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Ponte Milvio, è Lontana… ma non è lontana

villa lontana
Galvanica Bruni

E’ Lontana…ma non è lontana. In via Cassia, al civico 35, a poco meno di 500 metri da piazzale di Ponte Milvio, sorge un luogo pieno di storia. Si pensi che è menzionato fin dal Medioevo per la sua vicinanza all’antica via Francigena. Villa Lontana, chiamata così perché – appunto – in passato sorgeva su un terreno brullo, lontano dal centro cittadino, adesso si trova nel pieno di Roma Nord, inglobata negli anni nel perimetro di quella stessa metropoli un tempo così distante.

Pochi passi dopo il ponte della Tangenziale, sul lato sinistro della strada venendo da Ponte Milvio, c’è l’accesso a questo grande polo residenziale di lusso. Non una costruzione, ma un complesso di edifici all’interno di quello che una volta era un parco.

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Si può oltrepassare il valico d’entrata ma solo fino al gabbiotto del portiere in prossimità. Il custode ci spiega che si tratta di un comprensorio privato dove non è possibile accedere né fare fotografie. Anche le forze dell’ordine – ci dice – hanno bisogno di un permesso.

La villa vera e propria è solo una parte del complesso, è più internata e non possiamo vederla. Il resto sono palazzine costruite a partire da quando gran parte del parco fu lottizzata negli anni ’60. Quanto riusciamo a scorgere è comunque un bel vedere, tra vialetti alberati, piante rigogliose di un verde vivissimo, siepi curate, un silenzio irreale.

villa lontanaChi ci abiterà? Di sicuro non gli Orsini, antica famiglia dell’aristocrazia romana proprietaria della tenuta fino alla seconda metà del Seicento, né qualcuno appartenente alla Camera Apostolica, che la concesse in enfiteusi, né il principe Poniatowski o gli scultori Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, che comunque vi lasciarono un’impronta del loro passaggio.

E sì che di cambiamenti ce ne sono stati nel corso dei secoli, basti pensare che il podere è stato anche vigna e giardino esotico, e l’edificio principale al suo interno, anche casale rurale e casino di delizie. In anni recenti, tuttavia, un intervento conservativo ha dato nuovo prestigio alla dimora, che è tornata agli antichi splendori.

Anche Bettino Craxi, ai tempi in cui era presidente del Consiglio, altezza anno 1985, voleva trasformarla nella sua dimora. La Downing Street italiana, si diceva che sarebbe diventata. Perché a noi è sempre piaciuto copiare gli anglosassoni, e se Bettino sfidò Reagan a Sigonella, dalla Tatcher mutuò – tra le altre – l’idea della residenza.

Che certo logisticamente non sarebbe stata l’ideale sistemazione, vista la lontananza da Palazzo Chigi (anche Spadolini, quando era lui a guidare il governo, desistè), ma sempre meglio dell’hotel Raphael, quello davanti al quale nel 1993 prenderà una secchiata di monetine in testa. C’era però da apportare all’alloggio una serie di interventi abbastanza onerosi, tra riparazioni e cambiamenti vari. In più, tutto il discorso sulla sicurezza da metter su. E si sa, la burocrazia in Italia non è che viaggi spedita. Cosicchè eccoci al 1987, il governo Craxi cade e del cambio di residenza non se ne fa più nulla.

E pensare che lo Stato, questa tenuta la ebbe in regalo dall’avvocato Cesare Tumedei, già vicepresidente della Bastogi e consigliere della Montedison, morto senza eredi nel 1980 all’età di 86 anni. Il professionista aveva però inserito in una clausola l’obbligo per lo stesso Stato, di fissare a Villa Lontana la residenza del presidente del Consiglio. Prendere o lasciare, dunque? L’amletico dubbio si pose per primo al presidente del Consiglio dell’epoca, Francesco Cossiga e via via a tutti gli altri.

villa lontanaMa Villa Lontana è stata al centro delle cronache anche in tempi più recenti. Nel 2007 il giardino fu interessato da alcuni scavi che hanno portato alla luce una necropoli con 160 tombe menzionata in passato anche in relazione al percorso della succitata via Francigena.

E a gennaio 2014, quando un diluviò tempestò Roma, ci fu – tra le tante – la frana che bloccò l’Olimpica per sei mesi. Fu proprio il costone di Villa Lontana a cedere. La slavina rovinò giù lungo la carreggiata nord all’altezza del sovrappasso di via Cassia interessando un fronte di circa 50 metri della scarpata, per un’altezza di 10-15 metri, facendo crollare il muro di “sottoscarpa” dell’Olimpica e trascinando il terreno sulla sede stradale.

Valerio Di Marco

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