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Che fine ha fatto il biotopo dell’Insugherata?

biotopo
Duca Gioielli

Nelle aree protette le zone umide sono di straordinaria importanza per la loro spiccata biodiversità; la presenza dell’acqua e di sostanze nutritive favorisce lo sviluppo della vegetazione che a sua volta ospita un gran numero di specie animali.

Tanto importanti che di quella piccola area umida ai piedi del Villaggio dei Cronisti e adiacente al Fosso dell’Acqua Traversa non c’è più traccia. Ma che fine ha fatto?

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Se si entra oggi nell’Insugherata ci si scontra con un vero e proprio muro di vegetazione venuta su rapidamente grazie alle piogge abbondanti; il sentiero che parte da Via Panattoni attraversa una piana dove le piante di cardo rosso raggiungono anche 2 metri di altezza: uno spettacolo straordinario.

Superato il fosso e andando in direzione del bosco di S.Spirito un tempo si costeggiava una piccola area umida dove l’acqua era presente tutto l’anno; in questo vero e proprio vivaio naturale crescevano canne palustri, la typha (quella pianta il cui fiore femminile forma all’estremità un manicotto di colore marrone scuro) e la “coda di cavallo”.

Nelle acque limpide si riproducevano rane, rospi e serpi (la natrice) mentre tra le canne stazionavano germani reali e gallinelle d’acqua: un vero e proprio “biotopo” che improvvisamente è scomparso sostituito da una foltissima vegetazione fatta di canne e arbusti.

Non siamo riusciti ad accertare che fine abbia fatto l’area umida che in virtù delle recenti e consistenti piogge doveva invece essere viva e vegeta; e non sappiamo darcene una spiegazione se non facendo riferimento a quei lavori di scavo condotti probabilmente dall’ACEA che sono andati avanti per lungo tempo.

I lavori hanno interessato proprio i margini dell’area umida e a testimonianza di un qualche intervento idraulico  sono rimaste abbandonate nella vegetazione alcune transenne metalliche (abbandonare transenne, reti arancioni, nastri gialli o bianco-rossi è una tradizione delle imprese che operano su Roma).

Forse l’area umida era generata da una gigantesca perdita oppure a seguito dei lavori si è svuotato il bacino? Non lo sappiamo ma ci piacerebbe tanto che l’Ente Roma Natura potesse spiegare che fine ha fatto quella bell’area umida.

Anni fa il Comitato Robin Hood recintò l’area e mise dei cartelli per avvisare che quello era un luogo dove si riproducevano numerose specie di anfibi e pertanto andava rispettato e tutelato; oggi quei cartelli non avrebbero senso dal momento che l’area umida si è volatilizzata…anzi evaporata.E’ rimasta solo una pozza fangosa larga non più di un metro.

Ancora una volta la bellissima Riserva Naturale dell’Insugherata torna a sorprenderci: per i suoi straordinari ambienti e per alcuni misteri che la circondano.

Francesco Gargaglia

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3 COMMENTI

  1. La zona umida si era formata da sorgenti naturali non inquinate nel corso di decenni, e non c’ mai stata nessuna perdita di acqua poiché li non vi sono condotte Acea. Esiste una condotta profonda di acque sporche che non hanno nulla a che fare con l’ex stagno. I lavori di cui si parla nell’articolo sono stati fatti nel 2018 e consistono in una arbitraria quanto inutile canalizzazione delle acque dello stagno chi ora sfociano direttamente nel fossi inquinato dell’acquatraversa. Prima invece sfociavano nel fosso della Insugherata non inquinato consentendo uno scambio di specie animali tra i due ambienti. In particolare nella zona vi sono pesci , la Rovella, il granchio di fiume , l’arvicola d’acqua, e molti altri. I lavori di Acea hanno causato un piccolo disastro ambientale. Si deve ricordare che la Riserva della Insugherata non è un parco pubblico o un giardino giochi, ma una zona che gode di vincoli e protezioni come un Parco Nazionale e quindi si dovrebbe lasciare la natura fare il suo corso. Purtroppo tra cani liberi, persone che ogni domenica accendono braci e fuochi, la riserva soffre. Inoltre intorno al parco molti cittadini si appropriano indebitamente di aree ad uso privato, per orti e parcheggi . Chi è interessato a creare un comitato o associazione di volontari per la tutela del parco può contattarmi. Segnalo un altro abuso di cui Rona Natura dovrebbe farsi carico: accedendo nella valle più a nord ovest, dove c’É un piccolo ruscello non inquinato, entrando dalla stradina dlla Parrocchia di S. Andrea Avellino, si scopre che è stato realizzato abusivamente un percorso per mountain bike alterando il il bosco e il ruscello con terra da riporto e ponti artificiali. Na veramente tutti fanno come gli pare !!!???

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