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Un centro di accoglienza ai confini del Municipio XV?

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Galvanica Bruni

C’è chi dice che saranno 70, chi 200. C’è chi arriva ad ipotizzarne 500 mentre secondo altre fonti saranno circa 150-170.

Quale che sia il numero, l’apertura di un CARA (centro accoglienza richiedenti asilo) sulla Trionfale, a cavallo fra il XIV e il XV Municipio, quand’anche non ci sia ancora nulla di ufficiale sta impegnando non poco i social dove il fronte del NO si è immediatamente compattato minacciando barricate e blocchi stradali quando non di peggio. Ed è un peggio che non intendiamo riferire.

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Veniamo ai fatti

Da alcuni giorni su facebook è scattato un tam-tam secondo il quale la casa per ferie “Casa San Gabriele, una struttura d’accoglienza gestita dall’Istituto dei Fratelli di San Gabriele e ubicata in  via Trionfale 12840 – fra il quartiere Ottavia e la Cassia nonchè a poche centinaia di metri dall’ingresso del Consorzio Case e Campi de La Giustiniana nel quale vivono circa duemila persone – sarà presto trasformata in un centro accoglienza per richiedenti asilo.

Quanti? i numeri sono quelli sopra indicati, da 500 si arriva fino a 70 ma secondo fonti che riteniamo accreditate sarebbero circa 150-170, anche perchè “La casa può ospitare fino a 80 persone in 39 stanze”  si legge sul sito della Diocesi di Porto-Santa Rufina, competente per la zona. Quindi raddoppiando le capacità ricettiva ecco che si arriva a quel numero.

La Casa sorge al centro di un grande parco, nella campagna di Roma Nord e nel territorio del XIV Municipio proprio ai confini col XV.

Attualmente è autorizzata dall’amministrazione capitolina come “casa per ferie” per ospitare temporaneamente persone singole, famiglie e gruppi ma, stando alle diverse voci raccolte, pare che entro giugno la struttura cessi questa attività e all’interno della stessa subentri una cooperativa che la trasformerà in CARA. E stando a quanto ci viene riferito da fonte credibile pare che un accordo in tal senso sarebbe stato già sottoscritto fra quest’ultima, il cui nome non è noto, e l’istituto religioso.

L’allarme generato trova fondamento nel fatto che la Prefettura di Roma sta analizzando proprio in questi giorni le offerte pervenute ad un bando di gara per il periodo  1 aprile – 31 dicembre 2017  volto a “assicurare i servizi di accoglienza, e dei servizi connessi, ai cittadini stranieri richiedenti asilo, ivi compresi quelli già presenti nelle strutture temporanee della Provincia di Roma e che devono essere riallocati“.

Proprio lo scorso 30 marzo si è riunita la commissione esaminatrice per l’apertura dei plichi contenenti le offerte e nei prossimi giorni se ne saprà dunque di più.

Si organizza il fronte del no

Sui social sono già tanti quelli che hanno iniziato a tirar su il muro del NO. Un muro anche fisico visto che qualcuno ha già lanciato l’idea di fare blocchi sulla Cassia.

Fermiamoli prima che arrivino“, “non li vogliamo” “molesteranno le nostre donne e sporcheranno i nostri giardini” sono stati alcuni commenti che poi hanno stimolano proposte di soluzioni violente tanto che l’admin di un gruppo facebook si è visto costretto a minacciare di estromettere dalla sua community chiunque avesse continuato su quel tono.

Al di là di tutto, è innegabile che l’arrivo di 100, 200 rifugiati possa mettere in allarme e preoccupare i residenti della zona interessata che si chiedono come passeranno le giornate questi giovani se non ciondolando per le strade cadendo magari in qualche tentazione delinquenziale.

Forse non li tranquillizzerà, ma per dovere di cronaca è opportuno ricordare che proprio pochi giorni fa il Prefetto di Roma Paola Basilone e la sindaca Virginia Raggi hanno sottoscritto un protocollo d’intesaper incentivare l’inserimento dei migranti nel contesto sociale, valorizzandone le potenzialità e promuovendo il loro impegno in attività di volontariato a favore della collettività”.

