Nascosto tra gli alberi nello spazio di fronte al Ministero degli Esteri, in viale Antonino di San Giuliano angolo via Mario Toscano, a pochi passi da Ponte Milvio, vi è un teatro dal nome e dalla storia nobile: è il Teatro intitolato a Eduardo De Filippo, che, dopo lunghi anni passati nell’abbandono, da dicembre 2016 è tornato a nuova vita grazie all’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini che qui ha preso casa dopo aver trascorso i primi tempi della sua vita alla Garbatella nei teatri Ambra e Palladium.
Noi siamo stati attirati da un cartellone composto da spettacoli di elevato profilo che spaziano tra le arti e i generi: da incontri con artisti come Arturo Brachetti a rappresentazioni teatrali e proiezioni documentaristiche, oppure da raffinati concerti di jazz e world music alla canzone d’autore (cliccando qui potete visionare gli spettacoli previsti per il mese di maggio); il tutto con la non trascurabile particolarità che Officina Pasolini li offre gratuitamente arricchendo culturalmente un quartiere, quello appunto che vive all’ombra della Torretta Valadier e dell’antico ponte romano, che, seppur ricco di movida giovanile, non brilla certo da questo punto di vista.
Desiderando saperne di più, abbiamo chiesto un incontro alla coordinatrice dell’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini l’attrice e cantante Tosca, al secolo Tiziana Donati, una delle poche personalità del mondo dello spettacolo che, quantomeno per l’ostinazione a non acconsentire a facili compromessi nella sua produzione artistica, veramente ha tutti i diritti di fregiarsi del titolo di artista (chi scrive sempre amerà la sua fantasmagorica apparizione a Sanremo 2007 con il brano “Il terzo fuochista”) ed è così che dietro gli spettacoli gratuiti, che ci avevano adescato, abbiamo scoperto un centro di alta formazione per aspiranti artisti della canzone, del teatro e della produzione multimediale.
Come nasce Officina Pasolini?
“Officina Pasolini nasce attraverso il Fondo Sociale Europeo come laboratorio di alta formazione nel 2015 alla Garbatella grazie soprattutto all’interessamento di Massimiliano Smeriglio, allora vicepresidente della Regione Lazio e assessore regionale alla formazione, che ha colto l’esigenza di creare quello che io chiamo un centro di prima accoglienza per giovani artisti: un posto dove tu li accogli, dove possano riconoscersi e provare un senso di appartenenza, che poi per noi artisti, che siamo un po’ fuori dal mondo, l’appartenenza è una cosa importantissima: quando io ho iniziato e dicevo che facevo la cantante, mi rispondevano “Sì, vabbé, ma di mestiere che fai?” e oggi è molto peggio rispetto a trent’anni fa, o diventi famoso in due mesi, o ti vedo in tv o non sei nessuno e c’è un bailamme competitivo dove ci sono solo vincitori e perdenti e spesso non c’è l’arte, quella di cui e per cui alla fine noi viviamo”.
Come siete organizzati?
“Siamo organizzati in tre sezioni – ci spiega Tosca: – la Canzone che dirigo io, il Multimediale coordinato da Simona Banchi e il Teatro con a capo Massimo Venturiello; ci sono venticinque ragazzi per sezione che vengono selezionati per bando pubblico tramite audizioni e a cui viene data la possibilità di seguire gratuitamente i nostri corsi tenuti da docenti come Niccolò Fabi, Massimo Bubola, Joe Barbieri, Giovanni Truppi e tanti altri”.
“Ci tengo anche a sottolineare il carattere innovativo di Officina Pasolini: che io sappia ad Amsterdam c’è un conservatorio che ha anche una sezione teatrale, ma non ho notizia di un qualcosa in cui musica, teatro e multimediale siano così strettamente e strutturalmente interconnessi tra loro; le tre sezioni non sono a compartimenti stagni, ma c’è un forte e permanente scambio collaborativo tra i ragazzi delle diverse sezioni”.
“Dopo un primo ciclo sperimentale che durò solo sei mesi, una volta partiti, ci siamo strutturati prima su una durata di due anni e proprio da quest’anno siamo passati su un arco temporale triennale perché abbiamo visto che il biennio era sì ottimale dal punto di vista didattico, ma mancava la “messa in strada”, la possibilità di lavorare e di registrare i loro pezzi”.
Come siete arrivati a Ponte Milvio?
“Piano piano – risponde Tosca – è diventato evidente che non potevamo svilupparci appieno sfruttando solo gli scampoli di tempo e spazi che i due teatri alla Garbatella ci offrivano, ma che avevamo bisogno di un posto tutto nostro sia per i corsi che per i nostri spettacoli che ottenevano sempre un buon riscontro di pubblico; fu così che LazioDisu, l’ente regionale per il diritto allo studio, su interessamento dell’Università di Roma 3, ci portò a visitare questa struttura, che all’epoca era completamente abbandonata e versava in uno stato a dir poco avvilente; ancora oggi qui di fronte c’è una struttura gemella che ancora è lasciata lì a marcire con le finestre murate”.
