Home CRONACA Uno tsunami di NO al campo rom in XV

Uno tsunami di NO al campo rom in XV

campo rom salone
Galvanica Bruni

Da Cesano in giù, lungo tutta la Cassia. E poi a Labaro, a Prima Porta, sulla Tiberina, finanche a Collina Fleming. Sono centocinquanta e più i punti dove si può dire NO e crescono di ora in ora. Quasi quattromila le firme già raccolte in un paio di giorni e l’ondata sembra proprio non fermarsi.

Uno tsunami

E’ un vero e proprio tsunami quello messo in moto da un gruppo di cittadini del XV Municipio che si ritrovano sotto il gruppo facebook “Fermiamo il Campo Rom Roma Nord unita”  fermamente intenzionati a osteggiare la nascita di un nuovo “villaggio attrezzato” a Roma Nord, ma molto più probabilmente proprio nel XV Municipio, e comunque a far sentire il loro NO secco a qualsiasi realtà esistente o futura: “sono nomadi, vadano a nomadare” è il mood del gruppo.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Dopo lo  sblocco del bando per la realizzazione del campo è subito scattata l’operazione mirata a ottenerne la revoca nell’ipotesi che possa sorgere in un qualche sito del territorio del XV.

E a raccogliere l’appello, ad offrirsi per ospitare il modulo, magari nel proprio negozio o presso le sedi di comitati cittadini e associazioni, sono in centinaia e a firmare in migliaia, a prescindere dall’orientamento partitico.
Un fenomeno di massa trasversale che, almeno a Roma Nord, non s’era ma visto.

A guardar bene le carte, non è proprio detto però che un “nuovo” campo sia in arrivo. Andiamo con ordine.

Leggendo le carte

In via Tenuta Piccirilli sulla Tiberina, esiste un campo nomadi nel camping River che ospita circa 420 persone di cui la metà minori.

Da circa dieci anni, con un iniziale affidamento diretto e poi proroga dopo proroga, viene gestito dalla stessa cooperativa.
Un aspetto questo per niente compatibile con il nuovo codice degli appalti pubblici di aprile 2016.

Il bando, emesso dal Commissario Tronca nel giugno 2016, è predisposto per reperire una struttura identica al River. E a presentare l’offerta è stato un solo partecipante.

Lo dice chiaramente il documento capitolino: “al momento dell’adozione dell’atto di sospensione le procedure erano state già aggiudicate ..” anche se “…la commissione giudicatrice nominata per la valutazione dell’unica offerta pervenuta non si era ancora insediata…”

Unica offerta pervenuta. E’ lecito dunque supporre che chi oggi gestisce il River sia stato l’unico a partecipare alla selezione pubblica e se così fosse, per citare le parole di Marco Tolli, responsabile politiche del territorio del PD di Roma,  “saremmo semplicemente in presenza di una normalizzazione che punta solamente al superamento delle procedure di affidamento diretto fin qui utilizzate”.

Ma non è tutto. Sempre dal documento capitolino si apprende che “La gara non prefigura la creazione di un nuovo insediamento rom nel territorio cittadino, dal momento che analogo servizio, svolto su area privata di proprietà dell’affidatario, è da anni già attivo ed affidato fino al 30 giugno ad organismo del terzo settore“.

Non un nuovo insediamento quindi. I quindici mesi di durata di questa gara, dice ancora il documento, servono solo a realizzare “un percorso di graduale fuoriuscita dal campo delle circa 120 famiglie ospiti“.

Ecco perchè, conclude, il bando non può essere stoppato. La sua revoca “comporterebbe le dimissioni dalla struttura privata ospitante, entro il termine del 30 giugno, delle 420 persone che in condizioni di fragilità e senza alternativa abitativa, che si vedrebbero bruscamente private dell’alloggio e di forme di protezione sociale, con possibili ripercussioni sulla sicurezza pubblica...”.

