Home CRONACA Prima Porta, via della Riserva di Livia di nuovo alla ribalta

Prima Porta, via della Riserva di Livia di nuovo alla ribalta

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Galvanica Bruni

Tornano a farsi sentire i residenti di Via della Riserva di Livia, intenzionati ancora una volta a porre fine alle tante criticità che ormai da troppo tempo interessano la zona.

Poco più di un chilometro di strada, un ferro di cavallo che da Via della Giustiniana torna sulla stessa via e che negli anni ha visto la realizzazione di palazzine residenziali e villette a schiera che hanno reso quest’angolo di Prima Porta una piccola isola felice immersa nel verde, curata e gestita quasi completamente dai cittadini che ci vivono.

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L’allarme ancora una volta arriva proprio da loro, preoccupati che le tante segnalazioni fatte negli anni –   come quella tramite le pagine di VignaClaraBlog.it a gennaio 2020 – possano non trovare una soluzione concreta. Sabato 27 febbraio l’ultimo incontro, una riunione tra residenti organizzata in “piazzetta”, per fare il punto sui tanti problemi che interessano ancora la zona e che in questi giorni verranno nuovamente sottoposti all’ amministrazione municipale e comunale.

Siamo abituati a fare tutto da soli, qui ci conosciamo tutti e ci diamo una mano a vicenda, ma siamo stanchi e ci sono davvero tante criticità da risolvere, ci auguriamo che sia la volta buona e che finalmente qualcuno ci ascolti” – hanno confidato alla nostra redazione alcuni di loro, auspicando un intervento di Ama entro questa settimana per avviare la pulizia del verde che circonda la zona residenziale.

Prima tra tutti infatti, a preoccupare i cittadini c’è la questione ambientale, strettamente collegata a quella della sicurezza. Parliamo di vere e proprie discariche a cielo aperto che negli ultimi anni sono nate a ridosso della strada.

Procedendo da Via della Giustiniana e svoltando su Via della Riserva di Livia, proprio dove fa angolo il vivaio, dopo poche centinaia di metri ci si imbatte infatti in più cumuli di rifiuti ingombranti. Si tratta certamente di materiale scaricato di proposito in mezzo alla sterpaglia della collina che segue tutto il fianco della strada e che ricongiunge la zona nord di Prima Porta con il resto della periferia.

Tra resti di mobilio, sacchi della spazzatura, travi e contenitori di plastica anche calcinacci e soprattutto amianto.

Siamo certi che quel tratto di collina venga ormai utilizzato come discarica abusiva; più di qualcuno per disfarsi dei rifiuti ingombranti preferisce inquinare l’ambiente piuttosto che andare nelle discariche autorizzate. Non solo, in quella zona sono sorti numerosi accampamenti spontanei e di conseguenza alcuni rifiuti vengono abbandonati in zona dalle persone che ci abitano.

Quello delle baracche mimetizzate tra i cespugli è un altro problema che ormai da tempo assilla i residenti: “Negli ultimi anni le abbiamo viste nascere una dopo l’altra, ce ne sono più di una sparse per la collina e nascoste nella vegetazione, non si tratta solo di una questione di decoro ma anche di sicurezza oltre che di assistenza a persone che non hanno una casa”.

Procedendo infatti verso il colle, la parte più alta della via, non è raro imbattersi in più di un accampamento. Qualcuno più improvvisato, solo qualche pannello di compensato o telo verde di plastica a fare da parete e qualche lastra di alluminio come tetto. Un paio di fili per stendere i panni e poco altro all’esterno; per vederli è necessario addentrarsi nella boscaglia e farsi strada tra i rovi.

Altri più grandi sono invece ben visibili dalla strada e sono abitati da lavoratori stranieri che per mandare tutto quello che guadagnano a casa non possono permettersi una vita normale. La nostra redazione li aveva incontrati a maggio dello scorso anno per il reportage realizzato con l’unità di strada del Comitato Municipio 15 della Croce Rossa Italiana che ogni settimana assiste i senza fissa dimora del territorio.

I residenti non ne fanno una questione di principio, “non si tratta di cacciare dei senza fissa dimora” –ripetono; la maggior parte di loro è ben consapevole che la soluzione non può ridursi a un semplice sgombero ma vorrebbe che fossero presi dei provvedimenti definitivi.

I cittadini sono tornati a chiedere anche un altro intervento severo per porre fine a un problema che ormai si ripete senza tregua: i furti nelle abitazioni.

“Siamo esausti e anche impauriti, ormai non possiamo più allontanarci dalle nostre case” – ci hanno raccontato i residenti che già a dicembre 2019 si erano rivolti alla nostra redazione per accendere i riflettori su questo fenomeno. Appartamenti svaligiati al calar del sole, in alcuni casi anche in presenza dei proprietari che ormai da qualche anno si sono organizzati in gruppi spontanei di sorveglianza del vicinato e con chat di whatsapp per segnalare i furti o persone sospette nella zona.

L’elenco delle migliorie di cui necessita la zona è ancora lungo e riguarda l’installazione di pensiline alle fermate dell’autobus, che in quel quartiere passa con una cadenza di quaranta minuti tra una corsa e l’altra, e la presenza di tre lotti di terreno, più un quarto in via Ernesto Bonaiuti, in completo stato di abbandono, con vecchie recinzioni in metallo installate vent’anni fa e ormai fatiscenti e arrugginite, erba alta e alberi pericolanti, fuori e dentro i lotti. A questi si aggiungono la pulizia costante delle strade e il controllo e la sistemazione dell’illuminazione.

Mentre procedono i lavori di rifacimento del manto stradale, danneggiato in passato dai lavori di scavo per l’installazione della fibra e dal potenziamento della rete ACEA, sabato 6 marzo i residenti si armeranno di sacchi, rastrelli, falcetti e tanta pazienza e si attiveranno col sistema fai-da-te pulendo e bonificando l’area in questione.

E trattandosi di rimuovere anche materiali ingombranti, due consiglieri PD, Luigina Chirizzi e Marcello Ribera, hanno inviato una nota all’assessore municipale all’Ambiente, Pasquale Annunziata, chiedendogli di supportare l’iniziativa di decoro partecipato attraverso il coinvolgimento di Ama.

Ludovica Panzerotto

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