Home AMBIENTE In montagna alla ricerca di bacche e profumi

In montagna alla ricerca di bacche e profumi

sorbo
ArsBiomedica

La chiusura anticipata degli esercizi e centri commerciali a causa della pandemia, specie nei fine settimana , ha reso “orfani” coloro i quali amavano trascorrere le giornate libere chiusi all’interno dei grandi magazzini o ipermercati.

Un motivo in più per rivolgere la propria attenzione ai luoghi aperti dove c’è non solo maggiore sicurezza ma anche una qualità migliore dell’aria.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Di solito si considera la stagione invernale una stagione “morta” dove i colori della natura tendono a sbiadirsi e  tutta si ferma o quantomeno rallenta; si tratta in realtà di una mezza verità perché anche con il freddo la vita continua e non mancano le opportunità per godere della vista e dei profumi della montagna.

In autunno inoltrato la montagna ha i suoi indubbi vantaggi; le temperature fresche permettono di muoversi con maggiore facilità, i panorami (dal momento che le piante hanno perso le foglie) sono più ampi e profondi, gli animali, soprattutto caprioli e cervi, tendono a scendere verso il basso dove le temperature sono più miti e gli avvistamenti, specie all’imbrunire, sono più frequenti.

Anche un certo tipo di vegetazione, quella più frugale, nonostante le giornate siano fredde e le ore di luce si riducano, ci regala sapori e profumi che spesso, nella calura estiva, non è possibile apprezzare.

Il Sorbo, ad esempio,  proprio con l’autunno porta a maturazione i suoi frutti (che in alcune zone vengono chiamate “nespole”) che subiscono con i mesi un processo di “ammezzimento”; si tratta di una bella pianta oramai diffusa solo in montagna e i cui frutti, molto apprezzati in passato, oggi rientrano nella categoria dei “frutti dimenticati”.

I rami di un bel verde brillante dell’Abeto rosso (o peccio) diffusissimo sulle montagne anche vicino Roma sono profumatissimi e se conservati in un vaso con un po’ d’acqua mantengono la loro freschezza per mesi inondando la casa di un romantico profumo di resina. L’albero usato anche come Albero di Natale è facile da riconoscere perché le sue pigne affusolate, sono a differenza dell’Abete bianco, pendenti.

Altro albero o arbusto dagli intensi profumi è il Ginepro le cui bacche sono molto usate in cucina per cucinare carni e aromatizzare  liquori; anche all’approssimarsi dell’inverno è possibile trovare delle piante che ancora conservano le bacche.  Facile da incontrare e riconoscere si trova un po’ dovunque e cresce anche a quote che raggiungono i 3000 metri.

Ma la pianta che più si mette in mostra in questo periodo è la Rosa canina (o rosa selvatica); si tratta di un arbusto che raggiunge anche i 3 metri di altezza che in primavera ed estate si ricopre di fiori dai petali bianco-rosa; ad ottobre-novembre maturano le bacche che di forma ovoidale assumono uno straordinario colore rosso carminio.

I frutti della Rosa canina (che deve il nome a Plinio il vecchio che sosteneva di aver guarito con le bacche un soldato malato di rabbia) sono commestibili e possono anche essere usati per fare delle marmellate.

Dal momento che la Rosa canina è equipaggiata con lunghe e acuminate spine è bene dotarsi di un paio di guanti robusti e di un falcetto per abbassare i rami più alti; vanno raccolte solo le bacche più dure e consistenti che una volta private di semi potranno essere utilizzate per realizzare marmellate dal gusto assai particolare.

Le bacche della Rosa canina, come tutti i frutti rossi, sono un vero e proprio concentrato di vitamine e nonostante provengano da una pianta comune e frugale sono una eccellente alternativa ai tanti prodotti pregiati ma costosi.

La montagna, anche quella priva di altezze vertiginose e vicina alla capitale, si conferma quindi, più che un’alternativa ai centri commerciali, una straordinaria occasione per godere dei sapori e profumi della natura specie in questo autunno che ci regala giornate tiepide e assolate.

Attrezzati con guanti, cesoie e un bel cesto di vimini (per una volta facciamo a meno della plastica!) non resta che individuare il luogo dove recarsi facendo comunque attenzione alle aree protette dove la raccolta di alcune piante non è consentita: ma in questo i tanti itinerari consigliati  da Vignaclarablog.it potranno esservi di grande aiuto.

Francesco Gargaglia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome