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Corso Francia, il Fleming chiede un ponte pedonale

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Galvanica Bruni

Gli abitanti del Fleming, quartiere in cui vivevano Camilla Romagnoli e Gaia Von Froymann – le due sedicenni che la notte tra il 21 e il 22 dicembre persero la vita travolte da un’auto – tengono accesi i riflettori accesi sulla sicurezza stradale.

In una lettera inviata al Corriere della Sera e pubblicata giovedì 14 gennaio, la mamma di Gaia, Gabriella Saracino, e altre novanta persone che hanno firmato la lettera, chiedono al Campidoglio un ponte sopraelevato da costruire proprio nel punto di Corso Francia in cui le due ragazze hanno perso la vita.

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Tutti noi abitanti della zona sappiamo bene che – anche guidati da un rapidissimo semaforo, anche sulle strisce – attraversare in quel punto è di una pericolosità estrema” – si legge tra le righe della lettera nata dall’idea di una lettrice del giornale che ad inizio gennaio, sulla rubrica “Una città, mille domande” suggeriva alla Sindaca Virginia Raggi il progetto di un ponte in ferro dedicato all’attraversamento pedonale, un ponte che colleghi Ponte Milvio con il quartiere che insiste sopra Corso Francia e che di conseguenza andrebbe a risolvere i rischi derivanti dall’attraversamento pedonale.

In pochi giorni i residenti del Fleming hanno raccolto l’idea della lettrice oltre che le firme e inviato la proposta al Corriere: “Sarebbe bello e importante se altri lettori sottoscrivessero questa proposta; ancora più bello e importante, se il Comune agisse tempestivamente con un intervento risolutivo”.

Il French Brige di Corso Francia

L’idea di un ponte su Corso Francia non è nuova: già nel 2013 era stato presentato un progetto di attraversamento pedonale sopra elevato. In quel caso si trattava di un ponte pedonale e ciclabile che avrebbe collegato Collina Fleming a Vigna Clara, e che anche in questo caso avrebbe azzerato il rischio di incidente per i pedoni su una delle strade più pericolose del municipio.

French Bridge, era questo il nome del progetto che, come si legge nell’articolo pubblicato dal nostro giornale sette anni fa in esclusiva (leggi qui), fu commissionato dall’ex Sindaco di Roma Gianni Alemanno allo studio di architettura & design Officinaleonardo, lavoro rimasto sui tavoli del Campidoglio e mai realizzato.

L’idea prevedeva la costruzione di un ponte in acciaio con parapetti vetrati con un ascensore panoramico che avrebbe collegato Largo Ronciglione, piazzale da cui parte la scalinata che congiunge Corso Francia a Vigna Clara, ad un’area verde sul lato opposto, realizzata appositamente all’interno degli ampi giardini dell’istituto “Gesù e Maria” che avrebbe ceduto alla pubblica amministrazione una porzione di questi.

All’epoca, secondo gli autori del progetto, era stata prevista anche una seconda fase per un restyling dell’asse viario, ma né l’amministrazione guidata da Alemanno né quelle successive hanno mai preso in considerazione le carte progettuali. “Inserendosi nel piano dei nuovi ponti per la città ancora non ne conosciamo le tempistiche ma ci auguriamo che presto possa veder luce, laddove la sua realizzazione andrebbe anche a coprire un vuoto-obbrobrio urbano” – rispondevano dallo studio Officinaleonardo nel 2013.

Le indagini sull’incidente

Nel frattempo i legali di Pietro Genovese hanno rinunciato alla richiesta di annullamento della misura cautelare: Gianluca Tognoli e Franco Coppi, difensori del ventenne che la notte tra il 21 e il 22 dicembre ha causato il tragico incidente, due giorni fa hanno scelto di rinunciare all’udienza davanti ai giudici del Tribunale del Riesame e deciso di affidarsi al proseguo delle indagini della Procura di Roma.

Il loro obiettivo ora è quello di poter dimostrare che il loro assistito quella notte prima del sinistro sia effettivamente ripartito con il semaforo verde e che in nessun modo avrebbe potuto evitare l’impatto con le due sedicenni, che secondo la difesa dell’accusato, non avrebbero attraversato sulle strisce pedonali.

