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Labaro, con “Oltre il muro” il Pascal debutta al MAXXI

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Nella giornata di mercoledì 17 maggio, presso il MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, è stato presentato il progetto realizzato in collaborazione con la classe V B dell’Istituto Tecnico Tecnologico e Liceo Scientifico “B. Pascal”, con sede in zona Labaro.

Come riportato nel nostro precedente articolo, alla base del progetto “Oltre il muro” e della realizzazione dell’omonimo cortometraggio, vi è la volontà di esprimere un concetto contemporaneo: l’immagine della prigione, non solo come spazio fisico, ma anche come luogo virtuale.

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La presentazione del lavoro svolto dagli alunni, si è accompagnata alla proposta di una giornata di studi sulla devianza minorile, istituita da MAXXI Educazione, durante la quale è stato proiettato il cortometraggio e si è discusso di temi quali la devianza, la criminalità e la situazione penale minorile in Italia.

Durante la mattinata sono intervenuti diversi relatori, tra i quali Pietro Barrera, Segretario Generale Fondazione MAXXI, che ha introdotto il pubblico al tema, ponendo l’accento sull’impegno della struttura museale in queste tipologie di iniziative.

Di fatti, il museo deve essere visto come uno spazio di condivisione, un’area in cui poter venire in contatto con pensieri, mondi e verità lontane dalla nostra quotidianità. Uno spazio che possa permettere ai più giovani, ma anche agli adulti, di confrontarsi con realtà distanti, acquisendo nuove consapevolezze.

La cooperazione tra l’Istituto Pascal e il MAXXI, assieme al Centro per la Giustizia Minorile per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise, è nata con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi, i docenti e le famiglie, alle questioni che riguardano la prigionia, non solo fisica e detentiva, ma anche in riferimento al ruolo delle tecnologie e al loro impiego.

Prendendo le mosse dalla mostra “Please come back. Il mondo come prigione”, l’impegno è stato quello di lasciare aperta una riflessione importante, come sostenuto dallo stesso Barrera: «avendo presente la specificità e la drammaticità del carcere, ma sapendo, che per certi versi, noi stiamo costruendo, pur consapevolmente, un mondo dove tutto è controllato, incasellato e predeterminato».

“Oltre il muro”, il corto dei ragazzi del Pascal

La responsabile di MAXXI Educazione, Marta Morelli, insieme ad uno degli alunni della V B, ha presentato il cortometraggio. Una storia semplice, un video di pochi minuti, ma che raccoglie l’impegno, la passione e la creatività di giovani studenti, che si sono messi alla prova scrivendo, recitando, registrando e montando il cortometraggio.

oltre-il-muro1Attraverso il progetto viene raccontata la storia di Kevin, un ragazzo “nuovo” che si ritrova in una classe dove i suoi compagni sono più preoccupati di stare al telefono, piuttosto che fare amicizia con lui.

Attraverso le diverse immagini proposte, viene mostrato come semplici gesti possano intervenire per modificare questa situazione.

Un esempio è la sequenza che ritrae questi tre alunni che si trovano nella palestra scolastica e che sono impegnati a “giocare” a basket con il telefonino. Un passaggio di palla da parte di Kevin e i ragazzi lasciano i loro smartphone, per gettarsi in scambi “reali” e tiri a canestro.

Tuttavia, il cuore della produzione e il messaggio più importante li troviamo nel finale. Kevin, dopo un lancio troppo lungo durante una partita di calcio, raccogliendo il pallone si volta e scopre che gli altri alunni non ci sono più.

In realtà, il ragazzo non è mai andato in una nuova scuola, non ha mai conosciuto i suoi compagni di classe, poiché si trova in un istituto psichiatrico per la dipendenza da Internet.

In una “prigione”, con tanto di barre alla finestra, che poco ha a che vedere con le carceri che solitamente si immaginano.

Faccia a faccia con la realtà

oltre-il-muro2Il lavoro degli studenti del Pascal racchiude, non solo l’impegno pratico e la messa in opera, ma è stata un’occasione per questi ragazzi di confrontarsi con la realtà quotidiana: un mondo sempre connesso, che promette libertà, ma che non controllato e gestito adeguatamente può portare a una nuova forma di prigionia, a una dipendenza, a un distacco dal reale.

