Home CRONACA Ronde e armi in casa: si o no? Risponde Francesco Tagliente

Ronde e armi in casa: si o no? Risponde Francesco Tagliente

intervista Tagliente
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Di questi tempi se ne parla tanto, i problemi della sicurezza e criminalità a Roma sono noti. Si pensi al degrado urbano, all’illegalità diffusa, all’abusivismo, finanche alla micro-criminalità e alla criminalità organizzata. Ogni reato sostanzia una grave lesione per la persona offesa e un duro colpo alla vivibilità cittadina. Da qui la sempre più forte rivendicazione dei cittadini romani a vivere e lavorare in una città sicura.

Per rispondere al diffuso senso di insicurezza è certamente indispensabile che ai cittadini sia offerta una risposta efficace e idonea alle aspettative di chi si dovesse trovare in una condizione di disagio o di pericolo. Ma al di là di quanto possano e debbano fare le istituzioni, c’è chi in queste ore rilancia prepotentemente l’ipotesi che la soluzione sia nel fai-da-te: ronde cittadine e liberalizzazione nell’uso delle armi.

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Abbiamo quindi chiesto un parere sull’argomento al prefetto Francesco Tagliente. Chi meglio di lui per darci delle risposte?  Classe 1949, laurea in Legge, residente a Roma Nord, è dal 1967 che Francesco Tagliente è nel campo della Pubblica Sicurezza. Di esperienza ne ha, e pure tanta, tutta acquisita in incarichi di responsabilità sul territorio.

E i problemi di Roma li conosce bene perchè dal 1986 al 1995 ha diretto la Sala Operativa della Questura di Roma assicurando il controllo della capitale e il pronto intervento.
Dal 1995 al 2000 ha poi ricoperto l’incarico di Capo di Gabinetto di quattro diversi Questori di Roma, occupandosi del governo e della gestione di tutti i servizi di ordine e sicurezza pubblica. Successivamente ha diretto l’Ufficio Ordine Pubblico del Ministero dell’Interno finchè nel 2006 viene nominato questore di Firenze, dove resterà per quattro anni per poi tornare a Roma nel delicato incarico di Questore che ricoprirà fino al 2012, anno in cui il Consiglio dei Ministri lo nomina Prefetto di Pisa che sarà l’ultimo step della sua carriera nella PA, terminata nel 2014.

francesco taglienteUso delle armi e ronde

Secondo il recente rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia realizzato dal Censis, i reati denunciati risultano oggi in calo del 10%, mentre gli omicidi, le rapine e i furti risultano diminuiti rispettivamente del 43,9%, del 37,6% e del 13,9%.

Con questi dati dovrebbe aumentare la percezione della sicurezza. Invece, paradossalmente, sembra non essere così: difatti lo stesso rapporto del Censis sottolinea che i cittadini hanno paura e intendono ricorrere alle armi per potersi difendere.

Sicuramente si avverte più paura e voglia di armarsi. In un anno, le licenze per porto d’armi sono aumentate del 13,8%. “Questi dati” – sostiene Tagliente – “potrebbero continuare a crescere visto che il 39% degli italiani è favorevole all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma da fuoco per la difesa personale. Se si avverte più paura e voglia di armarsi, se siamo arrivati al punto che quasi un italiano su 4 ha voglia di armarsi, bisogna riflettere e prendere seriamente in considerazione una diversa politica della sicurezza per tentare di prevenire il pericolo della soluzione “fai-da-te” facendo ricorso alle armi e alle ronde.”

“Il tema delle armi – aggiunge Tagliente – è delicato e complesso anche per gli addetti ai lavori. Possedere un’arma non può mai essere considerata una soluzione; semmai una extrema ratio e bisogna tenere distinti detenzione e porto d’armi dalla legittima difesa. Io sono dell’avviso che solo per la legittima difesa sono necessari correttivi sul piano normativo”.