In sintesi, è più che lecito dedurre che nessun nuovo campo sorgerà e che il bando serve solo a regolarizzare la posizione amministrativa del River per ancora un anno e mezzo in attesa della definitiva chiusura. Del River e di tutti gli altri, come deliberato a grandi linee dalla giunta capitolina.

E allora?

Poca presa fanno queste considerazioni su chi sta apponendo la propria firma sui fogli. Non ci stanno a che un milione e mezzo di euro di denaro pubblico, denaro dei contribuenti, venga speso per un nuovo campo piuttosto che mantenere in vita l’attuale per altri quindici mesi.

Sono nomadi, vadano a nomadare” è il leit-motiv ricorrente sui social. Soprattutto di chi vive nei pressi del River, a Prima Porta, sulla Tiberina, gli stessi abitanti di via Tenuta Piccirilli chiedono che il campo venga dismesso. E subito.

I cittadini di Prima Porta hanno già dato anni della loro esistenza sul territorio. Nessun controllo, nessun report…mai visti…gli ospiti vanno e vengono senza che nessuno se ne sia mai occupato…un bivacco continuo e i bambini non sono più scolarizzati come un tempo...” scrivono su facebook annunciando che giovedì 23 marzo avverrà la costituzione del comitato civico “Tiberina, S.Isidoro, Tenuta Piccirilli“.

Obiettivo, affrontare i problemi che affliggono da anni questo spicchio di territorio: “dall’assenza delle fogne, acqua potabile, rete del gas, al fenomeno della prostituzione, alla presenza delle discariche a cielo aperto e infine, ma non per ordine di importanza, la questione del campo Rom.”

In attesa di un Consiglio straordinario

Chiesto da tutte le opposizioni, lunedì 3 aprile con inizio alle 10, in XV si terrà un Consiglio straordinario con la partecipazione dell’assessore capitolino Laura Baldassarre.

C’è grande attesa per questo appuntamento, è presumibile che sarà super affollato e che quella sarà l’occasione per riversare sui banchi dei consiglieri le migliaia di firme raccolte.

E c’è attesa anche per conoscere quale sarà la posizione del M5S locale: manterrà fede al No di luglio 2016 schierandosi con i cittadini e con tutti gli altri gruppi di opposizione o per “ragion di stato” sposerà le tesi del Campidoglio?

Fino a ieri i 5S del XV hanno tenuto un profilo basso sull’argomento. Zero comunicati, rare e scarne prese di posizione.

Ma proprio oggi, mercoledì 22 marzo, Emanuele Anzoino, vice presidente del Consiglio del XV,  su facebook ha postato – coraggiosamente, gliene va dato atto – le sue riflessioni sul tema, ben consapevole “del fatto che quanto ho scritto mi espone a critiche, ma va bene così“. Opinioni che sembrano anticipare quale sarà la linea della maggioranza 5S.

Cosa dice Anzoino? Che “I Rom a Roma Nord ci sono già. Sono alloggiati nel River … e il bando di cui tanto si è discusso serve alla gestione degli stessi. Senza il bando, cosa si fa con tali nuclei? Li si sgombra? Li si manda a zonzo nel territorio del Municipio XV, causando probabilmente ulteriori attriti sociali? Non c’è nulla di “nuovo” nel bando: solo la gestione di una situazione già in essere.”

“Sul lungo termine – spiega Anzoino – la posizione del Movimento 5 Stelle è la stessa di quanto dichiarato in campagna elettorale: superamento e chiusura dei campi Rom… ma per chiuderli ci vorrà tempo. Intanto, personalmente, non vedo soluzioni alternative ad un bando che ci permetta di arrivare anche al superamento del River.”

Questo è quanto di più sincero e spontaneo ho da dire” conclude Anzoino sostenendo di dirlo “da cittadino del Municipio XV, preoccupato quanto voi per le difficoltà di convivenza che si stanno verificando sul nostro territorio, e lo dico al di là di qualsiasi colore politico.”

