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Un safari a Saxa Rubra

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Galvanica Bruni

Più volte occupandoci di parchi, riserve e aree verdi ci siamo interessati a quella grande area nei pressi di Saxa Rubra, compresa tra il Tevere e via Flaminia, arrivando perfino ad ipotizzare la creazione di un “parco fluviale”, vista la vicinanza con il fiume.

Approfittando del perdurare del bel tempo, l’abbiamo visitata, attratti dall’ambiente misterioso e selvaggio  che spesso regala a chi percorre la ciclabile la vista  della fauna selvatica locale.

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Accedere a quell’area non è affatto difficile e noi l’abbiamo fatto percorrendo il  breve tratto asfaltato nei pressi del parcheggio dei bus e chiuso con una sbarra metallica.

Al termine della strada c’è un ampio passaggio e un largo sentiero che corre ai piedi della ciclabile;  va detto comunque che tutta la recinzione che circonda l’area presenta numerosi varchi  e che l’abbandono totale dell’area stride un po’ con quei cartelli che indicano il divieto di accesso e la proprietà privata.

L’area presenta al centro una vasta depressione probabilmente creata quando erano attive le fornaci che magari usavano il terreno argilloso della zona; cessata l’attività delle fornaci l’ampio bacino si è trasformato in una piccola palude a causa delle acque piovane; quando le piogge sono intense si forma invece un laghetto da cui emergono alberi o tronconi anneriti.

La vegetazione è piuttosto varia; oltre ai pioppi bianchi e ai pioppi cipressini, tipici dei terreni umidi, crescono anche numerosi i salici e tantissimi arbusti tra cui il biancospino.

Il terreno in gran parte è pianeggiante ma in alcune zone sono presenti numerosissime gobbe da cui fuoriescono sassi, pietre, pezzi di mattonelle e grosse scaglie di catrame; la conseguenza del maledetto vizio di alcuni costruttori che negli anni dell’edificazione selvaggia smaltivano in questo modo la terra di riporto.

Ovviamente la parte più interessante è proprio quella centrale perché è qui, dove l’acqua ristagna e la vegetazione è più fitta, che si concentra una incredibile fauna.

Nelle acque scure e immobili sostano germani reali, gallinelle d’acqua, aironi cenerini e aironi guardabuoi; si tratta di volatili molto sospettosi che conviene osservare da lontano con l’ausilio di un buon binocolo.

Ovviamente non mancano i cinghiali: con la nostra presenza abbiamo disturbato un grosso esemplare che riposava beatamente al margine della boscaglia godendo di un sole quasi primaverile. Tantissime anche le tracce degli istrici che, nella ricerca del cibo, scavano piccole fosse circolari.

E’ possibile camminare sia nella parte alta effettuando un percorso ad anello attorno alla zona paludosa oppure scendere in basso e attraversare con cautela e l’uso di un paio di stivali i vasti prati leggermente allagati; volendo infine si può  costeggiare quella specie di lago rimanendo ai margini delle acque che a volte si presentano nere come la pece.

Negli anni passati in questa zona ci sono stati numerosi incendi e ancora oggi, tra le piante nuove, è possibile scorgere  gli scheletri degli alberi divorati dalle fiamme.

L’area di Saxa Rubra, nonostante l’aspetto selvaggio e a volte un po’ inquietante, si conferma come un’area di straordinario interesse naturalistico e faunistico il cui abbandono totale contrasta fortemente con le sue potenzialità. Trattandosi di un’area sottoposta a vincoli tanto varrebbe destinarla a verde pubblico e renderla accessibile.

Francesco Gargaglia

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