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Ouvert la nuit, festival delle luci a Villa Medici

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Galvanica Bruni

Villa Medici, complesso architettonico risalente alla seconda metà del ‘500, ospita per la prima volta a Roma un’innovativa esposizione di installazioni luminose temporanee intitolata Festival des Lumières.

La villa è sede dell’Accademia di Francia a Roma dal 1803, anno in cui Napoleone Bonaparte cedette la struttura ai francesi, e dal 2000 l’Accademia ha incrementato la sua presenza sulla scena culturale di Roma organizzando e ospitando importanti mostre ed eventi artistici e culturali.

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La direttrice Muriel Mayette-Holtz, infatti, è l’ideatrice di questo nuovo format di installazioni temporanee che vedono l’illuminazione come la grande protagonista.

Il progetto è stato da lei affidato all’artista concettuale e scultore della luce Yann Kersalé che, nel rispetto del patrimonio storico della villa, è riuscito a valorizzare l’architettura medicea mediante l’utilizzo delle opere d’arte luminose.

villa medici 2Il sistema d’illuminazione, situato all’interno dei fantastici giardini del complesso, “colora, accende, sublima, rivela i tesori di Villa Medici”, ha dichiarato la direttrice Mayette-Holtz; villa che, anche se non fosse adornata, godrebbe già della sua suggestività, essendo situata sulla collina del Pincio, accanto a Trinità dei Monti, su uno dei punti più alti di Roma.

La mostra Ouvert la nuit, che è iniziata il 16 dicembre 2017 e durerà fino al 28 gennaio 2018, è stata organizzata dalla curatrice dell’Accademia di Francia, Chiara Parisi, e sarà la “prima di un ciclo di esposizioni di luci nei giardini di Villa Medici”.

La peculiarità del percorso di questa mostra è che si può effettuare solamente con il buio, qualificandosi dunque come la prima esperienza notturna nei giardini della villa. Il titolo Ouvert la nuit, infatti, fa riferimento all’omonima raccolta di racconti di Paul Morand, storie ambientate ognuna in una diversa notte e in un diverso luogo.

villa medici 3I sedici carré magistralmente posizionati in vari punti del complesso, sono stati creati da diciassette artisti di fama internazionale che hanno occupato il giardino della villa con luci dall’aria fantastica e magica: Rosa Barba, Camille Blatrix, Christian Boltanski, Nina Canell & Robin Watkins, Maurizio Cattelan, Trisha Donnelly, Jimmie Durham, Elmgreen & Dragset, Félix González-Torres, Douglas Gordon, Joan Jonas, Hassan Khan, Lee Mingwei, François Morellet e Otobong Nkanga.

L’idea è utilizzare il grande spazio scenico che Villa Medici rappresenta nell’immaginario della città, ma anche giocare con l’immaterialità della luce e con lo splendore dell’oscurità(…) all’imbrunire il visitatore entra sulla scena e interagisce con le opere d’arte che gli si presentano davanti. Un progetto notturno e misterioso, costruito insieme ad artisti di diverse generazioni e realizzato in grande libertà. Per ognuno degli artisti, i giardini si sono rivelati un rifugio per sviluppare o rielaborare creazioni inedite ed eccezionali”, ha spiegato la curatrice Chiara Parisi.

E d’altronde, come è scritto pure nello stesso sito dell’Accademia, in un simile “contesto notturno, la mostra stimola una riflessione sull’oscurità, sulla sua percezione attraverso la luce ma anche attraverso i suoni e l’aria della notte”. Mentre la direttrice dell’Accademia Muriel Mayette-Holtz ha commentato: “Ouvert la nuit sarà una passeggiata notturna per incontrare, sotto le luci, la creazione contemporanea”.

Lasciandosi alle spalle un panorama quale la vista di Roma da viale della Trinità dei Monti, si entra in un largo viale in salita, fosco e dall’aria misteriosa, la cui fine è indicata da un grande faro che aumenta e diminuisce la sua luminosità per indicare la via.

villa medici 4Non appena si entra nel vasto giardino, si è subito accolti dalla prima opera d’arte: Made in Catteland, un’opera indossabile, e cioè una sciarpa acquistabile all’ingresso con l’effige di Villa Medici, idea simpatica e utile considerato anche il fatto che con il calare del sole le temperature si abbassano.

Dopodiché inizia il vero percorso, e il visitatore viene completamente immerso in un’esperienza che trova il suo fulcro della luce, ma coinvolge anche effetti sonori, voci e rumori registrati, statue e sculture che partecipano nell’esposizione.

Catapultato nell’oscurità di un enorme giardino, la sensazione è quella di non riuscire minimamente ad ambientarsi: la passeggiata tra le siepi perfettamente curate assume tinte nebulose e oniriche non solo per via del buio, ma anche grazie alle macchine del fumo che creano una densa nebbia artificiale, e alla forma del giardino che provoca lo stesso senso di smarrimento di un labirinto.

Per la prima mostra notturna, l’Accademia ha dunque affidato ad artisti di fama internazionale il compito di far perdere lo spettatore in uno spazio irreale, offuscato e sibilante, per poter finalmente seguire i propri fantasmi nella penombra dell’itinerario.

villa medici 5E ognuno di questi scultori della luce ha adornato il suo carré con il proprio senso artistico: c’è chi ha utilizzato macchinari cinematografici, come Rosa Barba, che “filma” i pini di Roma puntando un proiettore su uno specchio in direzione del cielo, con la sua installazione White Museum. Chi ha trasformato l’opera da visiva a uditiva, “mostrando” la luce attraverso una registrazione effettuata al Polo Nord dei suoni dell’aurora boreale, come Nina Canell e Robin Watkins con la loro opera The Luminiferous Aether.

C’è chi rimane legato al passato, nel richiamo nostalgico alla propria terra, come Lee Mingwei, che nella sua installazione Small Conversation ha inserito la registrazione dei versi di insetti comuni nell’isola in cui è nato, mettendo in luce la loro progressiva scomparsa dovuta al cambiamento climatico e ricordando l’importanza dell’ascolto della notte.

E infine chi, a causa del suo estro artistico, non è riuscito nemmeno a rimanere nei limiti perimetrali del proprio carré: è il caso di Camille Blatrix e Hassan Khan.

Camilla Palladino

 

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