Home CRONACA Compostaggio Cesano-Osteria Nuova, “periferie e disuguaglianze”

Compostaggio Cesano-Osteria Nuova, “periferie e disuguaglianze”

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Galvanica Bruni

“Spettabile Redazione, invio un’accorata denuncia in difesa della periferia tra le più disagiate di Roma che, spero, trovi spazio nel vostro giornale”. Così ci scrive Flavio B., residente in zona via Anguillarese, esprimendo la sua opinione sulla vicenda impianto di compostaggio.

Un impianto di compostaggio che secondo AMA e Comune di Roma dovrebbe vedere la luce in un lembo di terreno circoscritto esattamente fra Cesano e Osteria Nuova, in un’area di circa 68mila metri quadri in via della Stazione di Cesano. Un impianto che sulla carta dovrebbe dare servizio a tre Municipi (il III, il XIV e il XV per un totale di oltre mezzo milione di residenti), con capacità di trattamento annuo pari a 60mila tonnellate di rifiuti organici. Un impianto contro il quale i comitati locali stanno combattendo, fino alla decisione di ricorrere al Consiglio di Stato per tentare di ribaltare una sentenza del Tar che li ha visti soccombere.

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“Qualche giorno fa – scrive dunque Flavio B. – è stata pubblicata la mappa dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito nazionale per le scorie radioattive che attualmente sono collocate in varie strutture distribuite sul territorio, dove erano in passato localizzate le attività nucleari.

Se ciò ha sollevato da una parte l’allarme delle popolazioni delle aree interessate dai nuovi siti (Lazio-Nord) per i potenziali impatti ambientali, dall’altra ha invece determinato le proteste dei sindaci, delle amministrazioni dei comuni che ospitano attualmente gli impianti di stoccaggio della zona di Saluggia e del Vercellese e che, in caso di trasferimento delle scorie, verrebbero a perdere i relativi finanziamenti annuali compensativi, previsti appositamente dal CIPE.

In questi piccoli comuni questi finanziamenti si traducono in vantaggi concreti per la cittadinanza in termini di miglioramento delle infrastrutture e riduzioni d’imposta a fronte di rischi corsi a vantaggio della collettività. Tali fondi compensativi sono stanziati anche per gli impianti nucleari ed il deposito (il maggiore in termini di volumi stoccati) presso i laboratori dell’ENEA Casaccia, nel XV Municipio di questa periferia Nord del comune di Roma, che sinora non ha visto praticamente nulla dei finanziamenti, pur subendo prevalentemente il rischio, nonostante le ripetute richieste della cittadinanza, soprattutto per interventi sulla carente viabilità locale, connessa al piano di evacuazione della Prefettura.

Stante questa situazione, nonostante la contrarietà e le giuste osservazioni della cittadinanza, Comune e Regione hanno deciso comunque di costruire qui anche un impianto di trattamento dei rifiuti, in un’area agricola di pregio, a ridosso delle nostre case e che, peraltro, non presenta palesemente nessuna delle caratteristiche previste dalla normativa, che indica cave, terreni industriali dismessi e discariche esaurite da bonificare (come avvenuto nell’impianto LIPOR del Portogallo preso ad esempio dalla giunta Raggi) per tali interventi.

Tra i vari proclami di facciata sul Green New Deal e l’economia circolare nella lotta ai cambiamenti climatici, Comune di Roma e Regione Lazio, in barba alle normative e buone pratiche in relazione alla sostenibilità ambientale ed al consumo di suolo, si accingono a devastare uno degli ultimi lembi qui presenti di Agro Romano, ancora parzialmente integri, con giacimenti archeologici ed agricoltura produttiva, in una zona a ridosso delle nostre case e peraltro gravata già pesantemente da altri fattori d’impatto, tra cui la presenza di Radio Vaticana ed il piano di emergenza nucleare per gli impianti dell’ENEA.

Inoltre, come sottolineato esplicitamente dall’ENEA, la sua scelta interferisce pesantemente con il piano di evacuazione legato all’emergenza nucleare, eppure è stata giudicata clamorosamente idonea, con la prospettiva di un ulteriore degrado di questa periferia già martoriata, disagiata e priva di servizi ed un potenziale impatto conseguente su tutta la situazione di traffico già emergenziale di questo intero quadrante Nord.

Anche se la Costituzione dovrebbe garantire il rispetto dei basilari diritti delle minoranze attraverso un’applicazione uniforme delle normative, purtroppo dobbiamo prendere atto ancora una volta che, quando si tratta di difendere i legittimi interessi legati alla salute e sicurezza di questa periferia, subentrano interpretazioni della legge di convenienza ed orientate esclusivamente al consenso da parte di amministrazioni competenti, che, in questo modo – conclude in nostro lettore – gettano le basi per rendere insostenibili le disuguaglianze subite dalla cittadinanza di periferia ed il disagio conseguente, che, a parole, dicono di combattere.”

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