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Comizio d’amore, Marcello Veneziani a Vigna Clara

Marcello Veneziani
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Pensieri, parole, immagini e musica alla ricerca della patri smarrita. Un racconto ironico e passionale, storico e metafisico “sull’Italia presente e assente”. Tutto questo è Comizio d’amore, lo spettacolo teatrale di Marcello Veneziani che si terrà giovedì 3 marzo alle 21 all’Auditorium Due Pini di via Zandonai, piazza Giochi Delfici, a Vigna Clara.

Un monologo teatrale, un racconto italiano con innesti musicali, passi recitati, immagini e riprese cine-televisive incentrato sul risveglio d’Italia dal torpore depresso dei nostri giorni.
Una manifestazione di tipo culturale e civile, non partitica, incentrata sulla voglia di essere, diventare, tornare a essere italiani. E’ una serata anche per testare il tasso d’italianità ancora presente nel Paese.

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Marcello Veneziani, 61 anni, noto giornalista e saggista si autodefinisce “meridionale, filosofo, di destra, benché mancino”. Quattro “handicap – come lui stesso dice – in una stessa persona. A destra non gli perdonano di essere intellettuale, e tra gli intellettuali non gli perdonano d’essere di destra”.
Considerato per anni “l’intellettuale di destra” di maggior rilievo, seppure di confine, dialogante con molti intellettuali, editori ed esponenti di sponda avversa, si è con gli anni sempre più allontanato da tematiche politiche e civili, che pure coltiva nella sua attività di editorialista e polemista, privilegiando un itinerario di scrittura sempre più legato alla sfera esistenziale, letteraria e filosofica.

Così scrive, presentando il suo spettacolo teatrale: “Voglio bene all’Italia anche se mi fa male vederla così. Voglio bene all’Italia anche se è davvero malata, ma questo è un motivo per amarla di più. La vedo tutt’altro che eterna e possente, la vedo fragile e assente, molto invecchiata; la vedo stanca e spaventata, la maledico, ma è una ragione di più per darle il mio fiato.

Perché l’Italia non è solo una Repubblica. L’Italia è mia madre. L’Italia è mio padre. L’Italia è il racconto in cui sono nato. L’Italia è la lingua che parlo, il paesaggio che mi nutre, dove sono i miei morti. L’Italia sono le sue piazze, le sue chiese, le sue opere d’arte, chi la onorò. L’Italia è la sua storia, figlia di due civiltà, romana e cristiana. L’Italia è il mio popolo e non riesco a fare eccezioni, quelli del Nord, quelli del Sud, quelli di destra o di sinistra, i cattolici o i laici.

Ho preferenze anch’io, ma non riesco a escludere per partito preso. Non escludo chi parte e nemmeno chi arriva. L’Italia è il ragazzo che va all’estero, l’Italia è l’immigrato che si sente italiano. Ho gerarchie d’amore; amo prima e di più chi mi è più caro e più vicino, come è naturale. Vorrei che l’Italia fossero pure i figli dei miei figli. Vorrei poi che l’Italia premiasse i migliori e punisse i peggiori, ma voglio che resti Italia. Con l’Europa o senza.

Repubblica vuol dire che l’Italia è di tutti e lo spirito pubblico prevale sull’interesse privato. Ma dire Repubblica è troppo poco, c’è una parola più adatta: Patria. L’Italia è la mia casa, è il ritorno, è l’infanzia, il cielo e la terra che mi coprirà.”

L’evento è organizzato dall’associazione culturale M.Arte con sede in via Cassia 492.

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