Home TIBERINA Dal camping River al Tiber passando per Prima Porta

Dal camping River al Tiber passando per Prima Porta

rom-prima-porta
ArsBiomedica

Auto, furgoni e giacigli improvvisati contornano da giorni la stazione di Prima Porta, nei pressi di Piazza Saxa Rubra. A pochi metri dal centro abitato, una cinquantina di famiglie rom giacciono infatti sotto il sole cocente, aspettando di conoscere la loro destinazione dopo lo sgombero del Camping River, l’ormai “ex” campo nomadi di via Tenuta Piccirilli, sulla Tiberina.

È dal 26 luglio infatti che gli ex residenti si sono riversati in strada, da quando hanno varcato quei cancelli sotto un nubifragio estivo. Nonostante il fermo della Corte di Strasburgo sugli sgomberi fino al 27 luglio, le forze dell’Ordine sono comunque intervenute allontanandoli dal campo.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Sotto la pioggia battente, gli ex residenti del River hanno così tentato un primo riparo di fortuna; si sono attrezzati per trascorrere la nottata all’addiaccio in via Tenuta Piccirilli, a due passi dal campo, nonostante i fossero tanti i minori. Il giorno dopo hanno scelto Prima Porta come loro secondo stallo, di certo non un’alternativa facile, ma l’unica attualmente possibile pur di rimanere insieme.

Vivono sulla strada

Fra le oltre cinquanta persone ci sono donne e bambini, dai pochi mesi di vita fino ai 14 anni, esposti da giorni al caldo torrido e a condizioni di vita precarie. Materassi, cuscini e tende da campeggio sono state disposte sul marciapiede di Prima Porta; alcuni hanno invece trasformato la propria autovettura in una seconda casa, quella casa che chiedono e attendono nonostante le alternative offerte dalla Sala Operativa Sociale del Comune.

primaportaC’è chi si ripara dall’afa nella propria auto, chi si stende a terra in quel poco di ombra che la strada offre mentre il caldo scioglie l’asfalto e i bambini giocano nella piazzola antistante al bus e alla ferrovia della Roma-Viterbo; altri percorrono avanti e indietro il marciapiede, in un’attesa ossessiva.

Su un lato del caseggiato spunta persino un filo di panni stesi, un tentativo di continuare a vivere nonostante tutto.

 “Adesso tira aria di passerella politica, in cui ognuno dice la sua, è una situazione temporanea, da comprendere, ma qualcuno deve pur intervenire!” sostiene un esercente della piazza, a tu per tu con i nuovi vicini.

Alcuni rom, nel tentativo d’ingannare il tempo, si avvicinano persino curiosi. “Ce l’hai un portafortuna per me?”, gli chiedono speranzosi. In questo caso però, la fortuna non c’entra. Entrano in gioco le istituzioni.

prima-porta“Le verità nascoste”

Mercoledì 1 agosto, nella  Sala Stampa della Camera dei Deputati, si è tenuta la conferenza stampa “Camping River. Le verità nascoste nelle pieghe della propaganda”, volta a chiarire gli interventi intrapresi fino a ora sulla questione. Interventi spesso risultati contraddittori, non produttivi, considerando che le famiglie rom, per cui tanto il Comune si è speso pur di trovare loro una nuova sistemazione, alla fine hanno intrapreso l’unica alternativa possibile: la strada.

Una soluzione che astrae dal decantato Piano Rom e che rischia, secondo l’Onlus 21 luglio, di replicarsi anche per il Camping de La Barbuta.

E’ importante che si parli di questo sgombero perché rappresenta un avamposto della questione sociale di Roma”, ha dichiarato Carlo Stasolla, Presidente dell’Associazione 21 luglio. Sorto nel 2005, Il Camping River rappresenta infatti il primo step di un Piano Rom messo in atto dalla Giunta Raggi, nonché un volta pagina nella gestione accoglienza dopo lo scandalo di Mafia Capitale.

Quando scadde il termine ultimo per la chiusura del Camping, il 30 settembre 2017, decisi di interpellare direttamente le famiglie del campo e comprendere le soluzioni presentato loro fino ad allora – ha dichiarato Ginevra Nozzoli, giornalista e  relatrice nella conferenza di oggi – Molti residenti del River mi confidarono le difficoltà riscontrate nello stipulare un contratto d’affitto, non è così facile quando sei un indigente”.

Per quanto il Comune venga incontro alle famiglie rom con un bonus casa, favorendole nella ricerca di una nuova sistemazione, è difficile che questo possa sopperire ad altri tipi di difficoltà, come la fiducia che le agenzie immobiliari nutrono verso i nomadi, senza contare la mole di carteggi burocratici e di vincoli richiesti alle famiglie rom per le attività lavorative, o i contributi offerti dal Comune per il rientro nei propri paesi d’origine, non sempre sufficienti a coprire le spese del viaggio.

Per quanto riguarda il ricorso alla Corte dei diritti umani di Strasburgo invece, Aurora Sordini, Legale dell’Associazione 21 luglio, ha tenuto a precisare: “Negli ultimi giorni molte testate hanno confuso il parere della Corte dei diritti umani di Strasburgo con la Corte di Giustizia europea, limitando il parere di quest’ultima a ‘L’Europa ci dà ragione sul River’. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha semplicemente riconosciuto che alle 3 persone del River è stata effettivamente fornita una soluzione abitativa, dandone atto, ma il ricorso di Strasburgo non è chiuso e in questi mesi perfezioneremo la richiesta”.

Dal River al Tiber il passo è breve

Nel frattempo Marcello Zuinisi legale rappresentante dell’Associazione Nazione Rom, ha fatto sapere di essere in attesa di una risposta formale dalla Direzione del Camping Tiber, sito sulla via Tiberina un migliaio di metri prima del River, presso il quale ha prenotato 32 alloggi per 116 persone dichiarandosi “pronto a versare caparra del 30% tramite bonifico e saldo alla stipula del contratto e consegna alloggi” che sono stati prenotati fino al 30 ottobre.

La delibera 70 della Giunta capitolina, emessa nell’aprile 2018, prevede infatti l’erogazione di un bonus da 10mila euro a famiglia per entrare in una struttura di ricezione temporanea, come lo è per l’appunto il Camping Tiber.

Non si conosce ancora la risposta della direzione del campeggio (che già per alcuni mesi del 2015 funse da hub della Croce Rossa ospitando circa duecento rifugiati politici provenienti dal da Ghana, dalla Guinea e dal Mali) ma è certo che se dovesse essere positiva per i 116 rom nulla cambierebbe: da un modulo abitativo ad un altro, da un campeggio ad un altro spostandosi solo di un migliaio di metri. Questo fino al 30 ottobre. E dopo?

Barbara Polidori

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome