C’è tempo fino al 22 aprile per visitare la mostra “Utopia di un viaggio con Goethe” di Gerhard Schwarz a cura di Giuseppe Ussani d’Escobar in corso al Museo Venanzo Crocetti in via Cassia 492. Le opere sono un’antologia di paesaggi italiani ritratti con gli occhi di un artista tedesco d’origine ma italiano d’adozione. Frutto di un percorso-riflessione sul viaggio che Goethe fece in Italia, destinazione principale del Grand Tour.
Gerhard Schwarz è nato a Heidelberg, in Germania, nel 1959. Trasferitosi nel 1983 a Roma per amore della moglie, oggi vive a Prima Porta. L’esordio artistico romano è stato sancito da Dario De Blanck, pittore surrealista allievo di Marc Chagall, che rimase colpito dai suoi dipinti en plein air tanto da invitarlo a esporre del suo atelier a via Margutta nel 1990.
Roma Nord ha avuto già diverse occasioni per conoscerlo e apprezzare le sue opere. Infatti ha esposto ben tre personali nei rimpianti spazi della Torretta Valadier di Ponte Milvio (chiusi ormai da sette anni…): nel 2004 con “Paesaggi del XX Municipio tra Roma e Veio”,nel 2006 con “I ponti sul Tevere” e nel 2007 con “Roma sotterranea. Una città sotto”; e due volte al Museo Venanzo Crocetti: nel 2010 con “Ars Creandi” e nel2014 con “L’anima di un territorio”.
Inoltre, nel 2005 è stato insignito del Premio Baiocco come miglior artista straniero residente nel Municipio XV.
Quest’anno, una galleria virtuale con le sue opere dedicata al Parco regionale di Veio è stata inserita nel sito movio.beniculturali.it. Schwarz è, quindi, un artista profondamente legato al suo territorio d’adozione, da cui prende ispirazione per i suoi intensi e delicati dipinti.
Come lo è anche Giuseppe Ussani d’Escobar, curatore e rinomato critico d’arte, che da sempre vive a Roma Nord. Artista e curatore si sono conosciuti diversi anni fa in una situazione del tutto casuale, finché un giorno da una fatale coincidenza è nata l’idea della mostra “Utopia di un viaggio con Goethe”.
“Heidelberg è la città dei poeti. – inizia a raccontarci emozionato Schwarz – Lì, attorniato da un fitto bosco, c’è un castello imponente e stupendo. Da ragazzo mi piaceva passare il tempo nei giardini del castello e spesso mi sedevo su una panchina in calcare conchiglifero dove era inciso un verso d’amore e sofferenza ‘…là dove le alte mura bruciano troverò il mio amato‘, credevo si riferisse all’incendio del 600”.
Tre anni fa, dopo la morte del fratello, è tornato in quel luogo e vi ha trovato, accanto alla panchina, una statua di Goethe.
“Con un’esperienza e una cultura diversa ho riletto quel verso e ho capito che era tratto dall’opera “Divano occidente-orientale”, un libro di poesie scritte con e per la sua amata Marianne”, ci spiega.
Scoperta che si è rivelata fondamentale per il suo percorso artistico, perché gli ha mostrato la visione di Goethe da una nuova prospettiva. Entrambi tedeschi, entrambi affascinati dall’Italia. A distanza di 200 anni, hanno percorso lo stesso viaggio per inseguire la calda e brillante luce mediterranea che avvolge ruderi, edifici e paesaggi.
Nel 2017 è iniziato, così, la sua avventura sulle tracce di Goethe, fatta di viaggi ma anche di studi approfonditi tra le righe delle sue opere.
“Volevo ritrarre i posti che lui aveva visto nel mio modo, con gli occhi di oggi. I titoli dei mei quadri sono presi da frasi dell’opera Viaggio in Italia, descrizioni di paesaggi, spiegazioni di geologia, riflessioni, riferimenti vari”.
Schwarz ha inseguito la sua ispirazione attraverso la narrazione del poeta tedesco, soffermandosi ad ammirare e ritrarre con olio su tela i paesaggi più belli d’Italia: le Alpi, Venezia, il fiume Po, Roma, Castel Gandolfo, Napoli, Palermo, ecc.
“L’opera di Goethe è sentimentale, divertente, complessa; – ci spiega il curatore Ussani d’Escobar – è capace di rispecchiare un pensiero universale con un linguaggio moderno e comprensibile per tutti”.
Quali sono i punti di convergenza e di distacco tra i due artisti? Lo incalziamo incuriositi. “Il loro è uno sguardo analogo a distanza di anni. Schwarz e Goethe hanno in comune l’attenzione per il colore, per l’atmosfera che assorbe la realtà trasformandola. Entrambi sono affascinati dalla luce mediterranea, profondamente diversa da quella nordica e che li aiuta a raggiungere l’amata sconfinatezza, a viaggiare oltre i limiti, a isolare un luogo rendendolo magico. Sulla ragione rimane la percezione”.
Quali sono i vostri programmi per il futuro? Chiediamo. “L’idea è di continuare questo viaggio in Italia e all’estero, oltre il tempo e lo spazio”, ci rispondo quasi all’unisono con il sorriso e lasciandoci con un po’ di mistero e molta curiosità.
Giulia Vincenzi
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