Home POLITICA Campo Rom in XV, Tolli: “Occorre realismo, responsabilità e coraggio”

Campo Rom in XV, Tolli: “Occorre realismo, responsabilità e coraggio”

campo-river opinione marco tolli
Galvanica Bruni

A seguito del Consiglio straordinario del XV Municipio tenutosi lunedì 3 aprile sul tema “campo rom” e relativo bando di gara, al termine del quale è stato votato all’unanimità un documento che ne chiede il ritiro, ospitiamo le riflessioni di Marco Tolli, responsabile politiche del territorio del PD di Roma.

“Nei giorni passati avevo rivolto un appello a non sprecare l’occasione del consiglio straordinario convocato sul tema del nuovo campo rom a Roma Nord.

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Oltre alla presenza – a mio giudizio doverosa – dell’Assessore comunale Baldassarre, avevo auspicato un dibattito all’altezza dei problemi e un atteggiamento responsabile da parte di tutte le forze politiche finalizzato alla convergenza su obiettivi condivisi.

Quando questo avviene alla luce del sole non si azzerano le differenze e nè, tantomeno, si consumano pratiche consociative, ma avviene invece un salto di qualità che permette di affrontare in modo maturo i problemi più rilevanti che attanagliano il nostro territorio.

In fin dei conti è quello che si aspettano i cittadini. Soprattutto i residenti di Prima Porta e di Via Tiberina che da anni pagano un prezzo altissimo per la presenza ingombrante del River, ma anche per la grave distanza che negli anni si è creata tra il territorio e lo Stato, in tutte le sue forme e articolazioni.

La maggioranza si è organizzata su una posizione molto prudente. La concessione per il River scade nel giugno di quest’anno per cui, annullare il bando per la “normalizzazione” di questa struttura “sarebbe” – come dichiarato dal gruppo 5 Stelle – “una scelta sconsiderata che provocherebbe la dispersione di più di 500 persone che si ritroverebbero senza un tetto e cercherebbero zone da occupare abusivamente per ricreare i nuclei abitativi”.

Il ruolo delle opposizioni, ed in particolare del PD, è stato quello di raggiungere, senza strappare, un punto più avanzato tra realismo, responsabilità e coraggio.

Lo ritengo un atteggiamento maturo, perché su temi come questi sarebbe facile fare demagogia o cadere nella propaganda di parte, soprattutto se nel frattempo una parte del territorio si mobilita, a prescindere, per contrastare – in ogni quartiere – nuovi e improbabili campi.

Le decisioni nate dal confronto tendono essenzialmente a garantire maggiore sicurezza dentro e fuori dal campo di Via Tenuta Piccirilli, attraverso una più incisiva presenza delle forze dell’ordine, e attraverso l’istituzione di un osservatorio sul River al quale dovranno partecipare organi istituzionale e rappresentanze del territorio.

Salvo fatti nuovi che potrebbero arrivare dagli esiti degli esposti formalizzati dai consiglieri del PD tesi a  fare chiarezza sulla correttezza di un bando che per primo ho giudicato molto ambiguo e sulla legittimità delle opere edilizie realizzate all’interno del River, con buona probabilità il villaggio della solidarietà rimarrà su Via Tenuta Piccirilli per almeno un altro anno e mezzo.

Sarebbe il caso di ricordare che questo bando è in giro da un anno e l’attuale amministrazione si è insediata da circa 10 mesi. Arrivare a ridosso della scadenza della concessione del River fa si che il bando, con tutte le sue ambiguità, rappresenti – ora – l’unica via per evitare che circa 120 famiglie vengano buttate per strada. Sono situazioni di questo tipo in questi anni hanno prodotto una mole incredibile di affidamenti diretti, gonfiato la spesa pubblica e fatto germogliare il malaffare.

Che fare? Se gli accertamenti in corso non produrranno nulla di significativo il campo rimarrà in Via Tenuta Piccirilli per un almeno anno e mezzo.

Non sarà scontato avere maggiori controlli, serve un impegno concreto, così come sarà importante dare una missione all’osservatorio che dovrà essere istituito. Non basta assemblarlo, occorre investirlo di autorevolezza ed evitare che svolga un mero compito di monitoraggio rispetto ai problemi noti o futuri.

Credo che questo istituto debba monitorare anche il percorso di chiusura programmata del River  che deve avvenire entro la fine del 2018. Alla scadenza del bando.

Il Sindaco Raggi e il Presidente Simonelli sono dunque chiamati a scegliere. Lo facciano con serenità, ma se tra un anno saranno ancora sotto il ricatto che oggi li spinge a difendere il bando, significherà che non avranno fatto tutto quello che sono chiamati a fare.

La sfida per superare il River è oggi. In questo percorso sarà fondamentale l’atteggiamento responsabile, ma determinato, del neonato comitato di Via Tiberina. Finalmente sono i cittadini che vivono nel cuore dei problemi ad organizzarsi. E’ un buon segno che fa sperare nel futuro.”

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1 commento

  1. In effetti deve essere considerato positivamente il fatto che “Finalmente sono i cittadini che vivono nel cuore dei problemi ad organizzarsi”. Voglio quindi sperare che anche la petizione con la raccolta delle firme sia effettivamente frutto “esclusivo”del neonato Comitato di via Tiberina. In generale (quindi senza alcun riferimento al caso specifico del Comitato Tiberina) sarebbe ancor più auspicabile se la nascita di comitati e la mobilitazione in genere dei cittadini si manifestasse e caratterizzasse non solo CONTRO qualcosa ( ad esempio per una discarica piuttosto che per un campo nomadi o latro), ma anche PER qualcosa che riguarda il proprio territorio. Questo sarebbe un segno positivo per il futuro ancor più rilevante.

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