“L’altro Chiosco” deve restare al suo posto, cioè all’angolo con viale Tor di Quinto, con tavolini e sedie. Soprattutto questi ultimi non vanno toccati.
E’ questa la decisione presa dal TAR del Lazio accogliendo il ricorso dei titolari dello storico chiosco di Ponte Milvio contro la decisione del XV Municipio di rimuovere gli uni e gli altri.
In sintesi, la vicenda prende le mosse a fine 2016, quando il XV Municipio comunica a tutti i titolari di locali di intrattenimento presenti sulla piazza di non voler loro rinnovare la licenza di occupazione di suolo pubblico per l’anno 2017.
Poco dopo la maggioranza del parlamentino di via Flaminia vara il “Piano di Massima Occupabilità” della piazza in virtù del quale tutti i locali sono costretti a ridimensionare i loro dehors di circa il 50% mentre ai quattro chioschi presenti viene annunciato che dovranno proprio sloggiare.
Passa qualche mese e il XV elabora e delibera il piano di “delocalizzazione degli operatori su area pubblica” in base al quale i banchi degli ambulanti verranno spostati in largo Maresciallo Diaz (operazione avviata a fine 2017 fra tante polemiche) mentre tre dei quattro chioschi potranno rimanere dove sono in virtù delle loro prerogative storiche. Fra questi c’è anche “l’Altro Chiosco”.
Tutto rientrato quindi, che problema c’era di ricorrere al Tar? Il fatto è che al Chiosco veniva comunque negata la possibilità di continuare ad occupare la piccola area attigua con tavoli e sedie e senza questo arredo viene meno gran parte del lavoro.
Senza la possibilità di far sedere i clienti, senza poter fare gli aperitivi un locale a Ponte Milvio perde alla grande di attrattiva.
E il TAR, con una sentenza pubblicata il 26 marzo, ha dato ragione all’Altro Chiosco acconsentendo alla richiesta di poter mantenere sul suolo pubblico tavolini e sedie.
E lo ha fatto bollando in particolar modo la tesi difensiva del Comune che, scrive il Tar, “nel denegare l’assenso alla collocazione degli elementi di arredo non ha meglio specificato il vulnus che la permanenza dei tavolini arrecherebbe al decoro urbano, limitandosi a decretarne l’incompatibilità sulla base di frasi di stile e tautologiche, senza alcuna relazione con la specificità del luogo in grado di esplicitare i motivi della opposta incompatibilità degli arredi medesimi con il vincolo gravante sull’area monumentale ovvero con i valori storici e architettonici del luogo“.
Detta in soldoni, il Comune non ha affatto spiegato perchè tavolini e sedie rappresentino un grave danno al decoro della piazza limitandosi in ciò ad usare paroloni, perifrasi, “frasi di stile e tautologiche”.
Caustica quindi la sentenza che, oltre a condannare il Campidoglio alle spese processuali, ora obbliga l’amministrazione del XV Municipio ad una seria riflessione sulla bontà dell’operazione intrapresa a Ponte Milvio.
Si brinda invece all’Altro Chiosco visto che prima doveva proprio andar via, poi essere privato dei tavolini.
Soddisfatto anche Simon Clementi, presidente dell’Associazione Commercianti di Ponte Milvio, che al Corriere della Sera dichiara: “Il principio stabilito è di enorme importanza in quanto si sottolinea che semplici frasette di stile non possono comportare la perdita dei tavolini. Siamo fieri del risultato e ribadiamo la piena volontà di collaborare con le amministrazioni in ottica di leale collaborazione, cercando di conseguire in contemporanea l’interesse pubblico con quello privato, specie in una piazza come questa“.
Gaia Azzali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Facile profezia fatta dal sottoscritto su queste pagine qualche mese fa: vedrete che alla fine chioschi e bancarelle attuali rimarranno dove sono (e perché dovrebbero andare via se per anni nessuno è riuscito a sloggiarli e godono di una enorme rendita di posizione?) e a largo M.llo Diaz (gli stessi) apriranno nuovi chioschi e bancarelle avendo così il doppio a costo zero.
Ai posteri…
E intanto i parcheggi li hanno tolti, i residenti sono stati mortificati e i soldi pubblici sono stati spesi.
Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato…
Delocalizzazione degli ambulanti avviata a fine 2017 ??? Ma ci siete mai passati in questi giorni (marzo 2018) a Ponte Milvio ?
Gentile Alvaro, non abbiamo scritto “delocalizzazione avviata” ma “operazione avviata” mettendo inoltre su queste parole, scritte in blu e in grassetto, il link ai nostri precedenti articoli nei quali vengono descritte le prime attività effettuate per creare gli spazi riservati agli ambulanti che sappiamo benissimo essere ancora presenti sulla piazza.
cordialmente,
La Redazione
Mha, non esprimo giudizi di merito… ma mi domando come si possa “proteggere” un’area tutelata da un qualche vincolo senza ricrrere a “frasi di stile e tautologiche”… come si può “quantificare” o “qualificare” il danno causato da un’occupazione del genere? A via Pareto c’è una grande area abbandonata dopo la “cacciata” di un’officina/concessionaria automobilistica ma, salvo l’espulsione dell’impresa, non è stato fatto nulla per ripristinare un ambiente degno del “Parco di Veio” che si voleva protegger, mentre a pochi metri è stata aperta una fiorente attività di ristorazione… a volte sfugge la locica di certe scelte.
Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare.