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Affittopoli nel XV, da Corso Francia a Cesano ecco la mappa

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La lista degli immobili del Comune di Roma dati in locazione, numerosi dei quali a canoni di comodo, rivela che anche nel XV Municipio esiste una potenziale “Affittopoli”. Sono sedici i casi che abbiamo contato: da Corso Francia alla Camilluccia, da Tor di Quinto a Prima Porta e poi su, fino a Cesano.

Il nuovo scandalo “Affittopoli” sulle abitazioni del Comune date in affitto a canoni stracciati potrebbe estendersi a tutta la Capitale e non solo al I Municipio. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni del commissario Francesco Paolo Tronca che, intervistato sull’argomento, ha assicurato che si cercherà di fare chiarezza su tutto il patrimonio immobiliare del Campidoglio.

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Inoltre, da quanto si è appreso nelle ultime ore, Tronca ha già trasmesso la prima parte di carte alla procura della Repubblica e alla Corte dei Conti.

Il commissario ha promesso una verifica in tempi brevissimi, al ritmo di 30 controlli al giorno.

“Sarà un lavoro difficile e lungo – ha affermato – Io e il mio staff fin da quando siamo arrivati siamo rimasti stupiti dal fatto che non ci fosse un censimento completo. Questa francamente per un’amministrazione è un’anomalia e qualche dubbio te lo fa anche nascere. Una prima mappatura dedicata al I Municipio ci ha portato a individuare 574 immobili che non rientrano nei parametri di una locazione normale. Ora si tratterà di tarare il sistema e continuare il censimento in modo molto più mirato, puntuale e dettagliato”. E “verrà fatta un’analisi su tutti e quindici municipi. Dove rileverò situazioni di anomalia – ha concluso – sarà la magistratura, sia ordinaria che contabile, a valutare la sussistenza caso per caso”.

Dalla lista degli immobili elaborata dall’ex-gestore del patrimonio comunale e pubblicata sul sito di Roma Capitale si evince che – dati 2015 – di spazi locati ce ne sono anche nel XV Municipio. Sedici per l’esattezza, ma l’elenco potrebbe non essere ancora completo.

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Andiamo a vederli, fatto salvo il principio per cui è giusto perseguire solo gli abusi e non chi ha pieno diritto ad usufruire di un canone agevolato. Perché con meno di mille euro di pensione al mese e un familiare a carico, un centinaio di euro di affitto per 70 metri quadri, e magari pure messi male, potrebbe anche non essere una cifra così scandalosa.

Corso Francia

Qui, all’incirca a metà di via di Corso Francia, c’è un intero stabile che fino a pochi anni fa era interamente di proprietà del Comune; poi gli appartamenti sono stati messi in vendita e, su dodici inquilini, sette hanno acquistato e cinque sono rimasti in affitto.

I canoni annui sono 410 euro per uno dei due appartamenti al seminterrato e 523 per l’altro; 886 per un appartamento al primo piano e, infine, 722 e 813 per i due al secondo piano.
Insomma, l’affitto mensile va da un minimo di 34 euro ad un massimo di 73.

“Vivo qui da quando sono nata – ci racconta una signora che abita al terzo piano – prima in affitto poi, dal 2006, come proprietaria.”
In che condizioni versa lo stabile ? “Penso che già da fuori si veda quanto è fatiscente. Anche all’interno ci sono ancora lavori da fare, come le scale ad esempio”.
Ma c’è stata manutenzione da parte del Comune in tutti questi anni ? “Scherza? Le posso assicurare che il Comune qui non si è mai visto, in quarant’anni solo ad un paio di riunioni condominiali erano presenti degli incaricati, poi più nulla”.

Bel modo di curare il patrimonio. “Sì, anche se non è una questione di giunte, destra e sinistra in questo caso per me sono uguali. Una decina di anni fa sono stati stanziati 500mila euro per il rifacimento delle facciate. Le hanno rifatte sì, ma solo due e per giunta malissimo. Hanno mandato le ragazze dei Beni Culturali a rifarle. 500mila euro per due facciate, e il resto che fine ha fatto?”

