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Garage trasformati in negozi nel mirino del Campidoglio

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L’amministrazione capitolina, nonostante lo stop temporaneo all’Ecopass, non si ferma nella sua crociata: togliere le auto dalle strade romane. In questa direzione va la nuova proposta avanzata dall’assessorato all’Urbanistica: un’indagine a tutto campo nel cui mirino vi sono gli ex garage.

Nello specifico, si vuole avviare un censimento volto alla rilevazione dei cambi di destinazione d’uso dei garage nati inizialmente come parcheggi privati e poi trasformati in negozi, palestre, magazzini, officine e attività commerciali di ogni tipo.

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Una realtà che riguarda e coinvolge anche molte attività presenti nel territorio del XV Municipio (basta guardarsi attorno lungo via di Vigna Stelluti, o al Fleming e così in tanti altri quartieri di Roma Nord) e che merita quindi qualche informazione a riguardo.

Utopia o possibilità concreta?

La proposta dell’amministrazione capitolina poggia sulla volontà manifestata già in più occasioni dalla Sindaca Virginia Raggi in prima persona, quella di ridurre drasticamente le auto nelle strade della capitale. La proposta si basa dunque su ragioni relative alla decongestione del traffico cittadino, la restituzione di spazi che precedentemente erano stati creati ad hoc per ospitare le automobili dei privati e il miglioramento della viabilità anche in termini di ampliamento delle carreggiate.

Queste le premesse che hanno mosso l’attenzione del Campidoglio nei confronti degli ex garage adibiti ad attività commerciali. I cavilli legali che permetterebbero la manovra, secondo quanto dichiarato dalla stessa amministrazione, sono reperibili, nel decreto legge 2 aprile 1968 n.1444, relativo alla densità edilizia.

Tuttavia, la pretesa che si possano chiudere tutte quelle attività commerciali e non, avviate in spazi nati come garage, potrebbe assumere più la forma di una visione utopica  che una pratica realizzabile.

Nello specifico, l’appiglio che muove le intenzioni dell’assessorato all’Urbanistica riguarderebbe il corretto rapporto tra gli spazi pubblici o riservati alle attività collettive e le aree di parcheggio. Tali parametri, data la densità demografica della capitale, il numero elevato di autovetture e i cambi di destinazione d’uso, sembrerebbero esser venuti meno.

Quindi, nonostante le migliori intenzioni, è opportuno chiedersi se la proposta del Campidoglio sia realmente auspicabile.

Tanti i dubbi poche le certezze

In relazione a ciò, abbiamo cercato di delineare un quadro più chiaro sul tema affidandoci anche all’esperienza di Giovanna Marchese Bellaroto, presidente di Assocommercio Roma Nord e presidente della CNA-Commercio Lazio, secondo la quale, ad oggi, la proposta del Movimento 5 Stelle risulterebbe essere inattuabile.

Per comprendere tale impossibilità è necessario fare un salto indietro. Difatti, la nota diramata dall’amministrazione fa riferimento a un decreto legge del 1968, correlato a un momento storico caratterizzato dallo sviluppo urbanistico della città di Roma.Tale decreto – spiega Giovanna Marchese Bellaroto – si collegava a quell’insieme normativo in materia di edilizia e, conseguentemente, ai parametri che i costruttori dovevano tenere in considerazione per gli appalti e riguardanti, anche, le aree di parcheggio.”

“Successivamente, come nel caso precedente, la condizione storica e di sviluppo urbano sono state determinanti per l’introduzione della possibilità dei cambi di destinazione d’uso. Questo in risposta all’idea secondo cui uno sviluppo economico e imprenditoriale maggiore, diffuso nei quartieri cittadini, potesse aiutare i residenti ad ottenere un maggior numero di servizi “sotto casa”. Ciò ha permesso alle medie strutture, ovvero quelle la cui superficie misurasse fino a 500 mq, di poter chiedere e ottenere tali cambi, regolarizzati secondo le norme vigenti in quel dato periodo e tutt’oggi ancora in vigore.”

Ciò pone un primo dilemma: se tali cambi di destinazione d’uso sono stati ottenuti secondo procedure legalmente riconosciute (salvo le eccezioni del caso), l’amministrazione 5 Stelle può davvero chiedere a commercianti e imprenditori di chiudere le proprie attività?

Per cercare di comprendere come sia stato possibile realizzare un così vasto numero di cambi di destinazione d’uso e, nel caso di specie, quelli riguardanti i garage, bisognerebbe considerare, come suggerito dalla stessa presidente di CNA-Commercio, la Legge Regione Lazio n.33/99, relativa allo Sviluppo Economico.

Tale legge, anche se ormai inadatta alla situazione economica attuale e la cui nuova bozza giace ancora sulle scrivanie della Commissione della Regione Lazio, resta comunque vigente e perciò continua a porre in essere i propri effetti, tra i quali quelli relativi alle autorizzazioni sui cambi di destinazione d’uso.

Al pari del D.L del 1968, anche questa normativa risulta essere stata introdotta in un momento storico preciso e caratterizzante. Perciò, se una prima fase della storia della città di Roma ha visto le amministrazioni coinvolte in uno sviluppo delle aree residenziali e dei servizi necessari, tra cui i parcheggi privati, una seconda fase è stata caratterizzata da uno sviluppo economico, commerciale e imprenditoriale.

Questo cambio di intenzioni, ha portato alla regolamentazione e, anche, all’introduzione di norme riguardanti i cambi di destinazione d’uso.

È opportuno, quindi, operare un primo processo di differenziazione tra coloro che hanno ottenuto tale cambio in linea con la normativa vigente all’epoca e tutt’oggi in vigore e l’insieme di quelle strutture che possono collocarsi in uno spazio di non-conformità, sia per quel che concerne le autorizzazioni, sia per gli standard edilizi e di sicurezza necessari per l’avviamento di un’attività commerciale.

Queste sono le strutture che rientrano nel mirino dell’indagine che vorrebbe tendere a riscontrare l’esistenza o meno di eventuali abusi edilizi, irregolarità nei sistemi di compravendita e procedure poco chiare.

Molti, quindi, i dubbi relativi alla concreta possibilità di realizzazione o meno dell’iniziativa avanzata dal Campidoglio per le cui delucidazioni bisognerà attendere le verifiche dei tecnici del dipartimento Urbanistica di Roma.

Francesca Romana Papi

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