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Svelati i misteri della Tomba dei Veienti a Grottarossa

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E’ giunta al secondo e ultimo appuntamento l’iniziativa culturale promossa dalla Sovrintendenza dei Beni Archeologici di Roma, dal XV Municipio e dall’Università La Sapienza, attraverso l’esposizione di due brillanti tesi di ricerca sui reperti archeologici di Roma Nord e sulle loro origini.

Dopo esserci addentrati lo scorso 18 marzo nella storia della Cassia, da Ponte Milvio fino al GRA, e della Flaminia da Ponte Milvio a Malborghetto, l’incontro di venerdì 8 aprile ha guidato invece i partecipanti all’evento, tenutosi nella scuola Massimo Gizzio di via Moro Reatino, a Grottarossa, alla scoperta della Tomba dei Veienti e dei suoi segreti. E’ stata infatti la volta di Chiara Cicone, giovane archeologa, come fu per Margherita Bortoli durante il precedente incontro, ad illustrare la sua tesi dal titolo “Il Sepolcro cosiddetto dei Veienti: rilievo e analisi per l’interpretazione”.

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Presente all’evento l’Assessore alla Cultura del XV Municipio Alessandro Cozza. “Abbiamo scelto di tenere quest’incontro nella scuola Massimo Gizzio per un motivo preciso – ha dichiarato salutando i presenti – Il Parco Papacci ha un valore inestimabile per questa zona e per i suoi residenti, ma deve gran parte del suo successo alla presenza del Sepolcro dei Veienti. L’intento era quindi celebrare il patrimonio culturale in una struttura a breve distanza dall’oggetto del nostro studio, cosicché il suo valore coinvolgesse direttamente i cittadini”.

“Sono felice che questo evento si tenga all’interno di una scuola – ha fatto eco la relatrice della tesi, la Professoressa Alessandra Ten – l’educazione civica oltre ad una presa di coscienza dei cittadini, dev’essere anche impartita come disciplina sui banchi di scuola”, ricordando come molti dei reperti archeologici presenti nei musei della Capitale provengano altresì dalle periferie di Roma e dalle zone dell’Agro Romano.

Come fu per il primo appuntamento tenutosi nella sede del XV Municipio, lo scopo di queste iniziative è appunto quello di creare un museo a cielo aperto a Roma Nord, dei dossier turistici in pillole utili non solo agli abitanti, ma anche ai pellegrini che s’incamminano durante questo periodo sulla via Francigena, imbattendosi per la prima volta in Roma Nord ed il suo inestimabile patrimonio storico-culturale.

tomba dei veientiLa Tomba dei Veienti: eredità dalle origini misteriose

Prima di gettarci alla riscoperta delle ricchezze del XV Municipio, però, sorge spontanea una domanda: perché quest’incertezza nel titolo della tesi?

La scelta non è affatto dettata dal caso, anzi. “Il titolo evoca perfettamente l’alone di mistero che avvolge il Sepolcro – afferma Francesca Cicone, autrice della tesi – molte volte mi è stato chiesto se il termine veienti fosse collegato al Parco di Veio e, quindi, agli abitanti della terra etrusca. In realtà, però, il sepolcro ha origini romane”.

Durante la relazione il mistero si dipana pian piano, mentre l’attenzione dei presenti rimane costante. La tesi ripercorre infatti la storia del Sepolcro, situato in zona Tomba di Nerone e all’interno del Parco Papacci, fino ad oggi, illustrando decine di studi che ne hanno ipotizzato una datazione ed origine certe, sottoponendolo quindi a diversi tentativi di mappatura. In primis, quella realizzata dagli studiosi Gell e Nibby all’inizio del 800’, i quali perlustrarono tutta l’area del Parco di Veio partendo da via Veientana.

Bisognerà attendere fino al 1920 perché circolino le prime documentazioni fotografiche del Sepolcro dei Veienti, a cui seguirà un maggior approfondimento nelle ricerche. Solo nel 2000, allora, si avrà il primo testo divulgativo in cui la Tomba dei Veienti sarà finalmente riconosciuta come nucleo cementizio databile all’età augustea e, quindi, di origine romana.

A confermare tale tesi, inoltre, la presenza in loco prima dei militari di Cesare e, in un secondo momento, dei militari di Augusto di stanza in Egitto: ciò spiegherebbe perché un edificio romano si trovi in terra etrusca.

Ipotesi ed incongruenze sul Sepolcro

L’enigma prosegue se, poi, c’interroghiamo sulla destinazione dell’edificio. Gli innumerevoli studi di cui fu protagonista hanno condotto, infatti, alla formulazione di diverse ipotesi sulle origini del reperto e sulla funzione che svolgeva anticamente.

tomba dei veienti 3Come sottolineato anche dalla Professoressa Ten, così come per il Sepolcro, “Molto spesso i territori non mancano di storia, ma di una narrazione omogenea che la ripercorra con organicità”. Roma è un esempio, presentando una frammentazione storico-archeologica dall’Urbe all’Agro Romano, in quanto “il centro della città possiede dei livelli di stratificazione urbana immensa, mentre l’Agro, il suburbio, è pieno di reperti storici e ville monumentali”.

Nello specifico, gli studiosi per anni si scontrarono su diversi aspetti incongruenti della Tomba, ovvero la morfologia della pianta (se cruciforme o quadrangolare), di che tipologia fosse l’edificio (se a torre o edicola a più piani) e la sua datazione (compresa in un periodo molto ampio, dal I sec. a.C. al II sec. d.C.).

“Per approfondire l’argomento allora – prosegue Francesca Cicone durante l’esposizione – è stata realizzata una mappatura longitudinale e dei prospetti del Sepolcro, permettendo di valutare il monumento in tutte le sue parti”. Un’accortezza che, per esempio, ha constatato un annerimento progressivo delle pareti interne della Tomba, attribuibile inizialmente a dei focolari improvvisati, ma in realtà allestiti dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, i quali usarono il sepolcro come accampamento temporaneo.

Via Veientana: un ponte fra passato e presente

A far da sfondo alla storia del Sepolcro dei Veienti è la via Veientana, piccola arteria della via Cassia che ospita ad oggi decine di sepolcri monumentali, alcuni inglobati nelle ville storiche, altri nascosti e custoditi fra rovi e boscaglie del Parco di Veio.

La Cassia-Veientana si conferma perciò testimone di un’eredità storica e di un patrimonio archeologico inestimabile per il XV Municipio, che progetti come quello di ieri non possono che valorizzare. “Dalla presa di Veio sono trascorsi circa 7 secoli, ad oggi Roma Nord può vantare ville storiche, come Villa Manzoni, che impreziosiscono il territorio rendendolo unico nel suo genere”, ha dichiarato Francesco Maria Cifarelli, Segretario della Sovrintendenza capitolina presente all’evento.

Un valore che il XV Municipio, nonostante l’incombenza del fine mandato, continuerà a difendere: non a caso, è in cantiere un progetto con la Sovrintendenza capitolina e la British School of Rome per la valorizzazione del Parco Volusia.

C’è chi dice che con la cultura non si mangi, ma a ben vedere le tesi protagoniste di questa iniziativa, è indubbio che l’Italia abbia molto da offrire, molto su cui possa investire il nostro paese. Un patrimonio di cui dobbiamo nutrirci con interesse e da cui le nuove generazioni, così come per Chiara e Margherita, possono trarre speranza per il futuro.

Barbara Polidori

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