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Soriano nel Cimino da mane a sera

SORIANO CIMINO
Galvanica Bruni

Anche quest’anno eravate partiti con le migliori intenzioni ma a metà luglio ancora non avete trovato il tempo per la prima tintarella? Il consiglio a questo punto è di lasciar perdere e darvi alla montagna, perchè nel Lazio in questo senso c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Prendete la Tuscia, ad esempio, ideale come rifugio dall’afa di questi giorni roventi. Sì ma dove ? Una delle mete più interessanti per una gita fuori porta potrebbe essere Soriano nel Cimino. Da Roma Nord ci si arriva con la Cassia, direzione Viterbo, circa 90 km per poco più di un’ora e mezza di tragitto. In alternativa, autostrada A1 con uscita sempre Viterbo. Facilissimo.

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Soriano è il comune più grande tra quelli che sorgono sui Monti Cimini ed è anche uno dei più popolosi del viterbese.

La prima testimonianza storica che lo riguarda è uno scritto di Tito Livio risalente alla Repubblica romana – 443 a.C. – quando la città fu invasa dalle truppe guidate da Quinto Fabio Massimo Rulliano nella guerra contro gli Etruschi.

Qui oggi dei romani non c’è più traccia, quelli antichi almeno. Poi ci sono quelli moderni, cioè noi, che alle case da saccheggiare preferiamo i ristoranti da riempire e alle anfore da trafugare preferiamo i luoghi storici da visitare. Qui ogni pietra ci parla del passato e ogni angolo profuma di storia.

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Una storia che dopo la dominazione romana ha visto Soriano passare di padrone in padrone, dai barbari ai monaci benedettini alle signorie delle famiglie Orsini, Borgia, Della Rovere, Chigi e Albani, per poi diventare parte dello Stato pontificio fino al 1870.

E proprio nella storia recente Soriano ha avuto in diverse occasioni un ruolo di primo piano. Sia nel bene che nel male. Molti sorianesi, ad esempio, parteciparono nel 1867 alla battaglia di Bagnoregio che vide opposti garibaldini e pontifici. Così come il 5 giugno 1944 – day after della liberazione di Roma – fu bombardata dagli alleati che ne distrussero il centro storico per stanare le truppe naziste appena fuggite dalla Capitale.

Oggi il paese non è certo la Las Vegas del Lazio, ma in alcuni momenti dell’anno si accende. Ad ottobre vi si tiene la Sagra delle Castagne, che detta così non si direbbe una “botta di vita” ma in realtà è una delle feste storico-rievocative più belle del centro Italia. Anche perchè dura tre settimane e in questo lasso di tempo il paese si trasforma in un tripudio di strade in festa e case addobbate.

Tra gli eventi previsti, anche il tradizionale Palio in cui si sfidano le quattro contrade della città. L’iniziativa-contenitore, giunta all’edizione numero 48 ma dalle origini molto più antiche, è curata dall’omonimo ente che nel 2013 ha ricevuto una medaglia dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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Le strade del centro storico sono quasi tutte in salita. Servono gambe, curiosità e tanta buona volontà per visitarlo in pieno giorno a luglio. Ma è sempre meglio dell’aria malsana che si respira in città, e i nostri polmoni ingrigiti dallo smog non potranno che ringraziare.

L’edificio più importante è la Cattedrale intitolata a San Nicola di Bari, il patrono del paese che viene festeggiato il 6 dicembre.

E poi c’è Castello Orsini, il “francobollo” di Soriano in quanto suo edificio più rappresentativo. Gli abitanti del posto lo chiamano “La Rocca” e hai voglia a capirli quando chiedi informazioni e insisti col dire che stai cercando un’altra cosa. La Rocca fu iniziata a costruire nel 1200 e ha avuto tra i suoi estimatori anche Luigi Pirandello, che vi soggiornò in molte occasioni.

E chissà se pure lui ha incontrato le “presenze misteriose” di cui tanto si parla. Secondo la leggenda, infatti, il castello sarebbe abitato dal fantasma di un tale Marcello. Chi sia non è dato saperlo ma è certo che si tratti di qualcuno con un bel po’ di anni sul groppone. Insomma, un giro fatevelo ma tenetevi sempre aperte le porte alle spalle…

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Spaventati ? Ma no, è solo tradizione popolare. Però lo spavento stimola l’appetito, e guarda caso si è fatta ora di pranzo. Qui la buona cucina è rinomata e nei dintorni c’è solo da scegliere tra i vari ristoranti dove gustare un bel pranzo unto e bisunto. Perché va bene l’estate, va bene la linea, ma ogni tanto una “botta” al metabolismo bisogna pur darla.

Dopo mangiato, altro giro altra corsa. Ed è la volta della Chiesa di Sant’Eutizio di Ferento, l’evangelizzatore della città che nel III Sec. d.C. si spese così tanto per convertire la popolazione locale al credo cristiano. L’edificio sorge proprio nel mezzo del centro storico ed è stato ultimato nel 1716.

Ma una visita la meritano anche la Fonte di Papacqua – alimentata dalla vicina sorgente, decorata con splendide raffigurazioni e ideale per una sosta rigenerante visto il fresco che emana – la piccola chiesa romanica di S.Giorgio, la Chiesa della S.S.Trinità, quella della Misericordia – la più antica di Soriano – e quella di S.Antonio da Padova.

E infine Porta Romana, l’accesso al paese dal lato sud e unica superstite delle tre porte che nel XVIII Secolo collegavano l’abitato di Soriano alle principali vie di comunicazione. Una delle quali ci riporterà mestamente a casa al termine di una giornata faticosa ma che ricorderemo.

Valerio Di Marco

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