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Cinghiali a Roma Nord, è vera emergenza

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immagine di repertorio
ArsBiomedica

Sarà per la vicinanza del Parco di Veio, sarà per la Riserva Naturale dell’Insugherata che non è da meno, ma i cinghiali ormai abbondano nelle strade di Roma Nord.

Dalla Cassia Antica che è in pieno centro urbano, fin nelle campagne a nord di Roma e in quelle della cittadina di Formello che confina con il XV Municipio, gli avvistamenti e gli incontri con i cinghiali sono ormai all’ordine del giorno.

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Parlare di solo allarme è un eufemismo.

Problema con origini lontane

E’ un problema che ha origini lontane, che risale al ripopolamento venatorio effettuato negli anni Sessanta e Settantaspiegava un anno fa Carlo Costantini, allora comandante provinciale della Guardia Forestale.

All’epoca, infatti, vennero introdotti numerosi esemplari dell’Est, provenienti soprattutto dall’Ungheria. Esemplari di una razza molto prolifica.

Per tale motivo sono diventati sempre di più. E poi, manca il loro predatore per eccellenza: il lupo. E per questo – disse Costantini – diventano sempre più numerosi e soprattutto pericolosi per gli incidenti che possono provocare sulle strade”.

Incidente mortale

Parole profetiche le sue. Bisogna arrivare all’incidente mortale avvenuto nella notte fra venerdì 17 e sabato 18 marzo 2017 perchè il caso esploda in tutta la sua complessità e preoccupazione.

In quella notte infatti, un uomo di 49 anni è deceduto dopo essersi scontrato con un cinghiale in via dell’Inviolatella Borghese, una stradina buia, di notte pochissimo frequentata visto che si inoltra nel Parco di Veio per circa cinquecento metri finendo davanti ad alcune villette.

E non siamo nemmeno in aperta campagna ma a due-trecento metri dalla trafficatissima via di Corso Francia. Siamo all’inizio di Via Cassia Nuova, ai piedi di Vigna Clara, una zona dunque densamente abitata.

Lì, in via dell’Inviolatella Borghese, verso le 23 un uomo a bordo del suo scooter si è improvvisamente trovato davanti un cinghiale. L’impatto è stato violento: caduto a terra ha battuto la testa ed è deceduto.

Una notizia che ha sconvolto interi quartieri della fascia nord della capitale dai quali ora si chiedono provvedimenti, misure restrittive, campagne di abbattimento.

E c’è chi chiede anche che la Procura accerti le responsabilità del Comune.

E’ stato il Codacons che, nel sostenere che “Roma si è trasformata in zoo a cielo aperto dove nessuno interviene” ha chiesto alla Procura “di aprire una indagine sull’incidente verificando le responsabilità del Comune di Roma, dei vigili urbani e delle Guardie zoofile per omissione di atti d’ufficio e concorso negli eventuali reati che saranno ravvisati“.

Il tutto alla luce del fatto che nonostante le tante denunce “il problema non è stato risolto, e la mancanza di interventi ha portato al tragico incidente”.

Incontri ravvicinati

Lungo l’elenco degli incontri ravvicinati degli ultimi dodici mesi in quasi tutti i quartieri che confinano con uno o con ambedue i parchi.

Sulle strade interne di via Cassia, quelle che affacciano sull’Insugherata, è normale amministrazione, in particolar modo in via Tomba di Nerone.

In via Panattoni, ai piedi del Villaggio dei Cronisti, la recinzione è una groviera e non c’è sera che i cinghiali non vengano avvistati mentre razzolano fra i rifiuti dopo aver spinto a terra a musate i cestini di ferro old style (lì, pare per motivi di spazio, l’Ama non ha ancora portato i cassonetti).

Ancora prima, in via Cassia Antica, sotto il ponticello proprio davanti il grande supermercato non è raro vederli razzolare lungo le sponde del Fosso dell’Acqua Traversa.

E che dire di via Cortina d’Ampezzo? All’incrocio con via Vallombrosa, nella recinzione che divide l’Insugherata dalla strada c’è una vera e propria apertura – diciamolo, però: è abusiva -. Serve ai canari per far correre i loro amici a quattro zampe nel verde ma di notte è il passaggio tramite il quale altri animali a quattro zampe effettuano le loro sortite.

A la Giustiniana sono di casa. O forse è meglio dire erano, visto che una manciata di giorni fa un anziano ha deciso di fare il giustiziere della notte abbattendo un cucciolo con un colpo di pistola dandosi poi alla fuga ma gettando nello sconcerto i residenti di via Labranca, forse più preoccupati dei pistoleri in libera circolazione che dei cinghiali.

E all’Olgiata? Avvistamenti fra le ville e sui campi da golf.

Non serve andare oltre, la cronaca è piena di episodi analoghi, compreso quello di un paio di settimane fa, quando hanno fatto il giro del web le immagini di un cinghiale che corre nel traffico di via Baldo degli Ubaldi.

Parco di Veio: “Serve concertazione”

In tanti guardano all’Ente Parco di Veio come primo interlocutore a cui chiedere di metter mano al fenomeno per evitare le passeggiate notturne di intere famiglie di ungulati.

Come si sa, circa il 50% del Parco si estende all’interno del Municipio XV partendo dall’inizio di via Cassia Nuova, proprio là dove è accaduto l’incidente mortale, fino a giungere a Isola Farnese e ben oltre ancora.

Un parco immenso, difficilmente se non impossibile da recintare visto che attraversa e comprende grandi aree urbane, là dove i cinghiali si spingono sempre più spesso in cerca di cibo, attratti – occorre dirlo – anche dai cassonetti che a volte sono stracolmi  e sicuramente dai rifiuti abbandonati nelle strade.

l’Ente Parco di Veio ha già da anni ha dato avvio alle catture dei cinghiali così come previste nel “Piano per la programmazione di interventi di controllo numerico della popolazione di cinghiale” che è stato approvato alla fine del 2011 dalla Regione Lazio.

Le catture, a quanto si apprende, vengono effettuate utilizzando apposite gabbie trappola allestite nelle aree che sono state individuate nel Piano in relazione all’entità degli impatti prodotti dal cinghiale sul territorio del Parco e in funzione dell’obiettivo che si intende raggiungere.

Ma a quanto pare non basta. Domenica 19 marzo, il presidente dell’Ente Parco di Veio, Giacomo Sandri, intervistato dal TGR Lazio, ha chiesto concertazione, senza la quale impossibile scrivere la parola fine a questa annosa vicenda.

Come Parco di Veio abbiamo messo in piedi un piano di contenimento che riguarda sia la cattura che l’abbattimento. Ma per eliminare il problema nelle aree urbane – ha sostenuto Sandri – serve concertazione fra Ministero dell’Ambiente, Regione Lazio, Comune di Roma  e Parchi. Serve un piano concertato  per trovare una soluzione al fenomeno“.

Abbattimento selettivo, questo s’ha da fare

Non è dello stesso parere Massimo Pezzella, ex commissario straordinario del Parco di Veio e attuale responsabile del dipartimento ambiente di Forza Italia-Roma ricordando che quando era alla guida dell’Ente si attivò per un piano di controllo sul numero degli animali per anno con un documento approvato dalla stessa Regione Lazio.

Avevamo previsto tre fasi di controllo del numero dei cinghiali con la cattura in gabbie per poi arrivare all’ultima fase che racchiudeva l’abbattimento selettivo con un team selezionato e formato dalla Regione dove le gabbie non potevano essere posizionate” ricorda Pezzella sostenendo che “ad oggi di questo piano non c’è traccia“.

L’attuale amministrazione del Parco – conclude l’esponente di Forza Italia – ignora che il pericolo da cinghiale sta diventando sempre più intenso; per risolvere la questione si cominci ad applicare il mio piano di controllo e si rivedano i numeri da raggiungere della cattura annua dei capi”.

Meglio un piano non “in chiave venatoria”

Anche sul sito ufficiale della Riserva Naturale dell’Insugherata, di competenza dell’ente RomaNatura, si leggono le stesse cause alla base dell’eccessiva crescita demografica: la reintroduzione di esemplari nelle zone di caccia e la mancanza del predatore naturale del cinghiale, il lupo, in grado di limitare l’esplosione numerica.

Non si sa quanti siano i cinghiali all’interno dell’Insugherata, ma è certo che, grazie alla vicinanza del Parco di Veio, il loro numero sia fortemente cresciuto. Prova ne sono le numerose segnalazioni che arrivano da chi risiede nelle vie limitrofe alla Riserva.

Stando al sito dell’Insugherata non servono però soluzioni drastiche. “Solo un piano di gestione della popolazione in chiave non venatoria ma ecologica – si legge – potrà portare al riavvicinarsi a quell’equilibrio naturale, ormai perso, in cui la specie possa vivere in armonia con l’ambiente e con l’uomo“.

Intanto a Formello…

Il problema è fortemente avvertito anche a Formello, cittadina al confine col XV Municipio quasi senza soluzione di continuità e anch’essa immersa nel Parco di Veio.

Quello dei cinghiali è un problema sempre più incalzante, non possiamo più aspettare” ha recentemente dichiarato il sindaco Sergio Celestino puntando il dito contro la burocrazia.

In diverse occasioni ho interessato gli enti sovraordinati sulla questione, dato che la competenza comunale in materia di fauna selvatica è fortemente limitata. Nel corso dell’anno ho interessato la Città Metropolitana, la Regione, la Prefettura e l’Ambito Territoriale Caccia Roma 1 ma le lungaggini burocratiche e i rimpalli di competenze ci hanno fatto perdere tantissimo tempo“ sostiene Celestino annunciando l’adozione dell’unico provvedimento in suo potere, una ordinanza sindacale per l’“Adozione di misure per la gestione dei cinghiali a tutela della sicurezza urbana e della incolumità pubblica.”

L’Ordinanza – ha spiegato il Sindaco – coniuga le necessità dei cittadini minacciati dalla sempre più massiccia presenza degli ungulati in ambienti urbani e le sensibilità di chi si impegna ogni giorno nella difesa degli animali selvatici nei loro ambienti naturali.”

Ha quindi disposto di far catturare i cinghiali da una ditta specializzata, sotto la supervisione degli organi competenti per legge, con attrezzature e modalità idonee “ad evitare rischi per la pubblica incolumità e sofferenze per gli animali.”

È chiaro che l’ordinanza non risolverà definitivamente il problema, ma è tutto ciò che è nelle possibilità di un Sindaco: gli animali catturati verranno trasportati in altra località, non avendo i Comuni poteri né in materia di abbattimento né di sedazione degli animali selvatici.

Quando ne se parlò in XV

In attesa che ci ritorni, l’ultima volta che il tema approdò nell’Aula Consiglio del Municipio XV fu il 15 settembre 2015 quando il parlamentino di via Flaminia approvò un articolato documento.

Nello stesso si chiedeva alla presidenza di attivarsi con l’Ente Parco di Veio, con  la Regione Lazio e la città Metropolitana di Roma per elaborare un piano di contenimento relativo al territorio del XV.

Si chiedeva altresì di sollecitare la pulizia del fosso dell’Acqua Traversa situato nell’area di confine tra il Parco di Veio e la Riserva dell’Insugherata, fortemente interessato dal fenomeno, oltre a chiedere al Dipartimento capitolino alla Mobilità di apporre cartelli stradali per segnalare il pericolo di attraversamento animali, nonché di istituire limiti di velocità lungo le vie maggiormente interessate dal fenomeno in modo da ridurre il rischio di gravi sinistri stradali.

Ma degli esiti di tale documento non si trova traccia; forse è rimasto vittima delle stesse lungaggini burocratiche e rimpalli di competenze denunciate dal sindaco di Formello.

E se li sterilizzassimo?

L’idea arriva in queste ore dal Campidoglio, ad avanzarla sono il presidente della commissione Ambiente Daniele Diaco e l’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari .

“Stiamo affrontando le problematiche relative alla presenza dei cinghiali a Roma – affermano i due esponenti M5S capitolini – valutando l’opportunità di utilizzare un immunovaccino. È nostra intenzione applicare tale progetto alla nostra realtà cittadina, al fine di contrastare questa criticità in modo sostenibile e rispettoso dei diritti degli animali. Nei vari tavoli tecnici è emerso che la Regione Lazio ha acquisito le competenze in materia ma, a fronte di queste, non possiede le adeguate risorse umane ed economiche necessarie alla risoluzione del problema”.

Assodato però che in cinghiali sconfinano dal Parco di Veio e dalla Riserva dell’Insugherata, non è chiaro come si possa tentare di sterilizzarli inseguendoli nei 15mila ettari del primo e nei 740 del secondo.

Prima di di farsi affascinare dall’idea sarà dunque meglio studiarne dettagliatamente l’implementazione.

Quale la soluzione?

C’è chi vorrebbe affidare la soluzione alle doppiette e chi alla cattura e al trasporto in altre località. Chi dice che basterebbe popolare parchi e riserve di lupi e chi che i parchi andrebbero recintati con reti elettrificate. Nelle ultime ore spunta il vaccino sterilizzante.

Sui social è caccia alla soluzione, ma quel che si percepisce nei commenti degli utenti di facebook, andando oltre ogni tipo di soluzione proposta, è che la gravità del fenomeno è veramente sentita sulla pelle e che parlare solo di allarme, dopo la morte di un uomo, è un eufemismo.

In realtà siamo ormai in vera emergenza e serve che le prime ad essere abbattute, e subito, siano proprio le lungaggini burocratiche e i conflitti di competenze fra Municipi, Comune, Città Metropolitana, Regione, Enti.
Ci si dia da fare tutti insieme, almeno per una volta.

Claudio Cafasso

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8 COMMENTI

  1. Ma per carità. “Roma si è trasformata in uno zoo a celo aperto” (codacons) o la chiosa “ci si dia da fare tutti insieme, almeno per una volta” fanno sorridere. Roma Nord è per più di metà del suo territorio all’interno di parchi protetti o riserve naturale: Veio, Pineto, Monte Mario, Insugherata, Aniene, Marcigliana, ecc. sono sono alcuni dei loro nomi.

    Queste aree sono una risorsa enorme (e purtroppo esauribile) e vanno protette, recintate, custodite. Per proteggere tanto l’uomo quanto la preziosa fauna che ci vive da inconvenienti come lo sfortunato incidente di venerdì. Abbiamo urbanizzato grosse fette di territorio ai margini e dentro il parco di Veio negli ultimi 5 anni solo per compiacere famigerati palazzinari.

    A Singapore interi quadranti della città ospitano aree protette in cui prolifera la giungla, incontaminata e meravigliosa, ma sopratutto… recintata. E non urbanizzata. A Singapore il parco non è luogo di speculazione dove far sorgere circoli sportivi esclusivi e semi-abusivi, villette lussuose ma nascoste da tetti in lamiera o palazzine fasciate da orrendi balconi tutti uguali.

    Proprio al contrario di Roma Nord, dove vivere è comunque ancora oggi un privilegio: non lontano dal al centro eppure nella natura.
    Ma che la natura sia solo ornamentale, per carità!

  2. Fantastica idea ! Ma com’è che nessuno ci aveva ancora pensato ? E dai recintiamo tutto, recintiamo il Parco di Veio l’Insugherata il Pineto …. milioni di metri di recinzioni e chi le paga ? E come si fa a recintare i quartieri che stanno dentro il parco di Veio ? Alla Storta facciamo un ghetto ?

  3. Ma infatti forse a Roma è così, i parchi non vanno protetti. Altrimenti il signor Cesare si sente in un ghetto. E poi chi le paga le recinzioni? Meglio un incidente con morto ogni tanto, forse è più economico.

  4. se lei scambia il parco di Veio per villa Borghese non so cosa farle. E’ una bellissima idea quella di recintarlo ma è totalmente irrealizzabile, dia uno sguardo alla pianta e se ne farà una ragione e per favore eviti di di fare ironia con chi è morto, abbia rispetto.

  5. Le faccio notare che è lei a confondere il parco di Veio con Villa Borghese, dove di recinzioni ce ne sono pochissime e di fauna ne è rimasta ancor meno.
    Non c’è nessuna ironia nel mio post, per carità, ma l’amara, serissima constatazione della sua posizione sulla questione, signor Cesare. Posizione, peraltro vagamente ambigua, di chi non vuole considerare le aree naturali protette o tutelate per quello che sono: aree naturali. E perché recintarle sarebbe troppo costoso secondo il suo personalissimo capitolato.

  6. Sono un abitante di Via Dell’Acqua Traversa e vi segnalo che ormai da tempo, soprattutto l’estate i cinghiali sono soliti pascolare ben giardino condominiale del complesso dove abito
    Molti condomini in passato hanno interessato l’ente Parco ma senza risultati
    Personalmente, soprattutto la sera sono costretto a prendere la macchina e portare il cane a Vigna Clara

  7. Se fossi la “Meloni” di Fiorello, direi: “Ah RIDICOLII !! Avete voluto l’immigrazione incontrollata degli stranieri, e mo’ ve li ciucciate.”

    Potremmo anche rileggerci “Il Rinoceronte” di Jonesco, e pensare che oggi si sta realizzando, non solo come metafora e simbolo, ma addirittura come cronaca letterale.

  8. Gli animali sterilizzati continuano comunque a girare per la città se sono un pericolo provocano ancora incidenti (anche stanotte un caso nella zona di Settebagni Bel Poggio).
    Andrebbero catturati per diminuire in maniera considerevole il numero, non aspettiamo che un nostro familiare sia coinvolto in un incidente anche grave.
    Se un veterinario certifica che l’animale è sano può andare al macello essendo una specie commestibile e finire sulle mense dei senzatetto fornendo così una utilità sociale.
    Probabilmente qualche animalista dirà che questa è una provocazione, ma nei migliori ristoranti si mangiano le pappardelle al ragù di cinghiale e nessuno si scandalizza.

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