I progetti ai quali i migranti potranno aderire su base volontaria – si legge nella nota a firma congiunta – saranno individuati dall’amministrazione comunale e mirano ad agevolare la reciproca conoscenza tra richiedenti la protezione internazionale e cittadinanza, replicando un modello già sperimentato con successo anche in altri comuni della provincia.

Indetta già una manifestazione

Sempre più degrado nei nostri quartieri e sempre più soldi nelle tasche delle solite cooperative, ecco perche diciamo no al CARA nella Casa San Gabriele. Non possiamo permettere che nel nostro quartiere apra una struttura destinata ad essere uno dei più grandi centri d’accoglienza d’Italia“.

Così scrive in un manifesto Casapound Italia che annuncia una manifestazione per venerdì 14 aprile alle 17 nei pressi della rotatoria di via Tagliaferri.
Obiettivo “dire no all’apertura di un centro in grado di distruggere la vita di migliaia di famiglie della Giustiniana“.

Quando ancora non si sono spenti gli echi della vicenda di Casale S.Nicola – luglio 2015 e sempre in un territorio a cavallo fra XIV e XV Municipio – ecco che Roma Nord si prepara a vivere una seconda stagione di ribellione, sempre che tutte le voci trovino conferma nei prossimi giorni.

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4 COMMENTI

  1. Sarà il solito squallido campo di concentramento gestito da cooperative che si aggiudicano l’appalto e che poi nessuno controlla….fonte quindi di ulteriore degrado per la zona e dequalificazione dell’edilizia esistente!!!Ma perchè è impossibile realizzare strutture che su base obbligatoria – non volontaria- obbligano gli ospitati a svolgere attività utili al quartiere puntualmente controllate ? E’ così difficile obbligare la cooperativa vincitrice della gestione a garantire progetto del genere pena la revoca immediata e insindacabile dell’appalto? Capisco il dovere dell’accoglienza ma deve essere correlato all’impegno di chi è accolto di guadagnarsela questa accoglienza, per non trasformarsi in un peso pericoloso e ovviamente assai inviso a chi è costretto ad accogliere!!!!!!!!!

  2. la memoria storica degli italiani è pari alla loro ignoranza. Gli italiani nei primi anni del ‘900 partirono a milioni sulle navi per emigrare negli Stati Uniti, negli anni successivi ci furono gli emigranti che raggiungevano i loro congiunti, coloro che si erano procurati un posto di lavoro , e continuarono ad andare non solo negli Stati Uniti ma in Argentina come i nonni di papa Francesco.Come puo’ una nazione come l’Italia perdere la memoria della sua storia e con la notizia sopradescritta dovrebbero essere 200 persone, in una struttura comunque controllata, con una onlus che se ne fa carico. La paura degli altri implica la paura di non farcela e con la paura non si ottiene un cambiamento anche personale, si aiuta i populismi, quelli che fomentano cio’ che accadrebbe prima ancora che accada. L’Italia ha avuto anche migrazione interna, e lo stesso trattamento è stato rivolto verso le regioni piu’ povere italiane…la paura è la peggiore delle malattie sociali, significa che non si ha piu’ fiducia nel futuro e allora anche gli italiani dovrebbero riflettere che in Italia ci sono varie mafie che fanno piu’ danni di tutti ma nessuno ha mai fatto proteste per non avere i mafiosi nel proprio territorio. E’ una reazione sobbillata dai partiti che cercano il voto di protesta ma non fanno e non hanno mai fatto niente per risolvere oltre i problemi dei migranti, nemmeno quelli dei cittadini italiani.

  3. Ancora co sta storia degli italiani emigranti…e basta!! Gli italiani emigrarono per lavorare. Non potrei dire lo stesso di tanti migranti che girano in tondo per le strade con la bottiglia in una mano e ii cellulare di ultima generazione nell’altra.

  4. Ancora con questa bufala del cellulare ultima generazione …. e Basta con questa immagine stereotipata del rifugiato con la bottiglia in una mano e il cellulare nell’altra, chiuda il computer e vada un po’ in giro per Roma, poi mi saprà dire quanti ne ha contati!

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