“Molti lavori condominiali li abbiamo fatti noi una volta diventati proprietari, e in qualche caso ne hanno beneficiato anche gli affittuari. E nonostante tutto ancora adesso abbiamo le infiltrazioni. Poi, essendo più di quattro proprietari, per legge abbiamo dovuto mettere l’amministratore, ma in questi anni gli hanno fatto venire i capelli dritti, e lo capisco, perché ogni volta che c’è da riprendere i soldi dal Comune deve penare”.

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Gli affittuari invece sono perlopiù pensionati, come Giovanna, 65 anni, da 40 residente in un appartamento nel seminterrato.

“Sì, abito in una casa del Comune, ma – e lo scriva – sto tre metri sotto terra e quando piove mi si allaga tutto. Ogni volta è la stessa cosa. Quando lo hanno messo in vendita mi avevano proposto 90mila euro ma io che non lo potevo acquistare ho fatto domanda per andare ad abitare, sempre in affitto, ad un piano più alto. Mi è detto di no”.

Vive da sola ? “C’è mio figlio con me, disoccupato. Ogni tanto lavora, ma sono più le volte che sta a casa. Io sono pensionata e mio marito è morto dieci anni fa”.
Quanto paga di affitto al mese? “Questo non glielo dico. Le dico solo che pago il giusto, né tanto né poco” conclude la nostra interlocutrice dimenticando, o non sapendo, che i canoni di affitto sono stati resi pubblici.

Sempre su Corso Francia, poco più avanti sulla destra, in direzione centro, c’è un altro stabile con tre abitazioni di proprietà del Comune. Anche questo è datato, ma l’apparenza è dignitosa.

Qui, per la prima il canone annuo è di 876 euro, per la seconda 678 e per la terza 771.
Non se ne conoscono le ampiezze, ma anche in questo caso parliamo di qualche decina d’euro di affitto al mese.

Via della Camilluccia

Strada di ambasciate e di residenze di lusso nascoste da ampi giardini. Qui, all’incirca a metà, sulla sinistra e affacciate sull’ampia vallata verde sottostante, di case del Comune ce ne sono due.

Per la prima il canone annuo è veramente esiguo, 293 euro, mentre per la seconda 1.688. I due coniugi che la abitano però assicurano che “anche se la zona è normalmente associata al lusso, la nostra casa all’interno è una catapecchia”.

Da quando il Comune gliela affidò, vent’anni fa, i due non hanno mai goduto “né di una ristrutturazione né di un sopralluogo per vedere in che stato l’immobile si trovava. Se l’Amministrazione ne avesse avuto più cura, questa casa oggi varrebbe molto di più e potrebbe trovare facilmente un acquirente” hanno dichiarato i due recentemente.

Tor di Quinto

In via Federico Caprilli – percorrendo viale Tor di Quinto in direzione GRA, un centinaio di metri sulla sinistra dopo la Caserma Salvo d’Acquisto – sono censite altre due abitazioni di proprietà del Comune. Sono immerse nel verde e a pochi metri di distanza dalla sede del XV Gruppo della Polizia Locale di Roma.

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La prima “è una costruzione tipo casa cantoniera, ma non so chi ci abita” ci dice il titolare di una casa vacanze al civico precedente.
Fatto sta che qui – sempre secondo i dati della tabella pubblicata dal Comune – si pagano 1.596 all’anno mentre per la seconda, posta al piano terra poco più avanti, il canone è meno della metà, 671 euro per dodici mesi.

Prima Porta

Nell’ampio territorio di Prima Porta, in via della Giustiniana, altri due casi. Il primo è un grazioso casolare che un tempo era una casa cantoniera dell’agro romano, come riporta l’insegna sulla facciata frontale. Oggi è un’abitazione, 644 euro all’anno il canone.

Poco prima, circa duecento numeri civici in meno, altra casetta monofamiliare con giardino molto curato. 3.315 euro è il canone annuo.

Sul cancello c’è una targa con il nome della famiglia che ci abita, ma in casa non risponde nessuno. Poco meno di un chilometro più avanti c’è una gioielleria il cui gestore ha lo stesso nome e cognome della targa. Proviamo allora a vedere se è lui il padrone di casa.
“Forse sì, forse no. Non posso aiutarla, mi dispiace” ci risponde seccato.

