
Nell’ambito di una serie di accertamenti su un traffico di rifiuti tossici all’interno dei campi nomadi, la Polizia Locale di Roma ha denunciato un nucleo familiare, padre, madre ed un ragazzo di 21 anni, di nazionalità rumena e tutti e tre dimoranti nel campo nomadi River, per gestione illecita di rifiuti e stoccaggio, oltreché per il reato di ricettazione.
Le indagini hanno avuto inizio a marzo di quest’anno, quando, durante delle operazioni di controllo sui mezzi diretti al campo nomadi di via Tenuta Piccirilli, sulla Tiberina, una pattuglia della Polizia Locale del Gruppo SPE (Sicurezza Pubblica Emergenziale), ha intercettato un furgone diretto proprio lì. All’interno gli agenti hanno rinvenuto uno stock di batterie esauste di auto, con conseguente denuncia del conducente per il trasporto abusivo e sequestro del mezzo.
Ne dà notizia l’agenzia Askanews spiegando che da qui è proseguita una complessa attività investigativa che ha portato alla luce un ingente traffico di quello che gli investigatori definiscono il “nuovo oro” dei rifiuti pericolosi.
Il gruppo di etnia rom era il riferimento di una vera e propria organizzazione criminale finalizzata ad operazioni di stoccaggio abusivo ed allo smistamento illegale di materiali altamente tossici: 130 tonnellate solamente negli ultimi sei mesi, per un giro di affari che attualmente ammonta a 100mila euro.
I caschi bianchi durante alcune perquisizioni hanno scoperto le basi logistiche ed operative, sia nel territorio romano che nel comune di Montecompatri: una serie di depositi di rifiuti pericolosi, riconducibili alla famiglia di origine rumena, gestiti illegalmente tramite due società operanti in Italia e in Romania, intestate agli indagati. Nel corso di tali interventi, nel campo nomadi sono state trovate anche tre biciclette della ditta di bike sharing “Obike”, per cui si è proceduto per il reato di ricettazione.
Le verifiche svolte dagli agenti appartenenti ai gruppi SPE, GPIT, VI Torri e IV Tiburtino, coordinate dal Comando Generale (Pianificazione Servizi Operativi), hanno fatto emergere a carico del nucleo familiare “una situazione finanziaria di dubbia compatibilità con qualsiasi forma di sostegno economico – sociale, in pregiudizio di altri gruppi realmente indigenti”.
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