La maxi perizia sulla dinamica dell’incidente

Intanto, tra cinque giorni inizierà la maxi consulenza disposta dalla Procura di Roma che dovrà ricostruire la dinamica dell’incidente. A partire dal 20 gennaio e per i successivi quarantasette giorni si dovrà stabilire a quale velocità procedeva il suv guidato da Pietro Genovese, oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di duplice omicidio stradale.

Non solo, entro il 7 marzo, giorno in cui si concluderà la consulenza affidata dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e dal pm Roberto Felici all’Ing. Mario Scipione, esperto di infortunistica stradale, dovrà essere individuato anche il punto esatto in cui è avvenuto l’impatto con le due sedicenni e di conseguenza capire se Gaia e Camilla quella notte hanno attraversato sulle strisce pedonali e al semaforo pedonale oppure no.

Considerato che dagli accertamenti fatti dalla Polizia Locale subito dopo l’incidente non risulterebbero tracce di frenata sull’asfalto da parte di Genovese, notizia confermata anche dai suoi legali che subito dopo Natale avrebbero affermato che il ragazzo non avrebbe potuto in nessun modo evitare l’impatto, Scipione dovrà valutare anche le condizioni di visibilità sul luogo dell’incidente, tra le possibili cause del sinistro.

Inoltre, senza segni di frenata, si riduce le possibilità di una valutazione precisa sulla velocità di marcia del suv, al momento sotto sequestro, che in goni caso sarà calcolata tenendo in considerazione altri fattori, uno tra tutti l’entità del danno sull’auto causata dall’impatto con le due giovani.

Sempre nello stesso periodo gli accertamenti tecnici dovranno confermare o smentire il malfunzionamento del semaforo pedonale, che secondo quanto dichiarato a fine dicembre dal legale della famiglia Romagnoli, Cesare Piraino, non prevede il giallo: secondo il difensore di una delle due famiglie infatti, quella notte le due amiche avrebbero impegnato la carreggiata con il semaforo verde diventato rosso in pochi secondi.

Alla consulenza, che dopo la conferma dell’assenza della scatola nera a bordo dell’automobile di Pietro Genovese si prospetta più complessa del previsto, parteciperanno tutti i legali coinvolti, vale a dire sia i difensori dell’accusato che quelli delle famiglie delle due ragazze che hanno perso la vita.

Ludovica Panzerotto

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9 COMMENTI

  1. Ogni volta che leggo gli articoli riguardo a questo triste incidente, mi pongo la stessa domanda ogni volta, se e’ ripartito con il semaforo verde che si trova a poca distanza da dove attraversavano le ragazze, che accelerata deve avere questo suv ovviamente partito cn la prima marcia? e così a poca distanza possibile che nn e’ riuscito a vedere due sagome che attraversavano? e gli amici che erano cn lui??? e poi….nn essendoci segni di frenata significa che nn ha frenato nemmeno con il rumore dell impatto??? due persone “intuzzano” sul cofano e lui nn frena nemmeno x istinto?? sicuramente un ragazzo sfortunato, ma con una versione poco chiara

  2. Nel breve termine secondo me sarebbe meglio rivedere il funzionamento dei semafori, migliorare l’illuminazione e mettere gli autovelox; il ponte pedonale in quel punto non ha senso, semmai tra Vigna Clare e Fleming per collegare Vigna Stelluti con Via Nitti. Nel lungo termine si dovrebbero realizzare dei sottopassi (soprattutto dove è avvenuta la tragedia) per pedonalizzare una parte di Corso Francia. Il French Bridge non mi ha mai convinto.

  3. Abito in via di vigna stelluti e quotidianamente attraverso Corso Francia in direzione via Nitti e viceversa, vi posso assicurare che per attraversare corso Francia ci si impiega quasi 5 minuti, oltretutto non funziona la chiamata e non è tempisticamente allineato con l’atro senso di marcia, quindi una volta scattato il semaforo verde, dura poco piu di 30 secondi. Per intenderci una persona anziana non riesce ad attraversare fino ad arrivare dall’altra parte della strada. Dunque l’idea di un ponte pedonale e ciclabile è un ottima idea che incoraggerebbe tante persone del quartiere a non usare l’auto, visti i tempi. Poi se in prospettiva c’è anche la riapertura della stazione Vigna Clara, la realizzazione di un ponte potrebbe tornare molto utile.