Santa Cornelia

Occorre spingersi ancora più su per trovare un nuovo caso in questo spicchio del XV. Occorre arrivare in via di Santa Cornelia dove in un villino molto curato sul cui cancello spicca un cartello “attenzione area video sorvegliata” oltre al solito “attenti al cane” c’è un’abitazione al piano terra per la quale il Comune percepisce 2.533 euro l’anno.

Cassia

Ci spostiamo sulla Cassia e qui nasce un mistero.
L’elenco pubblicato sul sito del Comune dice testualmente “Locale in via Cassia Vecchia 734“, canone annuo 5.931 euro. Peccato che via Cassia Vecchia non esista, una rapida ricerca sul sistema informativo della Toponomastica Capitolina ce ne dà conferma.

E neanche a dire che possa trattarsi di quel tratto di Cassia comunemente chiamato “Cassia Antica” che da Vigna Clara conduce al bivio con via Cassia Nuova, perchè anche l’Antica nella toponomastica non c’è, e in ogni caso lì il 734 non esiste.

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Che possa trattarsi di via Cassia tout court? Ma al 734 c’è una scuola pubblica.
Delle due l’una: o chi ha redatto l’elenco non conosceva bene la zona e ha preso uno svarione o l’istituto scolastico è veramente l’inquilino che paga meno di 500 euro al mese per una bella location.

Cesano

Proseguendo lungo Cassia si arriva a Cesano. Qui, in via della Fontana Secca c’è un’altra abitazione comunale, una costruzione situata su un livello leggermente superiore alla strada, con entrata indipendente e parcheggio interno chiuso da un cancello di ferro. Ad un primo sguardo non sembra il massimo del lusso. In ogni caso il canone è di 1788 euro l’anno.

Fino a pochi mesi era la sede dell’Associazione Sentinelle Civiche Municipali, ma adesso l’ex-presidente, il signor Tullio, ci vive come normale locatario.

“La sede legale dell’associazione era qui perché ero io a presiederla, ma adesso il presidente è cambiato ed è stata spostata da un’altra parte. La casa però non c’entra niente con l’associazione, mi fu assegnata 42 anni fa in quanto ero un dipendente Acea e qui vicino c’era un serbatoio presso il quale prestavo servizio. Poi dopo che Acea è stata privatizzata e il servizio non era più richiesto, sono rimasto qui come affittuario. Ho 74 anni e vivo da solo”.

Quanto paga al mese? “Pago 140 e rotti euro al mese di affitto, che ho sempre versato regolarmente. Lo scriva, mi raccomando, perché non vorrei che si mettessero in giro delle falsità. Se vuole le fornisco anche i documenti e il numero di protocollo della mia pratica in Comune. Pensi che quest’anno mi hanno anche proposto il rinnovo del contratto, fossi stato moroso non me l’avrebbero certo chiesto, non crede?”

Che meraviglia

Senza dubitare affatto di quanto ci dice il signor Tullio, prendiamo atto che nonostante quanto si è letto e si è scritto in questi giorni sull’immobilismo della macchina amministrativa capitolina in merito alla gestione immobiliare degli ultimi decenni, qui pare invece che il Comune si sia mosso preoccupandosi di proporre il rinnovo del contratto ad un settantaquattrenne pensionato. Cesano, che meraviglia: è il primo caso che emerge di così tanta capitolina solerzia.

Valerio Di Marco

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9 COMMENTI

  1. Premessa: grazie a VCB per il servizio e per l’informazione. Detto questo non posso fare a meno di domandarmi se davvero questa storia delle case del comune di Roma (e limitiamoci a queste…) date per canoni irrisori ed abbandonate al loro destino, senza che la pubblica amministrazione (cioè chi amministra i soldi di noi contribuenti, non dimentichiamolo) si preoccupasse di nulla, neanche di riscuotere quelle briciole di canone sia una sorpresa di questi giorni… davvero nessuno sapeva? Davvero nessuno aveva mai visto? Il ruolo dell’informazione nel processo democratico è fondamentale… spero che, almeno in questo caso, gli organi di stampa (VCB incluso) non mollino la presa sino alla conclusione della vicenda, sino a quando i responsabili non saranno individuati ed il danno alla comunità non sia stato compensato.

