Home PRIMA PORTA Cimitero Flaminio, accesso vietato a tre edifici

Cimitero Flaminio, accesso vietato a tre edifici

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Galvanica Bruni

Non c’è pace al cimitero Flaminio di Prima Porta, né per chi vi riposa né per chi vorrebbe portare loro un fiore.

E’ lunga la lista degli episodi accaduti negli ultimi anni che ne denunciano lo stato di abbandono: bare saccheggiate, salme cremate per errore, lapidi spaccate, furti di fiori e oggetti, erba incolta, parenti alla ricerca delle lapidi tra rovi ed erbacce dove c’è chi giura di aver visto girare anche vipere, tombe a terra circondate da escrementi di animali, blatte e topi che passeggiano indisturbati.

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Una situazione che ha dell’incredibile, che si trascina da anni e con la quale pare che nessuno abbia voglia di cimentarsi per porvi rimedio.

E dire che il Cimitero di Prima Porta è il più grande d’Italia, considerato capolavoro di architettura cimiteriale contemporanea. Grande 140 ettari, è percorso da 37 km di strade interne, sulle quali si circola con automezzi e autobus. Le strade, altra nota dolente. Chiamarle strade è un eufemismo, alcune sembrano tratturi di campagna.

E chi dire delle fontanelle asciutte o al contrario di quelle che perdono acqua h24? E che dire dei servizi igienici che di igienico non hanno proprio nulla? Per non parlare dell’illegalità che lo circonda fra operatori commerciali (non tutti, per carità) abusivi e spaccio fiorente nei parcheggi.

L’ultimo episodio

E a questa lunga lista ora s’aggiunge un nuovo episodio. A seguito delle verifiche effettuate il 9 gennaio, i Vigili del Fuoco hanno disposto i divieto di accesso al pubblico negli edifici O-P-Q, primo piano, dalle cappelle 27/32 alla cappella 47, fino a data da destinarsi.

Così recitano gli avvisi affissi sul posto nei quali si indicano i percorsi alternativi per raggiungere le cappelle praticabili.

AMA: “in attesa di un ok dal 2017”

Dall’AMA, che ha in carico la gestione e la manutenzione ordinaria del Cimitero, è scattata subito una presa di distanza.

In un comunicato la municipalizzata capitolina fa infatti sapere che sulla base di quanto previsto all’articolo 9.4 del contratto di servizio sottoscritto col Campidoglio la competenza in tema di manutenzione straordinaria spetta al Comune. Di conseguenza, “AMA non ha facoltà di intervenire se non a seguito di specifici atti autorizzativi di Roma Capitale“.

E poi l’affondo. “Si informa – sottolinea la nota – che AMA ha presentato al Dipartimento Tutela Ambientale in data 26 luglio 2017 l’atto per il progetto di manutenzione straordinaria delle coperture degli edifici loculi e che, a tutt’oggi, si è in attesa degli atti autorizzativi e dei relativi finanziamenti“.

E così, a fare le spese di questo ping pong, sono ancora i romani: quelli defunti e quelli che vorrebbero andare a trovarli.

Edoardo Cafasso

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1 commento

  1. Per i lavori straordinari servono gli Atti Autorizzativi e i Finanziamenti, dunque è colpa del Comune. Ma per la manutenzione ordinaria di cui qui voi ricordate un lungo elenco di fatti vergognosi come la mettiamo AMA?

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