Home CRONACA Olgiata, sfratto alla CRI ora alla ricerca di una nuova casa

Olgiata, sfratto alla CRI ora alla ricerca di una nuova casa

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Mancano ormai pochi giorni al Natale e le volontarie e i volontari del Comitato Municipio 15 della Croce Rossa Italiana non si fermano.

Non si sono mai fermati durante tutti questi mesi di pandemia e non lo faranno neanche ora che, dopo un anno complicato che ha richiesto uno sforzo ancora più grande soprattutto a chi si prende cura dei più deboli, la brutta notizia che tutti temevano è arrivata e bussa prepotentemente alla porta. 

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La loro sede, in Via Anton Giulio Bragaglia 9 allOlgiata, inaugurata a ottobre 2015, non è più agibile e presto dovrà essere sgomberata.

Il Punto Verde Qualità Olgiata sarà sgomberato?

Uno sfratto che riguarda non solo la CRI ma tutto il Punto Verde Qualità Olgiata comprendente un grande centro sportivo, una galleria commerciale e altre aree verdi; una vicenda che si strascina ormai da anni e alla quale ora a mettere definitivamente fine pare averci pensato il Consiglio di Stato che ne ha ordinato la chiusura.

Causa dello sfratto sarebbe la mancata gestione del Punto Verde Qualità, venuta meno dopo che la società privata a cui Roma Capitale aveva affidato l’area – fallita successivamente – si è vista revocare la concessione. A quel punto nessun altro si è fatto carico della gestione dell’area e soprattutto del depuratore che era collegato a tutte le attività.

La vicenda del depuratore e della cura degli spazi è diventata così meramente di tipo amministrativo e di fatto da risolvere tra Roma Capitale, proprietaria dell’immobile e Roma Città Metropolitana, ente preposto al rilascio dell’autorizzazione. Intanto però la Croce Rossa e i commercianti del PVQ rischiano di doversene andare.

Siamo in attesa della sentenza ma se davvero venisse disposta la chiusura dell’area, che comprende anche la nostra sede, sarebbe un grande problema per noi. Siamo preoccupati, purtroppo non è così semplice trovare una soluzione alternativa, né veloce”.

A parlare è Giovanna Miano, la Presidente del Comitato Municipio 15 della CRI, che ci ha spiegato quali sarebbero le difficoltà di trovare un’altra sede.

220 volontari CRI in cerca di una nuova sede

Il nostro comitato oggi conta circa 220 volontari che ogni giorno con passione si dedicano al prossimo; nell’ultimo anno le famiglie da assistere sono aumentate incredibilmente: siamo passati da circa 50 nuclei a 3000, una cifra enorme che rappresenta chiaramente le condizioni in cui tante persone si sono ritrovate a vivere. Chiudere quella sede vorrebbe dire rinunciare a degli spazi per noi essenziali, abbiamo bisogno di una grande sala per fare i corsi di formazione, un parco auto e ambulanze, un magazzino, dei container. Non sarà semplice e non dobbiamo dimenticare che abbandonare questi spazi significa rischiare che vengano presto vandalizzati, come è già successo per altre attività della zona e questo sarebbe davvero un peccato”.

Vandali che proprio dalla chiusura di alcuni esercizi commerciali che si sono trasferiti altrove hanno già creato non pochi danni all’area che di fatto ormai da tempo non riceve alcuna manutenzione perché nessuno se ne occupa.

Ricevuto lo sfratto e dopo un primo ricorso al Tar del Lazio, il depuratore viene spento e viene concesso al Punto Verde Qualità la possibilità di dotarsi di un impianto autonomo di depurazione; nonostante i costi di gestione altissimi, le attività se ne fanno carico ed evitano così il danno ambientale. Viene installata una fossa Imhoff, utile all’auto-spurgo, ma a gennaio 2020 ecco che arriva la sentenza di rigetto del ricorso che autorizza il Comune di Roma a richiedere il rilascio dei locali.

Abbiamo provato a fare ricorso al Consiglio di Stato e ora stiamo a vedere cosa succederà. Ringraziamo il XV Municipio che in questi mesi è rimasto al nostro fianco e ci sta aiutando a trovare una soluzione. Le strade percorribili al momento sembrano essere poche: aspettare che il Comune di Roma assegni altri locali, per cui però è necessario un bando e quindi tanto tempo, oppure trovare una soluzione sul territorio. L’ultima via è l’affitto privato, impegno davvero molto gravoso.” – ha proseguito Miano.