Questo può comportare un isolamento, una solitudine interiore che cerca conforto in connessioni virtuali.

È possibile senza troppi timori spezzare una lancia a favore dell’iniziativa realizzata con il MAXXI: crescita personale e professionale degli alunni, grazie al lavoro svolto e al confronto con un nuovo mondo.

Ma soprattutto una crescita della consapevolezza di se stessi e della necessità, in alcuni casi, di un aiuto da parte dei propri amici, ma anche degli adulti.

Parlando, uno dei ragazzi, ha raccontato come questa esperienza da un lato abbia risposto alla sua curiosità di sapere cosa ci sia dietro la progettazione di un film, mentre dall’altro gli ha permesso di conoscere una realtà che lui stesso ogni giorno vive, ma che ha sempre sottovalutato.

Come detto dalla docente responsabile del progetto presso l’Istituto scolastico, Daniela Passacantilli, durante le riprese del cortometraggio molti studenti hanno “lasciato” il loro telefonino, impegnando il tempo in qualcosa di concreto, costruttivo e formativo.

oltre-il-muro3Il progetto ha quindi reso più coscienti delle loro possibilità e della loro effettiva libertà i giovani alunni, i quali, inoltre, sono entrati in contatto con situazioni differenti dalla loro, quella di ragazzi della loro età che devono costruire la propria vita partendo da zero e che vivono l’esperienza del carcere nel senso più stretto del termine.

Situazione penale minorile

Di fatti, il programma della mattinata educativa al museo, ha previsto anche l’intervento di Donatella Caponetti, Dirigente del Centro per la Giustizia Minorile per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise, la quale ha parlato della situazione penale minorile in Italia e dei diversi progetti e percorsi che prevedono una riabilitazione di questi giovani.

Sono stati affrontati temi quali la ricerca di misure differenti da quella del carcere, un’apertura delle porte di queste strutture detentive: dai dati forniti, risulta che in Italia su 20.000 minori condannati, effettivamente, solo 400 si trovano in prigione.

Da qui la decisione dell’intesa con il MAXXI, visto come una “porta”, non solo sull’arte contemporanea, ma su un mondo e su temi sociali, che cercano di attrarre maggiormente un pubblico giovane.

Il successivo intervento, da parte di Cira Stefanelli, Dirigente dell’Ufficio II Capo Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità, ha seguito la linea tracciata precedentemente.

La questione centrale affrontata è stata quella dei rapporti tra adulti e giovani, all’interno dei quali spesso ci si sente smarriti a causa dei cambiamenti, dei mutamenti e della velocità delle trasformazioni, che non permettono la costruzione di modelli di riferimento per il confronto.

Riferendosi al progetto “Oltre il muro”, si è cercato di comprendere con quali mezzi sia possibile evitare che nascano determinate situazioni, ossia che i giovani si trovino “intrappolati” in circostanze che non riescono a gestire e che possono portare alla nascita di questioni più gravi.

Come gli adulti, i genitori e gli insegnanti possano effettivamente aiutare ad affrontare la quotidianità, con tutti i problemi che questa comporta.

Adolescenza, come guidarla

Alla base dell’iniziativa e di tutto il lavoro svolto, vi è quindi da un lato la volontà di coinvolgere i ragazzi, ma dall’altro quello di porre una lente d’ingrandimento sull’adolescenza e sulla possibilità di avere un ruolo di guida da parte degli adulti.

Progetti di questo genere, che siano attuati nelle aule scolastiche, nelle sale di un museo o all’interno di Comunità, possono, infatti, avere una risonanza maggiore e un impatto immediato sui giovani.

A concludere la mattinata è intervenuto il Dottor Piergiorgio Marchesi, psicologo e psicoterapeuta, il quale ha evidenziato le differenze tra devianza e criminalità, sottolineando come la prima spesso sia frutto di una volontà di affermare se stessi fuori dalle convenzioni generalmente accettate, anche in riferimento a situazioni di disagio sociale e famigliare.

L’intervento finale ha avuto lo scopo di dimostrare l’esistenza di una linea sottile che divide la devianza, intesa come processo di costruzione di una propria identità, con quello di criminalità, ossia l’infrazione delle norme che regolano non solo la società, ma anche i rapporti tra i singoli.

Francesca Romana Papi

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