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Alla scoperta delle grotte dell’Arco di Bellegra

grotte arco Bellegra (1)
Galvanica Bruni

Se siete stufi della confusione e del traffico stradale e desiderate una giornata di tranquillità Vignaclarablog.it vi propone un itinerario in grado di soddisfare in pieno il vostro bisogno: una visita alle Grotte dell’Arco nel Comune di Bellegra.

Le grotte dell’Arco sono uno dei fenomeni carsici più rilevanti della provincia di Roma e sono accessibili a tutti comprese persone con disabilità, bambini piccoli e perfino cani.

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Il paese di Bellegra si trova ad una cinquantina di chilometri da Roma sul Monte Celeste a 815 metri di quota; abitato fin dall’antichità dagli Equi comprende al suo interno le mura poligonali, la chiesa di San Nicola e il convento di San Francesco; le Grotte dell’Arco si trovano a circa 3 chilometri dal paese al confine tra i monti Lucretili e i monti Prenestini.

Per raggiungere da Roma Nord le grotte si segue l’Autostrada Roma-l’Aquila con uscita a Vicovaro-Mandela e quindi si percorre la sublacense fino a Subiaco; attraversato l’abitato si prende  la provinciale per Olevano e dopo una quindicina di chilometri, subito dopo Oricola, si gira  a destra per Bellegra. Percorsi circa 500 metri si svolta nuovamente a destra su una rotabile asfaltata che porta direttamente all’ingresso delle grotte.

Tutta l’area è molto bella perché ai monti ricoperti di boschi di querce e carpino si alternano verdi vallate dove viene coltivata la vite; siamo infatti sulla strada e nell’area del Vino Cesanese che nelle sue tre tipologie (Olevano, Piglio, Affile) è uno dei vini più pregiati del Lazio. Numerose sono le cantine sociali dove poter acquistare il vino.

Le grotte attualmente sono gestite da una associazione di volontari, “Sotterranei di Roma”, che grazie all’opera di alcune guide turistiche e di esperti speleologi consente ai turisti di visitare la grotta il sabato e la domenica (dalle ore 8 alle 18) e su prenotazione, nei giorni feriali.

Per le visite ci sono tre diverse modalità: un itinerario “turistico” (percorso di 270 metri con una durata di 1 ora) adatto a tutti e senza alcuna limitazione il cui costo è di 7 euro per gli adulti e 5 per i bambini dai cinque anni in poi; un itinerario “speleologico” (percorso di 680 metri e una durata di 2 ore) per adulti e bambini che prevede però l’uso di stivali, tuta, casco e lampada frontale (il materiale è fornito dall’organizzazione) il cui costo è 15 Euro più noleggio dell’attrezzatura (altri 7 euro). Necessaria la prenotazione.

Infine un percorso speleologico-avanzato (percorso di 970 metri con durata di 4 ore) riservato a chi possiede già una adeguata esperienza e il cui costo è di 35 Euro.

Le Grotte dell’Arco (un sito di interesse comunitario) prendono il nome da un arco di pietra che era in origine l’entrata (prima che un breve tratto di volta crollasse) e sono percorse nella sua intera lunghezza (1216 m) da un piccolo torrente.

Si tratta in realtà di un articolato sistema che ha origine dalla località chiamata il Pantano, dove anticamente esisteva un piccolo lago e termina nell’Aniene. La grotta di evidente origine carsica ha una temperatura tra gli 8 e i 12 gradi e specie nel tratto iniziale presenta ampie volte con stalattiti, stalagmiti e colonne create dall’unione di queste due.

Le volte si vanno restringendo con il progredire della profondità anche se l’andamento rimane prevalentemente orizzontale  e tornano ad allargarsi in prossimità di quelli che vengono chiamati i saloni Titanico e Ciclopico e la Sala del Duomo; il continuo trasudo dalla roccia di gocce d’acqua (in questo caso si dice che la grotta è viva) permette l’accumulo del carbonato di calcio che con il passare dei millenni da vita a forme bizzarre che ricordano animali o piante.

Nelle volte della Grotta dell’Arco, alte anche 15 metri, si possono osservare queste fantastiche forme dal colore latteo oltre a stalagmiti in via di formazione.

Le guide, cordiali e molto disponibili, equipaggiate con torce a bassa luminosità per non lasciar svanire la magia dei luoghi oltre ad accompagnare il visitatore vi racconteranno anche la storia e le caratteristiche del luogo sicuramente abitato fin dall’antichità.

All’interno della grotta, la cui sistemazione iniziata a metà degli anni 20 si è poi conclusa nel 1996 a cura del Gruppo Speleologico di Grottaferrata, è possibile osservare infatti alcune pitture rupestri risalenti al periodo del Neolitico (3000-4000 a.C.).

Come tutte le cavità naturali anche le Grotte dell’Arco ospitano numerose forme di vita che vanno dai licheni alla microfauna e poi salamandre e soprattutto pipistrelli; le colonie che vivono all’interno (monitorate dalla Regione Lazio) sono costituite dai piccolo Miniottero, lungo tra i 4 e i 6 cm e dal “ferro di cavallo” con un apertura alare di circa 36 cm.

I pipistrelli, numerosi e del tutto innocui, vivono nelle parti più profonde e si riproducono regolarmente tanto che le grotte da ottobre a marzo rimangono chiuse proprio per evitare di disturbare il loro  letargo.

Le Grotte dell’Arco, come tutti i luoghi misteriosi, sono una meta affascinante che susciterà soprattutto l’entusiasmo dei più piccoli (spesso sono in visita infatti le scolaresche che godono di sconti particolari); sono anche situate in una delle località più verdi e piacevoli del Lazio e ad appena un’ora di strada da Roma.

Inoltre in questi luoghi si mangia bene e nelle vicinanze della grotta, oltre ad alcune aree pic-nic,  ci sono numerosi ristoranti che offrono cibi genuini e una cucina di tipo familiare.

Insomma ci sono tutte le ragioni per trascorrere una lunga giornata nella tranquillità della montagna e nel fresco di una meravigliosa cavità naturale ricca di fascino e mistero.

Per ulteriori informazioni e prenotazioni oltre al sito www.grottedellarco.com si possono chiamare i numeri 3498046036 o 3479337716.

Se decidete di entrare in grotta un’unica avvertenza: non toccate mai con le mani la roccia altrimenti, a causa del sottilissimo strato di grasso che riveste sempre l’epidermide e che fatalmente si trasferisce al tocco, rischiate di interrompere un fenomeno che si protrae da millenni.

Francesco Gargaglia

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