Perché l’intitolazione a Pasolini?
“L’idea di intitolarlo a Pasolini è stata mia; la ragione di fondo è che Pasolini si è espresso nelle arti che sono al centro del nostro progetto: ha scritto canzoni e piéces teatrali così come si è cimentato con il cinema ed è stato documentarista.
Inoltre tra le tante cose lui diede vita anche a una rivista letteraria che si chiamava Officina e poi anche perché sono scandalizzata da come ad un artista ed intellettuale come lui, che tanto ci ha dato, in tutta Italia sia dedicato solo un teatro a Casarsa della Delizia, il paese friulano della famiglia materna dove passò lunghi periodi della sua infanzia, e poco altro.
Sono andata a parlarne con gli eredi che ci hanno dato la loro autorizzazione e che ci seguono costantemente e ci supportano; ci sono molto vicini e non si sono sentiti traditi.”
Che differenze ci sono tra il vostro progetto e i tanti talent-show che furoreggiano negli ultimi tempi?
“Noi per protocollo siamo un’alternativa, non possiamo fare concessioni a scorciatoie commerciali e poi comunque questo è un percorso che casomai viene prima: chi esce da qui se vuole è liberissimo di provare la strada del talent o fare una fiction, ma lo farebbe con la consapevolezza che non si tratta del paese dei balocchi, ma è un mondo in cui dovrà accettare compromessi.
Soprattutto chi esce da Officina Pasolini è libero, non ha più nessun obbligo con noi; l’obiettivo nostro e dei nostri docenti è la salvaguardia di questo mestiere, creare una coscienza, un’etica artistica, non certo quello di sfruttare i nostri allievi.
Al contrario fa parte della nostra missione dare loro una piena coscienza di quelli che sono i loro diritti e non a caso prevediamo anche corsi di diritto del lavoro e sulla protezione della proprietà intellettuale. Io stessa agli inizi della mia carriera sono caduta in alcune trappole e avrei avuto bisogno di qualcuno che mi dicesse “guarda che questo è un tuo diritto”.
La chiacchierata termina, ma non le sorprese: Tosca ci accompagna in una breve visita dell’intera struttura che oltre al teatro principale consta di un teatro più piccolino, una palestra, le aule dei corsi, due studi di registrazione e soprattutto l’arena che stanno allestendo nello spazio che tempo fa ospitava il Cineporto e che da quest’estate ospiterà gli spettacoli dell’Officina.
Per cui che voi siate degli aspiranti artisti o semplici appassionati di musica e teatro, stay tuned on Officina Pasolini! Intanto come antipasto potete gustarvi il canale Youtube dell’Officina.
↓seppe Guernica Reitano
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E’ una bella iniziativa che, sono certo, contribuirà alla ripresa oltre che culturale anche civica del quartiere bisognoso di un pò di buona amministrazione pubblica. Andrò certamente a visitare Officina Pasolini. Auguri
Un mia intervista a Massimo Venturiello su Officina Pasolini http://www.romanord.tv/2018/06/06/massimo-venturiello-e-il-teatro-dellofficina-pasolini/
Saluti a tutti!
Siete belle persone di buona volontà.
Mi muovo poco, ma essere raggiunto dalla qualità, onestà e passione mi allevia, mi fa compagnia, mi fa sperare al reinserimento dell’avviamento al lavoro, mi fa pensare al bene comune.
L’officina Pasolini, per i molti “Gennariello” dispersi e smarriti
Una cosa vi chiedo, di parlare e scrivere la lingua della terra in cui abitiamo. Per esempio “difesa del privato” invece che Privacy Policy
Conoscere le lingue è utile, ma sostituirla quando non è “necessario”… alla propria è autocolonizzazione… ci allontana dalla nostra identità culturale, politica, civile e sociale.
Infatti, “non ci si scandalizza più”. Da qui nasce la fatica di recuperare la nostra appartenenza.
Buon lavoro, coraggiosi!
Grazie.
angelo* Amoretti
*la a minuscola è voluta per motivi personali
Siete belle persone di buona volontà.
Mi muovo poco, ma essere raggiunto dalla qualità, onestà e passione mi allevia, mi fa compagnia, mi fa sperare al reinserimento dell’avviamento al lavoro, mi fa pensare al bene comune.
L’officina Pasolini, per i “Gennariello” dispersi e smarriti
Una cosa vi chiedo, di parlare e scrivere la lingua della terra in cui abitiamo. Per esempio “difesa del privato” invece che Privacy Policy.
Conoscere le lingue è utile, ma sostituirla, quando non è “necessario”… alla propria è autocolonizzazione… ci allontana dalla nostra identità culturale, politica, civile e sociale.
Infatti, “non ci si scandalizza più”. Da qui nasce la fatica di recuperare la nostra appartenenza
Buon lavoro, coraggiosi!
Grazie.
angelo* Amoretti
(*la a minuscola è voluta)