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Teatro Olimpico, la meraviglia del “Don Giovanni” versione Piazza Vittorio

Teatro Olimpico, la meraviglia del "Don Giovanni" versione Piazza Vittorio
Teatro Olimpico, la meraviglia del "Don Giovanni" versione Piazza Vittorio
Duca Gioielli

In scena fino al 26 novembre al Teatro Olimpico (piazza Gentile da Fabriano, 17), il “Don Giovanni secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio” è una magnifica rielaborazione contemporanea dell’opera che Mozart compose su libretto di Lorenzo da Ponte e che fu rappresentata per la prima volta a Praga esattamente 230 anni fa.

Prodotto dall’Accademia Filarmonica Romana e dal Festival Les Nuits de Fourvière, presentato a Roma in prima assoluta per l’Italia dopo il debutto a Lione dello scorso 13 giugno, questo spettacolo – declinato attraverso un mosaico di generi musicali differenti e coniugato in quattro lingue (più un pizzico di dialetto pugliese) – regala 80 minuti (senza intervallo) di autentica magia.

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Che l’orchestra più multietnica del pianeta, ormai in attività da quindici anni, fosse in grado di posizionare l’asticella della sfida ogni volta più in alto, (ri)maneggiando con rispetto e talento i grandi titoli del repertorio classico, non è affatto una sorpresa: nel 2011 riuscì ad incantare il pubblico con “Il Flauto Magico”, mentre nel 2015, due anni dopo aver snocciolato le generalità del proprio passaporto attraverso “Il Giro del Mondo in 80 Minuti”, arrivò una magnifica, stupefacente “Carmen”.

Ed ora il “Don Giovanni”, il “dramma giocoso” con al centro dell’azione il seduttore per antonomasia, colui che briga e inganna per sedurre e poi abbandonare, il “gentiluomo” che ricorre anche alla violenza per raggiungere il suo scopo; il dissoluto che con i suoi raggiri rende ciechi gli occhi delle donne che decide di conquistare e che, finalmente additato e smascherato, viene punito e inghiottito dalle fauci fiammeggianti dell’inferno.

L’opera mozartiana, passata attraverso le sapienti mani di Mario Tronco e Leandro Piccioni, riceve il consueto trattamento “made in Piazza Vittorio”: l’italiano di da Ponte fa da filo conduttore, risuona ancora splendido nelle arie più celebri (“notte e giorno faticar”, “là ci darem la mano”), mentre successivamente si fanno largo il portoghese (accorato), il francese (arrogante) e l’arabo (disperato).

La lirica cede lo spazio al reggae, poi se lo riprende, ma ecco che spunta una ballata rock. Le sonorità del nord Africa si incontrano con quelle del sud America, un arpeggio di chitarra, un tocco di progressive e un twist, per poi raggiungere l’apoteosi con la disco music. Note e sensazioni differenti, solo apparentemente lontane perché amalgamate alla perfezione.

Ma, soprattutto, Don Giovanni è un tizio assai androgino, è interpretato da una donna e questo scombussola le cose, abbatte altri muri, riscrive tutti i rapporti fra i personaggi, propone una lettura finale diversa. E che donna, che interprete!

Petra Magoni è un Don Giovanni pieno di energia, di vibrazioni, di sfumature: la sua voce viaggia su tutte le frequenze dell’anima, inganna, seduce, sbeffeggia, conquista. La sua gestualità e il suo corpo inquieto sottolineano e rimarcano il carattere senza scrupoli di Don Giovanni.

E la Magoni non è il solo talento su questo palco. Come già detto per la sua interpretazione di Carmen, Mama Marjas, qui alle prese con il personaggio di Zerlina, è una forza della natura, è una cantante reggae (e non solo) per la cui bravura bisognerebbe coniare una serie di aggettivi nuovi di zecca.

Mentre, poi, Hersi Matmuja (Donna Elvira) si sobbarca con grazia e potenza tutta la parte lirica, ecco Simona Boo, da un paio d’anni vocalist dei 99 Posse, che regala a Donna Anna tutte le gradazioni di un dolore che non si riesce a superare.

Insieme a loro, insieme a queste donne dal talento esplosivo, ecco i membri storici dell’Orchestra: Omar Lopez Valle (un Leporello irresistibile, oltre che un raffinato trombettista), Evandro Dos Reis (un Don Ottavio triste e dal cuore splendente) eMoucine Ataa (nel ruolo di Masetto, una sicurezza).

Arie, duetti e pezzi d’insieme, travestimenti linguistici e musicali, con l’orchestra e i protagonisti insieme sulla scena: la formula “made in Piazza Vittorio” funziona a meraviglia, è una magica alchimia senza controindicazioni.

Qui si va ancora più avanti lungo la strada, la scommessa è vinta una volta di più. C’è della bellezza dalle parti del lungotevere Flaminio: approfittatene.

Giovanni Berti

NdR: per acquistare i biglietti si può cliccare qui.

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