Riflessioni dunque che se anche onestamente scritte da cittadino sembrano già far capire quale sarà il fronte comune pentastellato in seno al Consiglio straordinario.

Diversificate le reazioni nei commenti fra i quali prevale comunque la diffidenza. “Il superamento dei campi è possibile da oggi e non vuol dire cacciare via le persone dall’oggi al domani. Quello che leggo è un’accozzaglia di cose lette da internet e poco legame con la realtà” scrive una residente di via Tenuta Piccirilli sostenendo che “al municipio abbiano bisogno di persone che si alzino dalle poltrone e vengano nei territori a leggere e documentare i bisogni e le fragilità che emergono e a sostenere la cittadinanza e il benessere della comunità“.

Ed è anche per questo che loro, quelli del “Fermiamo il campo rom”, intanto continuano imperterriti nella raccolta di firme mentre il tam tam su facebook si propaga a macchia d’olio.

La storia del bando in pillole

Il campo rom doveva nascere nel XV Municipio oppure nei limitrofi XIV o III. Così diceva il Bando di Gara indetto dal Comune di Roma in data 14 giugno 2016 – epoca Commissario Tronca – col quale si intendeva reperire un’area attrezzata “per l’accoglienza e soggiorno di 120 nuclei familiari di etnia Rom“.

La gara scadeva il 22 agosto e il nuovo campo doveva essere aperto dal primo di ottobre.

Contro questo bando il 27 luglio si schierava unanime il XV Municipio, chiedendone il ritiro.

Il 9 agosto, a sorpresa, contro il ritiro del bando votava invece a favore il Consiglio comunale a maggioranza M5S.

Il giorno dopo, 10 agosto, dal XV partiva una lettera a Virginia Raggi nel quale si chiedeva “il rispetto di quanto votato in Consiglio Municipale“.

Poi, sempre in agosto, si veniva a sapere che  l’Associazione Nazione Rom (ANR) aveva chiesto e ottenuto l’apertura ufficiale di una indagine da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Ma la vicenda raggiunge l’apice quando a fine ottobre l’Anac, rispondendo all’ANR, rende noto di aver trasmesso alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica l’intero fascicolo.

Il provvedimento di sospensione adottato in data 21 dicembre pareva dunque essere un atto dovuto al quale il Campidoglio non poteva sottrarsi viste le polemiche e i dubbi suscitati dal contenuto della gara e soprattutto vista la forte contrarietà del territorio interessato.

L’ultimo atto della vicenda è scritto nella Determinazione Dirigenziale emessa dal Dipartimento alle Politiche Sociali in data 7 marzo 2017.

Nello stessa si legge che l’Anac ha chiarito al Campidoglio che “l’attività di monitoraggio è finalizzata ad osservare lo stato di avanzamento dell’iter procedurale delle gare e non comporta l’attivazione di uno specifico procedimento di vigilanza ai sensi del Regolamento del 9.12.2014 né – di regola – l’adozione di provvedimento finale”.

In tal senso, l’Anac ha esortato il Campidoglio “nell’ambito della propria autonomia decisionale” ad andare avanti. Quanto è bastato per sbloccare il bando e avviare l’iter di aggiudicazione.

