Home POLITICA Camping River, Tolli (PD): “Chiuderlo sì, ma senza moltiplicare le baracche”

Camping River, Tolli (PD): “Chiuderlo sì, ma senza moltiplicare le baracche”

campo nomadi river
Derattizzazioni e disinfestazioni a Roma

“In due anni di tempo, pur disponendo di importanti risorse, l’amministrazione non è riuscita a convincere la popolazione del Camping River ad accettare i programmi di assistenza nell’uscita dal campo proposti dal Campidoglio. Parliamo essenzialmente di misure di sostegno economico all’affitto, anche con possibilità di pagamento diretto del canone di locazione da parte del Comune. La cosa che non è chiara è perché non sia stata l’amministrazione stessa a fare una ricerca di mercato e a reperire gli alloggi necessari attraverso una selezione di evidenza pubblica. Il tempo c’era. Si è scelto invece di responsabilizzare esclusivamente i residenti che, appartenendo ad un gruppo sociale da sempre ai margini della società, non sono riusciti a reperire sul mercato un alloggio alternativo.”

E’ quanto dichiara in una nota Marco Tolli, responsabile dell’iniziativa politica del Partito Democratico di Roma, sostenendo che “La reazione della Sindaca Raggi ai loro fallimenti è stata quella di ordinare la demolizione dei moduli abitativi di proprietà comunale presenti al Camping River: non te vai? Allora, siccome il container è mio, te lo distruggo! Gli appelli di queste ore, in primis quello del comitato dei residenti della Tiberina, della ​Comunità di S. Egidio e di molti rappresentanti delle Istituzioni, spinti dalla preoccupazione che si apra una nuova emergenza, stanno invocando un cambio di linea”.

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Secondo Marco Tolli, “Questo non significa tentennare sulla chiusura del River, ma riaprire il dialogo con la popolazione rom presente e i cittadini residenti, impostandolo su un reale percorso di uscita dal campo e di chiusura definitiva della struttura. D’altronde la strategia dei villaggi della solidarietà è stata in grado di risolvere solo gli aspetti emergenziali legati alla condizione della popolazione rom e sinti a Roma, ma non è stata in grado, anche per via delle dimensioni delle strutture e la scelta delle localizzazioni, di produrre altri risultati. Questo campo, come altri, nacque nel 2005 nell’ambito di una serie di operazioni condotte dall’amministrazione comunale per sanare le baraccopoli abusive diffuse in città. Sarebbe un vero paradosso se ora, a distanza di più di 10 anni, tornassimo agli insediamenti informali, alle baracche, solo perché i rom residenti non sono stati in grado di trovarsi una casa in affitto. Dobbiamo andare oltre, non tornare indietro”.

“Il confronto tra tutte le parti interessate deve essere pragmatico e volto ad individuare percorsi credibili. Per fare un esempio l’idea proposta dalla società Seges srl e sostenuta da molti residenti del campo, di valorizzare le aree sulle quali sorge il River per realizzare una cittadella rom dotata di attrezzature, servizi e negozi non è praticabile per ragioni urbanistiche. Ha più il sapore della speculazione edilizia su un area molto delicata sotto il profilo ambientale e a forte rischio idraulico perché adiacente al fiume Tevere. Una suggestione – sostiene Tolli – che fin quando è in campo distoglie i diretti interessati dalla vera scommessa che deve consistere nella progressiva uscita dal campo attraverso un percorso di miglioramento reale delle proprie condizioni di vita”.

Si riapra un tavolo vero e il comune faccia quello che fin qui non ha fatto: assuma direttamente la ricerca delle soluzioni abitative, evitando così che da una struttura attrezzata si ritorni al passato delle baracche. Diversamente – conclude l’esponente PD – la situazione non può che peggiorare”.

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1 commento

  1. L’arte della politica, specie quella comunicativa, non è un optional e Tolli la utilizza in modo egregio. L’articolo, a prima vista, potrebbe apparire asettico e senza alcun intento (giustamente) di politicizzare la vicenda. In realtà, Tolli non esita a fare nome e cognome dell’attuale Sindaco Raggi (cosa peraltro del tutto lecita) evidenziandone il fallimento ( e su questo sono pienamente d’accordo) sulla chiusura del campo nomadi, salvo poi parlare genericamente di ” operazioni condotte dall’amministrazione comunale”, quando ricorda la nascita del campo nomadi nel 2005. In questo caso infatti si guarda bene dal citare il nome del Sindaco che nel 2005 decise di mettere in via Tiberina il campo nomadi. Poi ricorda che il campo deve comunque essere chiuso e si schiera con il comitato S. Isidoro. Forse Tolli vuole coniugare troppe cose insieme: la critica politica all’attuale maggioranza 5 stelle in campidoglio e alla Sindaca Raggi, la vicinanza alla battaglia sacrosanta del Comitato per la chiusura del Campo Nomadi e nel contempo la difesa della parte politica che rappresenta (Partito Democratico) nel momento in cui dimentica di ricordare che quando i cittadini si opposero nel 2005 al campo nomadi, Il PD e i suoi esponenti dell’allora Municipio XX non alzarono un dito, pur di non mettersi contro il proprio Sindaco di Roma Veltroni. M ai cittadini hanno memoria e sanno valutare……come dimostrano i risultati sempre meno edificanti del PD .

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