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Colpi di pistola contro l’auto di don Antonio Coluccia

Don Antonio Coluccia
Galvanica Bruni

Nella scorsa notte nel comune di Specchia, in provincia di Lecce, l’auto di Don Antonio Coluccia, sacerdote notissimo a Roma Nord per il suo impegno contro le mafie e la criminalità, è stata raggiunta da quattro colpi di pistola che hanno mandato in frantumi un finestrino.

E’ stato lo stesso sacerdote, che in questi giorni si trova a Specchia, suo paese natio, a denunciare la vicenda alla Stazione locale dei Carabinieri che, recatisi sul posto, hanno recuperato e sequestrato tre ogive e quattro bossoli dando il via alle indagini e visionando le immagini di alcuni sistemi di videosorveglianza presenti sul luogo dove è avvenuto il fatto.

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La vicenda ha avuto enorme risonanza sulla stampa salentina. Alcune testate locali, come ad esempio il Quotidiano di Puglia.it ricordano che appena qualche giorno fa, c’era stata un’altra intimidazione nei confronti di Don Antonio Coluccia.

“Una scritta in arabo – scrive il quotidiano online di Lecce – era stata apposta su un manifesto che pubblicizzava un incontro sulla legalità che si sarebbe svolto a Supersano a cui avrebbe preso parte proprio don Antonio. Il manifesto recava l’immagine di don Antonio e la scritta in arabo – che significava ‘Buon appetito’ o ‘Buono da mangiare’ – era stata posta proprio sugli occhi del sacerdote, quasi a volerglieli chiudere gli occhi. In quell’occasione, a sporgere denuncia erano stati gli organizzatori dell’evento, ma si era archiviato il gesto come una bravata da parte di vandali, dal momento che la scritta sembrava essere stata staccata da un manifesto accanto che pubblicizzava una cena solidale e multiculturale, per essere piazzata poi sul manifesto con il volto del sacerdote”.

In quel caso don Antonio aveva ugualmente preso parte all’incontro, dichiarando di non essere spaventato: “I miei occhi sono fatti per vedere e nessuno me li può chiudere”, aveva detto in apertura dell’incontro.

Più volte abbiamo raccontato di don Antonio Coluccia – vice parroco della parrocchia San Filippo Apostolo di Grottarossa –, della sua Opera Don Giustino Onlus e della villa a via della Giustiniana sequestrata alla mafia, mille metri quadri su tre piani con tre ettari di giardino,  nella quale cinque anni fa don Antonio ha aperto una casa famiglia  per ospitare  ragazzi e uomini adulti con storie tristi alle spalle, con delle viti difficili da dimenticare, tutti accomunati da una voglia di riscatto, dal desiderio di ricominciare a vivere una vita nuova.

Un prete di strada, un sacerdote giunto alla sua missione a 25 anni – oggi ne ha 43 – da giovane operaio di un calzaturificio quando decise di cambiare completamente vita per seguire l’improvvisa e grande vocazione: aiutare gli ultimi, i sofferenti e gli emarginati indossando l’abito talare.

Missione che, giunto a Roma, nel quartiere di Grottarossa, è diventata sua ragione di vita,come lo è la sua battaglia per la legalità e contro la criminalità, lo spaccio, la delinquenza, il fascino del denaro facile traviante i giovani. Un prete che dà fastidio e che già nel passato, sempre a Grottarossa, era stato oggetto di minacce. L’ultima, nel 2016, quando gli fu recapitato per posta un proiettile con un biglietto: “Prete, parli troppo”.

Da anni Don Coluccia viveva scorta che però gli è stata revocata alcuni mesi fa; ma lui continua dritto per la sua strada, quella della legalità contro le mafie. Una battaglia che non conosce soste, come ebbe a raccontare in un convegno all’aperto tenutosi nell’estate del 2016 a Labaro davanti ad un centinaio di persone.

Gaia Azzali

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4 COMMENTI

  1. Sono sicura che questi atti intimidatori non riusciranno a fermare don Antonio Colucci. Anzi, lo spingeranno a proseguire con maggiore determinazione nella sua opera di carità.

  2. Coraggio don Antonio..con la preghiera siamo vicino a voi..stasera ho conosciuto nella chiesa di santo Annibale i ragazzi che hanno un passato triste..speriamo che il loro futuro grazie al suo coraggio si pieno di speranza..un buon Natale a tutta la comunità

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