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    Le Lupe, il primo romanzo di Flavia Perina

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    Lasciatemi, lasciatemi senza conforto: fine mai non avrà lo schianto: bagnerà sempre il ciglio l’inestinguibil pianto...” Parole di dolore quelle di Elettra convinta della morte del fratello Oreste e rimasta sola a dover vendicare il padre.

    “Cosa c’entra?”, potremmo chiederci… Sì, perché non siamo alla rappresentazione di una tragedia greca, non è di Euripide o di Sofocle che vogliamo raccontare. Davanti a noi, seduta ad un tavolino di Pallotta a Ponte Milvio, c’è Flavia Perina, residente a Roma, in zona via Cortina d’Ampezzo, giornalista ma anche molte altre cose (è stata parlamentare del PdL e poi di FLI, parla spesso in tv da opinionista, si è impegnata nei movimenti per i diritti civili e soprattutto delle donne).

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    L’avevamo già intervistata nel 2010, ma oggi è un’altra Flavia Perina. Scrittrice, e a sorpresa scrittrice non di un saggio politico o sociale ma di un romanzo “senza nessun intento morale, una storia e basta“, come ci tiene a precisare.
    Si intitola “Le Lupe”, è edito da Baldini&Castoldi (208 pagg. 15 euro) ed è nelle librerie dal 22 settembre, oltreché in rete in formato e-book.

    Abbiamo cominciato a parlare di tragedia per caso (tutte e due abbiamo fatto il classico) e però, alla fine, questo si è rivelato lo spunto giusto per raccontare il filo conduttore del suo libro.
    Flaminia, la protagonista del mio romanzo, ha visto morire suo figlio ed è spinta da sentimenti ancestrali di vendetta. E’ una donna di oggi, borghese, vive in un quartiere borghese, ma le sue emozioni non sono molto diverse da quelle che si associano al lutto e all’ingiustizia da sempre, da quando è nato l’uomo“.

    Parliamo di “Le Lupe” qui su VignaClaraBlog.it non solo per segnalare una novità editoriale ma anche perché il nostro quartiere, e Roma Nord in generale, sono protagonisti del libro quasi quanto i personaggi in carne e ossa.
    Ho parlato delle cose che conosco bene, quelle che vedo ogni giorno passando in scooter o in macchina, le piazze e i viali dove sono cresciuta e di cui mi colpisce, oggi, la decadenza: Roma Nord è stata per tantissimo tempo un isola felice, un posto vitale e pieno di energie, molti ancora la raccontano così. Ma ora è diventata un’altra cosa. Si è incattivita. La crisi, forse. Il senso di depressione che si porta addosso, la paura del futuro che comincia a mordere anche i più benestanti...”

    Il personaggio centrale del romanzo è una cinquantenne vedova con due figli, Flaminia, uno dei quali viene ucciso quasi casualmente, per un gesto di stizza, da un poliziotto a margine di una giornata di scontri all’Olimpico. Da lì si dipana la trama, con la graduale riscoperta dell’insospettabile passato di Flaminia – che prima di abbandonare la sua vita di ragazza per il matrimonio e la maternità aveva vissuto sul filo di esperienze border-line – e la ricerca di antiche amicizie per un folle progetto di vendetta.

    Come ho detto – spiega Flavia – nel libro non c’è alcun tipo di “messaggio”, ma solo la descrizione romanzata dell’escalation a cui può portare un atto di ingiustizia che riapre antiche ferite, soprattutto nelle donne che hanno per l’ingiustizia una sensibilità speciale, accanita. Non è un caso che, dalle madri di Plaza De Majo a Ilaria Cucchi, siano sempre le donne a esporsi nel lutto, nella protesta, nella richiesta di riparazione“.

    Il libro sarà presentato a Roma il 28 settembre, alla Feltrinelli di Piazza Colonna alle 18.
    Ma vorrei – spiega Flavia – fare tantissime presentazioni a Roma, e sto già organizzandole, perchè come ho detto Roma in questo libro non è solo uno sfondo, e dopo averlo letto sarà chiaro a tutti il perché. Chi vuol seguire la cosa può andare sulla pagina Facebook “Le Lupe” che darà tutti gli appuntamenti“.

    Prima di salutarci, le ultime sottolineature. “Mi raccomando, al quartiere mio ci tengo. Mi raccomando, spiega bene che non è una storia di giustizia fai-da-te, che aborro, ma un racconto sulle conseguenze estreme dell’ingiustizia e del dolore“.

    Ecco fatto, così dovrebbe andar bene.

    Valentina Ciaccio

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    1 commento

    1. In sequenza:
      Parole di dolore quelle di Elettra;
      ma un racconto sulle conseguenze estreme dell’ingiustizia e del dolore;
      Dalla cultura dello sballo alla cultura del dolore di Perina che ripropone suo malgrado il clima nel quale il Fascismo di Roma ha mantenuto la cittadinanza usata solo per la propaganda di regime.
      Il Duce è triste e tu vuoi andare a ballare, Vergognati! oppure, il Duce è preoccupato per la Patria e tu mi chiedi lo stipendio Vergognati! (ma io ho lavorato sodo!) Silenzio! Oppure Silenzio il Duce sta pensando e nelle sue declinazioni ogni grand’uomo o gran donna (quindi superpersone) oggi per lo più personalità del mondo dello spettacolo, della politica, dell’economia, ad esempio la Ventura è triste e non si può fare rumore, oppure Salvini si batte per gli italiani, Silenzio! oppure Della Valle sta lottando per le sue aziende e non ci si può far vedere festosi, e via discorrendo una popolazione ridotta a tante piccole Corti al servizio del Signore della Signoria, tutto ciò perché si stenta a comprendere e dunque a caricarsi l’Onere di Cittadinanza Italiana del e dal 1948 ed i suoi cittadini lavoratori. Definizione lavoratore presente nei testi di legge.
      Flavia Perina anche Direttore del Giornale Il Secolo D’Italia ha inspiegabilmente sospeso il dialogo con il Suo emblematico percorso evolutivo politico dal MSI chiuso nel 1985 ad AN e PDL lasciando a chi in Lei guardava con fiducia oggi questi esempi di Cultura del Dolore tipici del Fascismo, evidentemente nutre scarsa considerazione nei nuovi movimenti politici e non dialoga o questo gli è impedito, nuove realtà politiche che avrebbero oggi più che mai bisogno di riferimenti importanti proprio come Lei.

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