
Allora, intendiamoci. Se a Fabro cercate di tutto e di più, probabilmente resterete delusi. Niente ricchi premi, cotillon, tric trac e bombe a mano. Ma se invece lo intendete come trampolino da cui spiccare il volo verso borghi, valli e monti circostanti allora miglior viatico non lo troverete.
Questo non vuol dire che visitarne la parte antica sia una perdita di tempo, anzi. Il borgo all’interno delle mura del castello, per dire, è da vedere assolutamente. Così come andare alla ricerca di una copiosa grigliata di carne in uno dei tanti ristoranti della zona.
La provincia è quella di Terni, in Umbria, ma il confine con l’alto Lazio è a un tiro di schioppo. Fabro dista meno di 150 km da Roma Nord per un’ora e mezza scarsa di tragitto.
La strada è tutta dritta, più facile trovarsi che perdersi: autostrada A1 fino all’uscita segnalata, quella successiva allo svincolo per Orvieto.
Nella botte piccola c’è il vino buono, si dice
Centro antichissimo (i primi insediamenti di cui si ha testimonianza risalgono al periodo etrusco), Fabro conta meno di tremila abitanti e il centro del paese…è una strada, quella principale, via di S. Basilio, che lo taglia in due.
Così come tra due territori, quelli delle antiche città di Clevsi e Velzna – le odierne Chiusi e Orvieto – sorgeva in principio senza che si sia mai arrivati a capire a quale dei due appartenesse realmente.
L’assonanza del nome con il mestiere dell’artigiano che lavora il ferro è suffragata dallo stemma della città che raffigura un’incudine con un martello posti su un ceppo.
Paesino d’altri tempi, viene da dire
Percorrendo la succitata via di San Basilio s’incontrano il Palazzo Comunale, risalente al XIX Secolo, un ufficio postale dal sapore antico tipo quello di “Benvenuti al sud” e la chiesa parrocchiale intitolata al patrono della città San Martino, che si festeggia l’11 novembre. Le fondamenta di quest’edificio risalgono addirittura al XIII Secolo.
Ma ciò che rende l’atmosfera speciale sono le luci fioche e calde dei lampioni che si accendono al tramonto. Sembrano avvolgerti in quel colorito giallognolo che fa tanto presepe. Qui non ci si è ancora convertiti alle lampadine al led come al Rione Monti.
Ci sono ovviamente anche il negozietto d’alimentari che t’inebria con aromi al prosciutto e salumi vari, e il bar che a un tocco di modernità non rinuncia, avendo organizzato un metropolitano apericena. Del resto è sabato anche nel villaggio.
E così, dopo un pieno di spritz ci dirigiamo alla scalinata in via del Castello di Fabro che porta in alto, verso la parte più vecchia arroccata in cima a un promontorio su cui svetta il torrione.
Inutile dire che se siete fanatici della fotografia gli affacci dal borgo offrono appetitose vedute mozzafiato a 360 gradi sulla Val di Chiana. Particolarmente suggestivi sono i calanchi, grosse fenditure nel terreno dovute all’erosione, intervallate da crinali e zone pianeggianti dove non cresce la vegetazione. Anche questi sono assolutamente da fotografare.
E se amate apparirvi, nelle foto, con panorami di questa levatura avrete una serie di location più che degne a far da cornice alla vostra figura.
Ci dispiace per voi uomini, ma se ci andate con vostra moglie/compagna/amante tenetevi pronti a soddisfare una serie infinita di richieste di scatti, chè il book in questo caso è d’uopo (su, alleviate l’insofferenza pensando che tanta fatica sarà ricompensata col calar del buio).
Non ce ne vogliate ma uno dei punti migliori è Piazzetta Cervini, dove ad attendervi c’è una graziosissima panchinetta in legno su cui potrete sbizzarrirvi in pose. Sì dai, anche voi maschietti. Perchè la vanità non è solo donna.
Finito il servizio, e con lo stomaco che bussa, via di Trip Advisor alla ricerca del miglior ristorante. Ce ne sono diversi da queste parti, in quasi tutti si mangia meravigliosamente e non si spende troppo. Insomma, un sabato pomeriggio, con annessa serata, a Fabro può essere ben speso.
Diverso il discorso per il giorno dopo
Gli alberghi della zona si prodigheranno per fornirvi opuscoli e informazioni sulle principali attrazioni raggiungibili a breve distanza.
C’è Orvieto, ovviamente, meno di mezz’ora in auto percorrendo a ritroso l’autostrada; c’è Civita di Bagnoregio, dove si arriva uscendo sempre a Orvieto ma aggiungendo un quarto d’ora di percorso; c’è la Cascata delle Marmore, a un’oretta scarsa, se siete appassionati di trekking, rafting o qualsiasi altro avventuroso gerundio. Categoria alla quale potremmo annoverare anche “taking pictures”, ma abbiamo pietà di voi.
E poi ci sono Narni, per gli appassionati di esoterismo, medievalismo, spiritismo, e vari altri “ismi”; Perugia, per gli amanti del jazz e del cioccolato; Assisi, per i devoti.
Insomma, con un po’ di fantasia da Fabro si spicca il volo verso l’infinito e oltre. Ma nel farvi base non sottovalutatelo, perchè ve ne pentireste.
Valerio di Marco
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