa ancora più male.

    Con l’hastag #SignalForHelp, il gesto universale contro gli abusi è sostenuto in Italia da diverse associazioni e centri antiviolenza, che però avvisano:

     “Ci vuole prudenza”

    Attenzione, non è così semplice come si crede –  hanno scritto in un comunicato i centri antiviolenza della rete D.i.Re, Donne in rete contro la violenza – seppur fatto in buona fede può diventare pericoloso perchè presuppone che dal segnale parta un protocollo di intervento che di fatto, almeno nel nostro paese, non esiste”.

    Il rischio quindi è che se usato in maniera sbagliata il segnale anti-abusi possa rivelarsi un boomerang per la vittima. La richiesta di aiuto dovrebbe essere infatti sempre gestita attraverso canali e protocolli già validati, proprio per evitare ulteriori percoli per chi lo richiede.

    Esistono dei numeri utili da chiamare in caso di emergenza, il 112 e il 1522 – continua la nota del D.i.Re – Per affrontare la violenza sulle donne ci vuole sempre competenza. Non si può improvvisare”.

    Al momento quindi la raccomandazione che gli esperti fanno a chi dovesse raccogliere il messaggio è quella di agire con prudenza e di rivolgersi senza indugio ai centri antiviolenza o ai numeri di emergenza evitando improvvisazione e gesti non ragionati.

    Ludovica Panzerotto

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