Claudio Cafasso

© RIPRODUZIONE RISERVATA

3 COMMENTI

  1. Buongiorno a tutti, in questo articolo si toccano molti dei problemi che affliggono il nostro territorio, si da voce a tutti tranne che alla Popolazione e ora di dire basta al degrado, alla criminalità, alle discariche a cielo aperto, alla prostituzione che dilaga come ogni forma di illecito sopra descritto, tanto anche se firmiamo elenchi lunghissimi di petizioni le cose nella nostra zona non cambiano, sembra che sia i Rom, le prostitute, le discariche a cielo aperto ed ogni tipo di violazione abbiamo ormai acquisito più diritti, rientrando in quella normalità che normalmente si chiama “illecito”, il paradosso è evidente ma chi deve non fa niente per cambiare le situazioni esistenti, la sera non si può più uscire a fare una tranquilla passeggiata, in casa bisogna vivere con il terrore anche se andiamo nel giardino bisogna chiudere finestre e persiane, ma dove stiamo vivendo? Questo non è un Paese che garantisce il diritto all’onesto, ma garantisce al disonesto di proliferare in qualsiasi atto di azione illecita. Per tutti questi problemi le soluzioni esistono ma facciamo finta che la soluzione si presenti lontana…….cari ed Egregi nostri Rappresentanti in ogni forma e Partito Politico, se non volete risolvere il problema, portandolo avanti non so per quanti anni, ritornate a fare il vostro lavoro primario, in questo paese serve la pena certa e il rispetto di regole e leggi che puntualmente vengono disattese privilegiando chi delinque e penalizzando chi nella sua normalità vive da cittadino onesto. Levate il campo Rom da Roma Nord, fate in modo da far sparire le prostitute dalla Flaminia che sembra di stare al mercato delle carni, se volete risolvere il problema “mondezza” state facendo una politica sbagliata, guardate più avanti nel futuro e non prendeteci in giro, i mezzi ci sono per dare a tutti vantaggi e profitti.
    Grazie

  2. risiedo a Roma nord da trent’anni e ho potuto avvertire il peggioramento della situazione in modo netto, la sicurezza diminuisce inesorabilmente e il degrado invece aumenta in modo altrettanto inesorabile. La rassegnazione ha attecchito fra i residenti che hanno visto crollare la qualità della vita che, pur se mai a livelli “scandinavi”, faceva di Roma nord una delle zone più vivibili della città. Se non scendiamo in piazza in tanti a urlare, le cose non miglioreranno mai, purtroppo in questo paese basta qualche centinaio di persone che strilla e si agita per ottenere qualcosa dagli odiati e inutili politici… Allora facciamolo anche noi di Roma nord, incazzarsi è ok, ma poi manifestiamo in strada, coraggio… Questo blog potrebbe essere il catalizzatore dell’organizzazione della nostra protesta…

  3. A quanto pare si sta decisamente andando – e chissà per quanto tempo – verso una “normalizzazione “dello “statu quo”, con buona pace di tutti coloro, tra cui la sottoscritta, vorrebbero tanto che l’insediamento venisse definitivamente chiuso con conseguente allontanamento in altri territori dei rom ivi alloggiati . Siamo abituati a vedere lasciare la realtà così com’è cambiandole semplicemente nome , per cui ” la chiusura del campo rom” diventerà “apertura del villaggio rom” , !!!!! Per dirla con Umberto Eco “Stat rosa pristina nomine …sed nomina nuda tenemus……” A questo punto però mi chiedo : che significa “gestire “un campo rom ( o qualunque altro nome vorremo dargli) ? Mettere semplicemente a disposizione un’area di “concentramento” degradato e senza alcun controllo, in precarie condizioni igieniche in cui gli ospiti fanno quello che vogliono a danno dei malcapitati italiani circostanti ? Come meravigliarsi poi se ne consegue il rigetto di questa perversa forma di integrazione dimostrato dalla valanga di firme raccolte in pochi giorni? A mio parere sarebbe necessario che la “gestione” si configurasse come sistemazione igienica del campo e soprattutto controllo capillare, da parte dell’ente gestore e, su di lui , del Comune sovraordinato , dei comportamenti ivi tenuti, dalla scolarizzazione dei bambini alla repressione dei furti alla responsabilizzazione dell’assetto ordinato e pulito delle abitazioni ecc….solo a queste condizioni si eviterebbe, o almeno si attenuerebbe, il rifiuto della popolazione nei confronti di questi “sedicenti ” nomadi divenuti in realtà molto stanziali, ancorati ormai stabilmente al nostro territorio senza alcuna preoccupazione di adattarsi alla nostra cultura e alle sue regole di decoro e legalità .

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome