
Una goccia nel mare del degrado urbano che imperversa tutti i quartieri di Roma. Ma goccia dopo goccia il fenomeno ha assunto dimensioni intollerabili.
Tutti puntano il dito contro le strade sporche, gli incivili che lasciano i rifiuti in strada, le deiezioni canine sui marciapiedi, ma basta alzare lo sguardo di pochi centimetri oltre la classica altezza d’uomo per vedersi circondati da migliaia di microaffissioni di agenzie immobiliari. Non c’è palo della luce o segnale stradale che si salvi.
Ma non vengono rimosse né sanzionate. Pur trattandosi di affissioni abusive, il problema sta nel fatto che i pali appartengono a enti differenti e ognuno di essi preferisce soprassedere piuttosto che imbarcarsi in campagne di moral suasion o di rimozione dei cartelli.
Cartelli che – fateci caso – vengono apposti a non meno di due metri per evitare che i passanti infastiditi possano strapparli.
E infatti non è raro vedere la sera i ragazzotti inviati dalle agenzie mentre con scale e scalette sono intenti al lavoro.
Eppure lo loro vetrine sono illuminate H24, i loro siti web pullulano di offerte, esistono testate cartacee ad hoc. Ma il palo ha la sua attrattiva. E’ gratis e lo si può sfruttare comodamente.
A che vale fare appelli alla cittadinanza contro l’abbandono dei rifiuti se poi non si getta un occhio anche a questo fenomeno? Ma dalle istituzioni, negli anni, non è arrivato mai un segnale nè se ne vedono all’orizzonte.
A dir la verità ci provò Alemanno, da sindaco di Roma, che nel 2010 emise una velleitaria ordinanza anti volantinaggio: durata un anno e prorogata per l’anno successivo produsse risultati zero. Prevedeva una sanzione di 50 euro per chi trovato a lasciarli in giro e 412 per il committente ma a memoria mai un Vigile Urbano elevò una multa perchè pizzicarli in flagrante era mission impossible.
Se invece, nel caso in questione, si puntasse direttamente e solo al committente, il cui nome e numero di telefono sono chiaramente indicati sulle affissioni, il risultato sarebbe ben diverso.
Il decoro della capitale andrebbe garantito, difeso e tutelato con strumenti certi, con capacità e determinazione partendo anche da questo fenomeno: basta volerlo, volere è potere. (CC)
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Decoro….? Decoro è un sostantivo da usare con cautela perché non ha un significato suo.
Anzi non significa proprio niente e chi lo usa dimostra a mio avviso modesto, modestissimamente, di essere a corto di argomenti e nozioni di base.
Chi cerca casa ha interesse a sapere chi vende casa.
Consapevole di essere un ospite di VCB non posso però non commentare quando sento o leggo di “decoro” portato negli anni come una distinzione tra una realtà ed un’altra, parola che ha un primo effetto ma non vuol dire nulla.
leosc
Per quanto attiene alla pubblicità abusiva che contribuisce ad aumentare il porcaio cittadino, basterebbe multare pesantemente coloro che incollano cartelli pubblicitari ovunque e costringerli a pagare la pulizia. Per individuarli basta solo leggere i nominativi delle ditte che compaiono su questi cartelli. Basta saper leggere, cosa rara per i nostri amministratori.
leosc, secondo me è lei ad essere a corto di nozioni di base.
Chi cerca casa ha interesse a sapere chi vende casa, tuttavia non può farlo utilizzando muri, pali e cabine con affissioni illegali.
@ Simone, di decoro abbiamo già parlato (sempremente con ironia) adesso parliamo della parola degrado, altra parola di uso comune che ha anch’essa un primo effetto ma non vuol dire niente, perché c’è un degrado rispetto ad una scala graduata che misura una dimensione o un condizione, sapere rispetto a quale scala di riferimento viene usata la parola degrado quando si parla di persone e di luoghi sarebbe utile conoscerlo. Comunque decoro e degrado sono parole che vengono utilizzate per slogan di tipo politico adatte ad ampie platee di persone tra cui quelli come me che sono corto di nozioni di base ma capiscono l’esistenza di problemi, vederle nei loro articoli utilizzate da uomini di lettere e di cultura come giornalisti ed altri commentatori ed anche spesso in televisione mi fa pensare più a degrado che a decoro.
leosc