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Ponte Duca d’Aosta, una latrina a cielo aperto

Galvanica Bruni

aosta240.jpgDuecentoventidue metri di lunghezza, trenta di larghezza, una arcata di cento metri, 35mila metri cubi di calcestruzzi, 10mila metri quadrati di travertino: questi i dati di uno dei più bei ponti di Roma trasformato oggi in un vero e proprio vespasiano. Ponte Duca d’Aosta di affronti nel tempo ne ha subiti molti ma lo scempio a cui è sottoposto da alcuni anni ha dell’indecente.

Il bel ponte in marmo bianco di Tivoli è oggi ridotto ad una vera e propria latrina grazie alla totale inerzia dell’amministrazione capitolina che con il generoso e fattivo contributo di rom e senza tetto lo ha trasformato in un vespasiano.

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Non solo il ponte deve subire ogni settimana le maniacali attenzioni di tifosi con l’estro della pittura murale e la prepotenza degli automobilisti che si recano allo stadio ma da tempo è costretto anche a soddisfare i bisogni corporali di una brigata di senza tetto che lo ha trasformato in una latrina a cielo aperto.

E’ cosa nota che i ponti di Roma diano asilo a piccoli gruppi di nomadi che vi sostano per brevi periodi prima di scovare una migliore sistemazione; le arcate di Ponte Duca d’Aosta da anni invece danno riparo e soddisfazione a tutti coloro che hanno necessità di liberare la vescica e l’intestino. Con buona pace del Campidoglio che pur avendo l’obbligo della manutenzione e pulizia delle sponde (oltre alla rimozione dei rifiuti in acqua) si guarda bene dall’intervenire.

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Mentre l’ex-Provincia di Roma e i 14 o 15 enti che hanno giurisdizione sul Tevere si rimpallano le responsabilità sul degrado del fiume, dal Comune, come “mizaru” (una delle tre scimmiette), fanno finta di non vedere.

Il puzzo che viene dalle grandi e trionfali scale che portavano al greto è insopportabile; tra erbacce cresciute a dismisura e cumuli di rifiuti i senza tetto di mezza Roma vi vanno a defecare. Stessa cosa il gruppo di romeni che bivacca sotto una delle arcate più piccole.

Lo spettacolo oltre ad essere indecente è anche impressionante: siamo nella Capitale d’Italia, nella città più bella del pianeta, a pochi passi da un’opera monumentale che il mondo ci invidia e il degrado più assoluto è sotto gli occhi di tutti compresi coloro che dovrebbero intervenire.

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E’ da anni che VignaClaraBlog.it denuncia il degrado del Tevere, delle sponde e dei ponti, ma mai come ora si era raggiunto un simile livello di sporcizia: una cosa indegna per una qualsiasi città figuriamoci poi per quella che si appresta a ricevere 25 milioni di pellegrini per il Giubileo Straordinario.

Nell’osservare le condizioni in cui si trovano le sponde, da Ponte Duca d’Aosta a Ponte Milvio, non si può fare a meno di pensare ai trionfali annunci del Sindaco Marino e dell’Assessore all’Ambiente che pochi mesi fa sproloquiavano sul “Parco del Tevere”: altro che Parco del Tevere, oggi i romani sono costretti a fare i conti con un vero e proprio “Parco delle Feci”.

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Meno male che una mano pietosa a questi amministratori gliela dà Madre Natura che ogni anno con “bombe d’acqua” e estemporanee alluvioni dà una ripulitina al greto. Ma non è certo questo il modo di mantenere pulita la città….o forse sì?

Francesco Gargaglia

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

 

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1 commento

  1. Una delle tante repsonsabilita’ del sindaco, intervenuto proprio ieri a ottoemezzo dove appunto ha ribadito le sue responsabilita’..infatti dopo 2 anni nulla si muove.

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