  2. è un’occasione anche per ricordarci tutti che la sede del Municipio è in affitto quando lo stabile in cui si trova era di proprietà del Comune, che l’ha venduta per poi pagarne l’affitto…. se vi sembra normale….

  3. Ed allora ricordiamo anche che il Comune aveva fatto un accordo di programma per la costruzione della sede municipale (Veltroni), accordo che poi la stessa amministrazione (Alemanno) ha disatteso facendo pagare un risarcimento al costruttore e preferendo affittare l’immobile di proprietà dello stesso costruttore (come detto) che avrebbe dovuto realizzare la sede e dando alla stesso costruttore la manutenzione dello Stabile, come VCB ha detto ampiamente nei sui servizi.

    Vien da dire, SorChisciotte, il pesce puzza dalla testa.

    Riguardo agli immobili comunali credo che Report (Rai 3) si fosse già interessata anni fa della vicenda interpellando gli interessati ed anche l’anno scorso i consiglieri comunali M5S che avevano denunciato la cosa, caduta nel dimenticatorio fino ad ora.

    Esprimo solo opinioni personali.

  4. ho cercato di farla breve con il succo della vicenda, (che in finale cioè paghiamo qualcosa che era già nostro) ma è proprio così come sopra….

  5. Ma poi alla faccia dei ben pensanti, ma chi lo ha detto che lo stato debba pagare casa per 60 anni a qualcuno. Va bene le persone disagiate, ma dovrebbe essere un’assistenza temporanea, non una cosa che si tramanda da padre in figlio tanto abbiamo casa pagata dallo stato per sempre !!!!

  6. Mentre apprendiamo che molti immobili del comune nel XV Municipio risulterebbero occupati in maniera più o meno abusiva o affittate a prezzi irrisori , tante associazioni che spesso ( ma non sempre) si adoperano per il territorio non riescono ad avere una struttura comunale per poter svolgere la loro attività. Basti pensare alle tante associazioni di volontariato di Protezione Civile che non riescono ad avere una sede del comune, ma sono sempre in prima linea quando vi sono emergenze tipo l’ultima alluvione, manifestazioni sul territorio che richiedono la loro presenza in supporto alla Polizia Locale per la viabilità etc etc. A questo punto il comune farebbe meglio a rinunciare a canoni ridicoli per le casse dell’amministrazione e assegnare a questo tipo di associazioni gli immobili.

  7. Mi complimento con VCB per il bellissimo servizio, molto preciso e imparziale.Sono d’accordo su tutto e, soprattutto, con Ghino. Ho seguito per molto tempo una Associazione di Volontariato costituita da parenti di persone con disagi psichici (non c’è niente di peggio), che cercava di ottenere dal Comune una struttura per creare una Casa Famiglia per l’assistenza ai propri cari. Malgrado la delicatezza del problema, l’assoluta trasparenza dell’azione dell’Associazione, l’urgenza del caso e le ipocrite assicurazioni del politico di turno (che era proprio l’Assessore al Patrimonio Capitolino in quel periodo), l’Associazione è rimasta a bocca asciutta e i loro familiari stanno ancora a casa o nelle strutture pubbliche, con tutte le conseguenze dei vari e tristissimi casi.
    Mi meraviglio, comunque, ch il Prefetto commissario Tronca sia sia stupito dell’esistenza di questo problema; ma se sono ormai decenni e decenni che la questione viene periodicamente tirata fuori e tutti si stracciano le vesti, si cospargono il capo di cenere e gridano allo scandalo! Mah! Certe volte mi domando se sono io ad essere ingenua o se chi di dovere, compresi mezzi di comunicazione, vuole prendere in giro i romani. Mi auguro, comunque, che non si finisca per fare di tutta l’erba un fascio e che si proceda celermente ma con oculatezza, esaminando caso per caso.

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