Alla domanda se le ronde possono esser considerate un utile strumento di controllo, il Prefetto risponde che “le ronde non sono una soluzione. Ben vengano invece i gruppi per il “controllo di vicinato” che stanno fiorendo a chiazza di leopardo, ma a condizione che siano regolamentati.  Resta inteso che i c.d “Gruppi WhatsApp” possono aumentare la percezione di sicurezza e aiutare le forze di polizia a contrastare i reati, solo se in collegamento con una Forza o Corpo di Polizia e se le Istituzioni garantiscono un ascolto continuo delle segnalazioni e all’occorrenza un immediato pronto intervento”.

Il ruolo delle forze di polizia

Le forze di polizia fanno sicuramente la loro parte. Ma cosa si potrebbe fare per garantire e promuovere la loro azione? Perché i cittadini hanno diritto alla sicurezza e alla libertà e le Istituzioni e le Amministrazioni hanno il dovere di promuovere tutte le iniziative possibili, sul piano legislativo, amministrativo e operativo, per garantire il loro diritto a vivere e a sentirsi liberi e sicuri.

Per garantire e promuovere l’azione delle Forze di Polizia serve innanzitutto coesione interistituzionale e un lavoro di squadra. Bisogna assicurarsi che tutti svolgano attivamente il proprio ruolo e il proprio dovere.  Immaginiamo la sicurezza come una catena, essa potrebbe sussistere solo se tutti gli anelli sono legati gli uni negli altri perché la rottura o il semplice indebolimento di una sola di essi potrebbe vanificare l’impegno degli altri a scapito della sicurezza generale”.

Dunque le Forze di polizia fanno la loro parte. Lo stesso rapporto Censis mette in evidenza che le Forze dell’ordine godono di una grande fiducia da parte degli italiani. Gli operatori di polizia che impegnandosi e rischiando su tutti i fronti hanno assicurato alla giustizia gli autori dei delitti e i familiari delle vittime di quei criminali non vorrebbero rivedere il giorno dopo fuori dal carcere gli autori dei crimini violenti.

È necessario impegnarsi sul piano politico, giudiziario e diplomatico per garantire la certezza esecuzione della pena, della necessaria esecuzione della condanna, la certezza della esecuzione dei provvedimenti di espulsione e ogni possibile iniziativa sul piano delle convenzioni e accordi internazionali per l’esecuzione della pena nel Paese di origine del condannato. Bisognerebbe valutare attentamente la concessione delle misure alternative alla detenzione carceraria a criminali sanguinari recidivi. Una diversa politica della sicurezza alimenta sfiducia nei cittadini e rassegnazione delle forze di polizia”.

Sicurezza e cittadini

Per far accrescere nei cittadini la percezione della sicurezza, per Tagliente “dobbiamo cercare di capire il paradosso della diminuzione dei reati e dell’aumento della percezione di insicurezza”.

Delle due l’una”, spiega. “O c’è un grave difetto di comunicazione con un linguaggio che alimenta l’insicurezza con gravi ripercussioni anche sull’economia oppure i dati statistici non sono fedeli alla realtà per difetto di rilevazione o perché la gente alle prime difficoltà ad accedere ai Servizi rinuncia a fare la denuncia o la segnalazione. Il dato certo è che un cittadino su quattro dice di avere paura e vuole ricorrere alle armi per potersi difendere”.

Non c’è dubbio che la priorità, oggi, sia quella di far crescere nei cittadini la percezione della sicurezza. Per far questo occorre intervenire sul rapporto di fiducia tra questi e le Istituzioni chiamate a vario titolo a concorrere nella correzione ambientale, strutturale e sociale.

Non è un caso che da anni le forze dell’ordine siano in cima alla scala di fiducia dei cittadini: difatti “quando una condanna arriva dopo anni o viene cancellata, se i luoghi che ci circondano sono degradati, quando un giovante non trova lavoro, si avverte l’assenza delle Istituzioni”.

Sicurezza e immigrazione

Oggi i grandi temi sono l’immigrazione e la sicurezza. Sono settori complessi su cui bisogna lavorare in sinergia sul quotidiano “facendo sì che le leggi siano rispettate ed i cittadini ne percepiscano l’efficacia nella loro vita di tutti i giorni”, conclude Tagliente.

Chiara Meoli

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