Home PONTE MILVIO Crollo a Ponte Milvio, “Nessuno pensa più a quei poveri cristi…”

Crollo a Ponte Milvio, “Nessuno pensa più a quei poveri cristi…”

le riflessioni di una lettrice, offerte "sperando che possano servire come spunto per una presa di autocoscienza"

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immagine di repertorio
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Centoventi persone fuori dalle loro case da quasi due mesi, dieci famiglie che dovranno sborsare ventiseimila euro ognuna per pagare la demolizione della loro palazzina, abitazioni che verranno smantellate mattone per mattone con  tutto ciò che c’è dentro: ricordi di una vita, oggetti di valore, le foto di un figlio appena nato, le tovaglie della nonna. Retorica? No, è la realtà di via della Farnesina dal 24 settembre.

Una realtà con la quale a fare i conti sono loro, quei “poveri cristi” che si sentono abbandonati. Abbandonati da chi gli aveva detto tre ore dopo il crollo “non vi lasceremo soli”; abbandonati dalla solidarietà dei romani, visto che la raccolta fondi non è che abbia avuto tanto successo. E forse un po’ abbandonati anche da chi si è stretto in un abbraccio mediatico nei primi giorni per poi, almeno sul social, concentrarsi sul proprio orticello dimenticando che tanti orticelli messi insieme fanno il podere comune.

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L’amara riflessione è di Eleonora, una nostra lettrice residente poco distante da Ponte Milvio. Non è stata colpita fisicamente dal crollo ma lo è stata  emotivamente da tutto ciò che si dice e si scrive su facebook.

Consapevole che le sue riflessioni potrebbero scatenare una ridda di commenti a lei contrari, ha voluto comunque affidarle alle nostre pagine sperando che possano servire “come spunto per una presa di autocoscienza”.

“Egregio direttore, le scrivo pur sapendo che potrò essere oggetto di polemiche. In merito al crollo della palazzina di via della Farnesina assisto su facebook a tanta pochezza di spirito e di comprensione: ognuno dà fiato per esternarne il proprio pensiero in una grottesca rappresentazione del mors tua vita mea”.

“Cominciamo dalla prima protesta: ‘via gli autobus da via di Vigna Stelluti’. Ma se Ponte Milvio è bloccato dove dovrebbero passare? E allora rido, ma con amarezza. I bus da sempre passano per via Orti della Farnesina dove ho vissuto per tanti anni (ora sono in via Giuochi Istmici ma poco cambia essendo una parallela) ‘godendo’ sempre del rumore dei bus. Abbiamo mai protestato? Non mi pare. È vero, oggi che non passano è una pacchia, finalmente si dorme, ma a quale prezzo? Quello di una palazzina crollata. Una tragedia alla quale non pensano quelli che oggi si lamentano perchè da due mesi hanno i bus sotto casa”.

“Veniamo ai commercianti” continua Eleonora addentrandosi in un orticello alquanto spinoso e dicendo: “dicono che se continua così chiuderanno. Ma la loro momentanea crisi dipende dal crollo della palazzina o dipende dalla pigrizia e maleducazione degli abitanti di questo quartiere? Cosa vieta alla signora ‘suv munita’ di andare a fare shopping nelle scintillanti boutique di via della Farnesina? Cosa vieta andare dal giornalaio? La strada interrotta? Ma dai! Anche se la strada fosse veramente interrotta che dire di una bella passeggiata? I negozi che chiudono: hanno citato anche una rosticceria di via Orti della Farnesina che ha aperto e chiuso nel giro di pochi mesi, peccato che abbia definitivamente abbassato le saracinesche da quasi un anno! Hanno citato un piccolo ed elegante negozio di abbigliamento sempre in via Orti ma che in realtà sta chiudendo per fine attività. Hanno citato una gelateria e un negozio di vintage di via della Farnesina, peccato che siano chiusi dalla scorsa estate. Ma dai, siamo seri. Sarà colpa della palazzina crollata anche la chiusura di quel negozio di arredamento e oggetti per la casa che stava in via Giochi Istmici? Forse il titolare aveva doti di preveggenza visto che è chiuso da più di un anno!”

“Cosa mi rende così cinica?” si chiede Eleonora dandosi marzullianamente anche la risposta. “Il fatto che a nessuno interessi il futuro di quei poveri cristi… Ognuno pensa al proprio orticello, nessuno ha umana pietà per quella gente.”

“Sono rimasta sconcertata ed urtata – incalza la nostra lettrice – quando ho pensato di pubblicizzare la raccolta di fondi lanciata dalla parrocchia di Ponte Milvio attraverso un gruppo facebook di vendo/compro della nostra zona. Mi sembrava il modo migliore per arrivare a tanti ma la pubblicazione è stata rifiutata perché, sentite bene, non era ‘in linea con l’obiettivo del gruppo’. Certo, è sicuramente meglio per i residenti di Vigna Clara continuare a parlare di borse usate due volte o di macchine da vendere piuttosto che confrontarsi per mettere mano al portafoglio ed aiutare chi è in difficoltà”.

“Queste sono le cose che ci ridicolizzano agli occhi di altri romani che ritengono gli abitanti di Roma Nord degli aridi ricchi e senza cervello. Che tristezza egregio direttore. Se tutti coloro che su facebook si lamentano della viabilità avessero partecipato concretamente, ora – conclude Eleonora -, ci sarebbero più soldi per la demolizione e quei ‘poveri cristi’ si sentirebbero meno soli. Scusi lo sfogo, ma magari può servire come spunto per una presa di autocoscienza”.

 

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7 COMMENTI

  1. un’analisi amara ma assolutamente condivisibile.
    peraltro non mi sembra che i commercianti si lamentino quando il piazzale di ponte milvio è letteralmente invaso da macchine in doppia e tripla fila ( e qui la solita domanda: ma i vigili dove sono?) per consentire a giovani finemente vestiti di godere dell’aperitivo, apericena o quant’altro proposti dai tanti locali che si affacciano sul piazzale…

  2. Sig.ra Eleonora, grazie a Lei si sono capite cose importanti sulla situazione reale di quello stabile che non è crollato ma ha subito danni irreparabili, sta ancora in piedi ma in condizioni tali che hanno determinato doverosi cambimenti alla viabilità al fine di evitare il peggioramento delle condizioni e per motivi precauzionali ovviamente a protezione della cittadinanza. Secondo le nuove formule d’intervento si vogliono privilegiare soluzioni innovative finalizzate principalmenteal recupero dei beni degli abitanti cosa di grande nobiltà ed una “decostruzione ” piuttosto che un brutale abbattimento.
    Ovviamente attività non prive di rischi da affidare nelle mani di gente del mestiere con una prima imbracatura per stabilizzare ed avere condizioni favorevoli all’evacuazione dei beni, un trasloco forzoso, poi ecc.ecc. direi ……… grazie!
    del luogo!
    leosc

  3. d’accordo pienamente con quanto esprime Eleonora con sincera partecipazione e analisi della situazione.Purtroppo è latitante l’Istituzione , il diritto di cittadinanza è calpestato

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