Home ARTE E CULTURA “La porpora e il sangue”, l’Impero Bizantino da Velitti a Vigna Clara

“La porpora e il sangue”, l’Impero Bizantino da Velitti a Vigna Clara

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Galvanica Bruni

Giovedì 28 aprile, alla Libreria Velitti di piazza Jacini, a Vigna Clara, è stato presentato “La Porpora e il Sangue”, secondo romanzo storico di Stefano Vincenzi. Libro che sta riscuotendo molto successo e che apre il sipario di uno dei palcoscenici storici meno conosciuti del Medio Evo: il X secolo.

Stefano Vincenzi, uomo di finanza e di storia,  è il responsabile della Funzione Consulenza Legale e Relazioni Istituzionali di Mediobanca e professore di Diritto del Mercato Finanziario all’Università Europea di Roma, ma è anche un appassionato studioso di storia bizantina e uno scrittore dalla penna intrigante.

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Lo avevamo conosciuto nel 2009, quando presentò il suo primo romanzo storico dal titolo Verso Costantinopoli; il successo di quel libro, la passione per la storia e la tenacia che lo contraddistingue,  il secondo volume di una saga che l’autore immagina divisa in tre parti.

Attorniati da pareti colme di libri e davanti a pubblico curioso, la presentazione è stata introdotta e moderata da Claudio Cafasso, direttore editoriale di VignaClaraBlog.it.

La Porpora e il Sangue è un romanzo di eroi, – ha iniziato a spiegare Cafasso – ma anche un romanzo corale che dalle gesta dei grandi allarga lo sguardo ai tanti personaggi delle corti e delle arene belliche, dei conventi e dei palazzi vescovili. Vincenzi non vuole volgarizzare, modernizzare, ma evocare l’epoca antica anche dando un volto e un’anima ai valori e ai termini antichi. Infatti, la fedeltà storica si rivela nell’uso ostinato dei termini greco-latini”. Alla quale corre in aiuto un utile glossario, dove si spiegano i significati di Basileus, Porfirogenito, Stratega, Archimandrita, Parakoimenos, ecc.

“E’ un  libro dalla grande ampiezza geografica, che spazia per l’intera Europa e oltre. Potrebbe essere la sceneggiatura di un film”. Ha concluso Cafasso, per poi lasciare spazio ad alcune domande.

s.vincenzi e c.cafassoCome si conciliano finanza e Medio Evo? “Entrambe richiedono dedizione e attenzione, ma una è pubblica e l’altra personale, quasi segreta! – ha risposto con una punta di ironia Vincenzi – Ho sempre avuto una passione per la storia, ma mio padre mi spinse, credo giustamente a studiare Giurisprudenza, così ho continuato a coltivarla da amatore”.

Perché scrivere su Costantinopoli e sulla civiltà bizantina? “La storia del Medioevo del X scolo, che avevo studiato al liceo era confusa e poco convincente, incentrata in Italia e in Francia e si concludeva con una frase tipo: nel 1453 cadde Costantinopoli, punto.. Poi, iniziava il Rinascimento. Ma come si era arrivati fin lì? c’era una connessione tra i due eventi? Questo era un lato oscuro che mi ha sempre intrigato e appassionato. La storia la scrivono i vincitori, o la tramandano, salvo la così detta rivalutazione, per secoli e secoli. Pensate a Nerone cattivo, o a Ottaviano buono e Antonio cattivo, Diocleziano cattivo e Costantino buono. I Franchi buoni e i Longobardi cattivi, quasi non si parla dei Sassoni prima della loro conversione e la rinascita dell’Impero Romano d’Occidente – detto sacro –  incoronato dai buoni ed elogiato dalla storiografia cristiana, l’unica esistente in occidente, mentre i bizantini diventavano sempre di più brutti e più cattivi. Il concetto di buoni e cattivi si potrebbe declinare fino ai giorni nostri e forse diventa vero perché il vincitore è il buono, gestisce la storia e permea le nostre categorie etiche e culturali. Se credete che la verità non sia un concetto assoluto”.

Quali sono gli elementi chiave del romanzo? “La fede, la guerra e l’amore, pensati secondo i valori i bizantini e medioevali. La fede vera e profonda, muove e genera decisioni chiave in tutta la storia di Costantinopoli  e a tutti i livelli sociali, resiste fino all’estremo sacrificio personale e collettivo; la guerra non è combattuta da predoni che cercano tesori, schiavi o domini, per poi giustificarsi con la fede, i bizantini combattono per la fede, combattono non per imporre ma per difendere l’Oicumene cristiano; non sono icone ieratiche, non sono subdoli e crudeli, sono diversi da come li hanno raccontati:, ma amano con il desiderio e odiano con la ferocia di chi è animato da grandi passioni. Come quasi tutti i popoli. Si sono anche combattuti tra loro in feroci guerre civili, ma non hanno mai tradito l’Impero e l’Oicumene, lottando fino all’estremo sacrificio”.

porpora_sangueCosa ci resta della civiltà bizantina? “Moltissimo, ma non ce ne rendiamo conto, perché quasi tutto è stato oscurato dal cattolicesimo. Ma la nostra cultura ne porta tracce molto forti, basti pensare alla raffinatezza della miniatura che è stampata in copertina, era circa il 980 d.C., forse, senza se non ci fosse stata Costantinopoli  disegneremmo figure geometriche tipiche di un’altra civiltà”.

Le vicende del libro sono imperniate a metà strada tra l’Impero di Bisanzio, erede della tradizione imperiale di Roma, e il nuovo Impero d’Occidente, le cui sorti sono rette dalla dinastia sassone degli Ottoni, eredi della corona un tempo appartenuta alla dinastia carolingia.

Da troviamo una parte il temuto basileus Niceforo Foca, attorno al quale si muovono l’intrigante basilissa Teofane, madre dei porfirogeniti, e il misterioso Jhoannes, veterano di centro battaglie; dall’altra il giovane imperatore Ottone I e la coraggiosa Adelaide.

Con una scrittura dal ritmo incalzante, Vincenzi, narrando anche le ragioni di chi non ha vinto in guerra o in amore, trasporta i suoi lettori in un’ambientazione ricca di dettagli e fedele alle vicende storiche, immaginando i sentimenti di re e regine, principi e principesse, cavalieri e guerrieri che combattono, tradiscono, amano e odiano.

La Porpora e il Sangue è un romanzo coinvolgente, dal ritmo incalzante e capace di trascinare tra i meandri della storia bizantina esperti e neofiti. Chiudendo la presentazione, Vincenzi ha svelato che sta già scrivendo il terzo. La saga di Verso Costantinopoli continua…

Adelaide Cao

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