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Tevere, un fiume di degrado. In canoa fra discariche e carcasse

"Mio fiume anche tu, Tevere fatale" (Ungaretti). Non si può dire di conoscere veramente Roma se non si è mai navigato il Tevere...

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Assieme ad alcuni ragazzi che praticano canottaggio, abbiamo approfittato di una giornata tipica dell’ottobrata romana per risalire il Tevere da Ponte Milvio sino al punto di confluenza con l’Aniene, nei pressi del Ponte Salario.

Complice anche la bella giornata, il Tevere è calmo, pieno di colori, dall’aspetto maestoso ed imperiale. Sensazioni che inducono a dimenticare per qualche istante lo stato di salute del fiume.

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Ma in verità, sono bastati pochi minuti di navigazione per renderci conto della condizione di degrado del Tevere. L’effetto immediato ce lo danno i numerosi tronchi, sia sulla riva che nel letto del fiume;  rami spezzati, alberi interi che spuntano come aculei, altri galleggiano a pelo d’acqua a seconda del livello del Tevere.

Sembra una foresta pietrificata, di sicuro molto pericolosa per tutte le imbarcazioni.

La nostra guida, Marco, ci dice:”ogni giorno una canoa o un kayak affonda per via di questi spuntoni, alcuni alberi sono venuti giù dalla riva a causa delle piogge, altri sono stati tagliati e buttati lì“.

Più ci addentriamo lungo il corso del fiume e peggiore è lo scenario: bottiglie che galleggiano come fossero carpe, isolotti di plastica, la carcassa di un’automobile lungo la sponda.

Più avanti uno motorino ricoperto di fango, diversi frigoriferi, valige e per finire ben tre punti in cui le sponde sono adibite a discarica di rifiuti.

Fanno davvero impressione, si trovano in prossimità del ponte Salario. Rifiuti soprattutto inquinanti: eternit, calcinacci, carcasse, vecchi gommoni semi affondati creano una colata d immondizia che arriva fin dentro il fiume.

Se non fosse per il fatto che Madre Natura non la produce ci verrebbe da dire che cresce spontanea per quanto ce n’è: difficile fare un calcolo così su due piedi. Una cosa è certa però: ce n’è veramente tanta.

Numerose le baracche adiacenti al ponte Salario che sono abitate da nomadi. Marco ci racconta che “la sera si alzano parecchi fuochi da queste montagne di robaccia, e l’aria è irrespirabile“.
E infatti vediamo i resti di un fuoco proprio al bordo del fiume dove l’immondizia scende come fosse una cascata.

Rossella anche lei un’appassionata del canottaggio, sottolinea che “è dal 2009 che frequento questo tratto e non ho mai visto una guardia fluviale“.

Davide, altro compagno di questo viaggio, fa parte di una squadra di canottieri e ci racconta con rammarico le difficoltà di chi come lui cerca di vivere appieno il fiume e “quanto negli ultimi anni la situazione del Tevere è precipitata in uno stato d’incuria e abbandono. L’alveo del fiume si è riempito e sarebbe urgente un drenaggio del fondale“.

Oggi non ci sono più gli acquerellisti dell’ottocento ed è un peccato perché avrebbero potuto impreziosire le loro tele dedicate al fiume con una infinità di colori.

Rosso o giallo per gli stracci, verde per le bottiglie di plastica, terra di Siena per le scatole di cartone, grigio per le carcasse di auto e nero per l’umore dei romani quando si affacciano sul Tevere e vedono questo scempio.

Quasi quasi verrebbe da dire, come nel film di Verdone “Gallo Cedrone”, “…signori, ma ‘sto fiume ve piace o nun ve piace? Ci serve o non ci serve? Perchè se ci serve allora io lo voglio vivere, lo voglio navigare, ci voglio pure fa’ er bagno. Ma se non ci serve levamolo, sotteramolo, prosciugamolo e al posto suo una lunga lingua d’asfarto a tre corsie...”

Ma è solo un film ed è meglio che questa insana proposta rimanga sulla pellicola. Nella realtà invece c’è una buona notizia: La Regione Lazio ha aggiudicato il nuovo bando per garantire servizi di pulizia, rimozione dei rifiuti e monitoraggio continuo del Tevere nel tratto tra Castel Giubileo e l’Isola Tiberina.