A seguito della pronuncia del Consiglio di Stato si è ora aperto un tavolo tecnico tra i vari uffici interessati (assessorati, dipartimenti e Municipio XV) al fine di individuare quanto prima una soluzione che consenta il recupero dei locali commerciali utilizzati.

Un’emergenza nell’emergenza

Intanto la CRI, aperta ad ogni soluzione alternativa, è in cerca di una nuova sede e qualora non se ne trovasse una adeguata alle loro necessità sarebbe disponibile anche ad organizzarsi diversamente.
Il territorio sul quale operiamo è davvero molto esteso, le nostre attività coprono tutte le zone del XV Municipio, per cui siamo disposti anche ad organizzarci diversamente e a separare i magazzini dagli uffici per esempio. Quello che conta è che si possa trovare rapidamente un’alternativa, non possiamo fermarci.”

É davvero incessante l’attività svolta dalle donne e dagli uomini della CRI che si dedicano notte e giorno a chi ha bisogno. Oltre a Pronto Spesa e Pronto Farmaco, i due servizi istituiti nei primi mesi dell’emergenza Covid e dedicati a chi necessita di ricevere generi alimentari o medicine a domicilio, successivamente è stato attivato anche un servizio di supporto psicologico offerto non solo a tutte quelle persone che durante il lockdown non potevano raggiungere i propri specialisti ma anche a chi proprio a causa del Coronavirus ha sviluppato patologie che necessitano di un aiuto concreto.

In questi mesi il numero verde nazionale 800 065 510 è stato molto utile, la Sala Operativa Nazionale smistava le richieste sul territorio e i volontari si adoperavano a supporto dei cittadini. Oltre al Pronto Spesa e al Pronto farmaco abbiamo lavorato moltissimo sulla raccolta di spesa alimentare e alla preparazione dei pacchi spesa da consegnare alle famiglie e con tutte le difficoltà del caso siamo andati avanti anche con la donazione volontaria del sangue, raccolta assolutamente necessaria in questo momento per rifornire le strutture ospedaliere.

Oltre alle famiglie bisognose, anche nel corso della pandemia il Comitato XV della CRI non ha mai lasciato soli i senza fissa dimora. Con un team di unità di strada che svolge il servizio due volte la settimana, dal tardo pomeriggio fino a notte fonda, i volontari  hanno continuato a distribuire pasti caldi e generi di prima necessità ai senza tetto che dormono all’aperto in luoghi di fortuna e in molti casi in condizioni davvero molto precarie.

A questi servizi si aggiungono quello di controllo e misurazione della temperatura svolto nel corso di eventi organizzati ma anche all’interno di uffici pubblici e quello di trasporto infermi.
“Oltre a tutti questi servizi all’interno del nostro comitato ci sono anche due volontarie che svolgono attività di biocontonimento, vale a dire tutte quelle operazioni che riguardano l’assistenza e il trasporto di un sospetto caso Covid, attività che ovviamente richiedono procedure specifiche utili a prevenire il contagio e necessarie per il trattamento del paziente in questione”.

Immobili confiscati alle mafie, una strada percorribile?

Insomma la ricerca di una nuova sede per la CRI sembra davvero imprescindibile e visto i fini nobili del Comitato tra le soluzioni potrebbe essere considerata anche l’assegnazione di un immobile confiscato alle mafie e non utilizzato.

Secondo un aggiornamento fatto dal Comune di Roma a inizio dell’anno, sarebbero infatti oltre 200 i beni sequestrati alla criminalità organizzata e assegnati al Campidoglio da utilizzare prioritariamente a fini sociali o istituzionali; circa 40 di questi, tra terreni, abitazioni e unità immobiliari destinate a scopi sociali insistono proprio sul territorio del Municipio XV; sarebbe quindi auspicabile un impegno da parte delle Istituzioni nello scegliere di percorrere proprio questa strada come soluzione.

Nell’attesa stiamo lavorando su due progetti a cui teniamo molto: vorremo presto creare un “emporio solidale”, un magazzino in cui organizzare beni di prima necessità in modo che le persone possano venire direttamente a ritirare quello di cui hanno bisogno e possano farci richieste specifiche e poi a breve vorremmo partire con la campagna “Adotta un comitato”, un’iniziativa per raccogliere fondi che possa aiutarci in questo momento così complicato e possa permetterci di lavorare con maggiore tranquillità, e speriamo che tutto si risolva per il meglio” conclude Giovanna Miano.

Ludovica Panzerotto

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