    • Condivido pienamente quanto lei ha scritto, in più sottolineo che quel punto è già predisposto per la realizzazione di un ponte, nel passato oggetto di svariate proposte mai prese in considerazione da parte dell’amministrazione comunale che non si è preoccupata neanche di correggere l’assurdo funzionamento del semaforo pedonale che lei ha ben descritto. Come al solito bisogna aspettare che accada una tragedia perchè si svegli qualcuno!

  4. Non trovo riportate notizie o richieste di accertamenti riguardanti la proprietà del SUV che ha provocato l’incidente e su come il ragazzo alla guida ne fosseentrato in possesso.
    Nelle prime ore dopo l’incidente ho letto che essendo un neopatente non era neanche autorizzato a guidarlo.

  5. ma si buttiamo altri soldi e roviniamo pure l’estetica di una zona (semmai si piantino alberi..ai lati ed al centro. bastano un pò di velox..e non solo li..ma anche su corso francia e cassia antica. i geni del passato..lasciamoli perdere. inutile anche l’intervento per il giubileo del rutelli (anzichè mettere i velox) al centro di corso francia, vista l’esistenza di ampia illuminazione ai lati. del resto..nelal sicurezza non hanno mai investito, destinando i fondi a ben..altro.

  6. Data la lunghezza di Corso Francia e il numero degli attuali semafori e attraversamenti pedonali, di ponti pedonali ne servirebbero molti. Ma il punto dove si e’ verificato il tragico incidente si trova proprio tra da due semafori con strisce pedonali distanti pochi metri. Siamo sicuri che chi non ha la pazienza di arrivare al semaforo avrebbe la pazienza di salire sulla passerella per attraversare? Forse sarebbe meglio provvedere rapidamente a barriere non scavalcabili ,regolazione dei tempi semaforici e controlli del traffico con telecamere e autovelox.
    Riguardo ai semafori pedonali all’altezza dell’incrocio vigna stelluti va segnalato che spesso non funziona il pulsante per attraversare, oltre alla insufficienza del tempo del verde! Speriamo che provvedano senza aspettare i tempi di costruzione di ponti.

  7. Ben venga il French Bridge per collegare Vigna Stelluti con la collina Fleming, ma vorrei ricordare il progetto ben più ambizioso e risolutivo del 2010 degli arch A. De Cesaris, A. Franchetti Pardo che prevedeva in sintesi l’interramento del traffico di attraversamento veloce per un tratto di circa 1,2 km dalla via Cassia, in corrispondenza della stazione Vigna Clara, fino al Ponte Flaminio, attuando la riqualificazione di Corso Francia, che sarebbe scaricata del traffico di attraversamento veloce, con la creazione di un giardino lineare attrezzato con percorsi pedonali e ciclabili, aree di sosta, punti ristoro, aree gioco attrezzate, parcheggi a raso per la sosta breve. In pratica un sogno, in una Città che non riesce neanche a gestire i propri rifiuti e le aree verdi, per non parlare del resto , e che ha rinunciato ai miliardari finanziamenti previsti per le Olimpiadi, con il ridicolo slogan “No alle Olimpiadi del Mattone”.

  8. L’idea del French Bridge mi piace. Ne metterei 2 sul luogo della tragedia e l’altro a vigna Stelluti. Poi farei 2 ponti di collegamento tra via Flaminia Vecchia e Nitti-vigna Stelluti. Però mi sembra fantascienza in questo quartiere c’è un qualunquismo innato. Si è fatto di tutto per non portare il tram 2 a piazza Diodati nel 90 per mondiali. La stazione di Vigna Clara forse aprirà a fine 2020 immagino i ricorsi per i viadotti.
    Tenere una viabilità che non c’è nemmeno a Bombay. Questo vogliamo.
    Buona notte

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