Il finanziamento ammonta a oltre due milioni di euro e, suddiviso in tre anni, sarà utilizzato per taglio ed estirpazione di piante e vegetazione, rimozione e smaltimento dei rifiuti, pulizia e monitoraggio lungo l’alveo del fiume.

Ad annunciarlo pochi giorni fa è stato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti sostenendo che con questo bando verrà restituito a Roma “un fiume più vivibile e più sicuro, con una manutenzione attenta e costante voltando pagina dopo anni di gestione con interventi  occasionali e mal finanziati“.

Ora però dalle parole si passi ai fatti e i lavori inizino presto.

Romeo Difra

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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9 COMMENTI

  1. Vanno benissimo gli interventi straordinari ma poi ci vuole il controllo del territorio. In questo le istituzioni latitano, come dimostra l’articolo.

  2. Il nostro fiume merita più rispetto, andrebbero organizzate giornate ecologiche per ripulirlo. Complimenti all’autore, articolo preciso e puntuale che fotografa una realtà fin troppo diffusa nel nostro paese

  3. Bene ripulire il tratto tra Castel Giubileo e Isola Tiberina. Per ripulire il Tevere ci vorrebbe un intervento strutturale. Ho navigato, nel 2006, il tratto tra Ponte Marconi e Ostia Antica e la situazione è quella descritta nell’articolo, se non peggiore. Persino arrivare ad imbarcarsi a Ponte Marconi fu un’impresa: tra montagne di immondizie e degrado di vario genere. Non ho più fatto l’esperienza da allora, ma immagino che le cose non siano cambiate di molto. Anzi, un piccolo miglioramento c’è stato: oggi, almeno se ne parla!!! E’ un vero peccato non potersi godere la bellezza e la ricchezza paesaggistica del nostro fiume per l’incuria, il degrado e i vari insediamenti abusivi lungo le sponde e non solo

  4. A causa dei miei problemi sul lavoro e di lavoro ho accumulato molto “nervosismo” che ho cominciato a scaricare usando la bicicletta e percorrendo le piste ciclabili vanto delle amministrazioni di sinistra tanto decantate insieme ad una visione “green” dell’esistere e del pianeta.
    Visioni gravemente ingenue dell’esistere e del pianeta tanto è vero che i miei problemi sul lavoro e di lavoro sono riconducibili proprio ad atteggiamneti gravemente ingenui, ciò nonostante percorro le piste ciclabili molto volentieri e posso affermare senza dubbio che percorrere il lato destro del Tevere da Ponte Milvio a sotto il Piazzale della Radio, andata e ritorno, è stata l’esperienza migliore che ho avuto in questi ultimi anni, non pari ai miei problemi ma comunque quasi un bel risarcimento.
    Da comune cittadino ho apprezzato molto, da lavoratore maturo e disoccupato avrei altro da dire ma poco importa il mio parere se non consegnato nelle mani di un movimento politico o un partito politico come da anni viene esortato di fare, speriamo nell’imminenza delle prossime elezioni.
    Sono iscritto a FdI – AN dal 2014 perchè confido che altri riconoscano che il proprio ruolo è innazitutto occuparsi del proprio territorio personalmente.

  5. La più grande vergogna dell’amministrazione pubblica romana da 40 anni a questa parte, far finta di non vedere che il tevere è una cloaca a cielo aperto. Insediamenti lungo tutti gli argini, immondizia varia e scarichi abusivi in ogni tratto.
    Non sfruttare le opportunità turistico/ricettive /lavorative che un fiume e la sua foce danno ad una città ed il suo hinterland è una cosa sconcertante.

  6. Una cosa che mi lascia sconcertato è anche lo stato di degrado della ciclabile tra Ponte Milvio e il Ponte della Musica. Una bellissima area verde lungo il fiume abbandonata in uno stato d’incuria e sporcizia indegno. Possibile che il Municipio non si preoccupi minimamente di sensibilizzare l’AMA a una migliore manutenzione?

  7. avrebbero dovuto essere utilizzati i fondi del giubileo..anzichè togliere i sampietrini e rifare marciapiedi sui lungoteveri..molti in buono stato..tralasciando anche strade ridotte a brandelli..ottimi dirigenti..

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